Premio Speciale Nastri D'Argento
MUSIC

INTERVISTA al rapper calabrese: “Aspettatevi sound blues e la botta del boombap che ci piace!”

Kento rivendica il meridione con l’hip-hop

Scritto il 18/02/15 da Marco Giani

Prendete un rapper con testi con contenuti sociali di spessore, aggiungete un flow tagliente come una lama, un gruppo che suona un tappeto musicale blues dal vivo e il rispetto della scena hiphop dato da anni di progetti musicali, rime e live. Quello che ottenete è Kento and The Voodoo Brothers.

Il suddetto rapper ci presenta il disco (che come dice lui stesso “pesa una tonnellata”) Radici.

Il sottoscritto lo ha intervistato per sapere qualcosa di più della sua terra, le sue radici appunto e il suo disco. Le parole del mc calabrese sono sincere e interessanti. Signori, from Reggio Calabria: Kento.

kento - foto di federico chiesa 5

I tuoi progetti musicali sono divisi tra la Calabria (penso a Kalafro Sound Power) e Roma. Dove vivi attualmente? Quale senti come la “tua” città?

Vivo in pianta stabile a Roma, ma torno a Reggio ogni volta che posso e sicuramente Reggio rimarrà per sempre la mia città, perché è il posto dove sono nato e cresciuto e dove ho cominciato ad interessarmi alla musica.

Nel tuo ultimo disco, Radici, c’è un pezzo dedicato a Reggio Calabria: RC Confidential. La descrivi con toni scuri, con nostalgia e come una città bellissima ma al tempo stesso pericolosa, fatta di delinquenza. Però ti ci identifichi “perché in fondo è ciò che sono il mio suono è Reggio Calabria”. Puoi spiegare questo binomio?

Reggio è una città di chiaroscuri molto forti, non ci sono tinte sfumate. Ci trovi il bellissimo ed il bruttissimo, con poche vie di mezzo. Io sono il primo a denunciare quanto di male non va, specialmente la criminalità che va a letto con la politica e l’economia, ma anche a evidenziare ed essere fiero di tutto quello che abbiamo di bello, a partire dalla voglia di riscatto della nostra gente.

Come la descriveresti Reggio a chi non l’ha mai vista?

Una città ricca di cultura, di storia e di arte, con un bellissimo centro storico e delle periferie degradate. Il capoluogo di una provincia che ha alcune delle spiagge e delle montagne più belle d’Italia e un patrimonio archeologico meraviglioso. Una terra di confine, una periferia d’Italia… anzi: una delle terre che dimostrano come l’Unità d’Italia in fondo non ci sia mai stata. Una città oppressa ma con una forte voglia di riscatto che parte soprattutto dai giovani.

Questo è un momento in cui il rap ha una forte cassa di risonanza mediatica. I ragazzini (anche fuori dell’ambito hiphop) ascoltano rap, le radio passano almeno un pezzo rap, i rapper sono chiamati come giudici nei talent. Tu stesso scrivi su un giornale (Il Fatto Quotidiano).  Cosa ne pensi di questa “importanza” mediatica che ha adesso il rap?

I media mainstream non ci danno questo spazio perché sono realmente interessati alla cultura hiphop o nostri “amici” e sostenitori, ma perché sono costretti dal fatto che questa musica è diventata il principale centro di interesse dei ragazzi, ed uno dei pochi generi a smuovere ancora il mercato. Una volta che abbiamo questa consapevolezza, ben vengano gli spazi in tv e sui giornali, le date (che oggettivamente si moltiplicano anche per me che sono uno “non allineato”), i brand che ti regalano i vestiti e così via. L’importante è sapere che gli spazi che ti appartengono davvero non sono quelli che il sistema ti concede finché gli porti business, ma quelli – ben più importanti – che ti sei conquistato tu con la lotta e con il lavoro quotidiano.

kento - foto di federico chiesa 4

Nel disco ci sono associazioni musicali e culturali tra il suono ruvido di una certa parte degli USA (blues, Alabama, New Orleans) e gli argomenti del nostro Belpaese. Sono mondi confinanti? Li senti tuoi entrambi?

Non voglio lanciarmi in similitudini difficili. Sicuramente trovo una vicinanza di cuore tra due terre calde per il clima, per la passione, per la lotta e le difficoltà come sono il Sud degli Stati Uniti e il nostro Meridione. Il blues è un mondo che conosco da poco e che mi incanta come sound ma anche come contenuti e tecniche di scrittura. Su quanto possa invece sentire mia questa Italia, la risposta – sebbene scontata – è: “molto poco”. Sento sicuramente mia la terra da cui vengo: la Calabria, Reggio, e la bella Isola dall’altro lato dello Stretto saranno sempre casa mia. Rivendico il meridionalismo di Gramsci e di chi vuole abbattere i confini piuttosto che costruirne di nuovi, che sarebbero ancora più ottusi e sporchi di sangue dei precedenti.

Radici è un buon connubio tra spessore e argomenti dei testi e basi, livello stilistico di flow e rime. Un’unione rara in Italia. Trovi altri artisti che senti affini sotto questo punto di vista?

Vengo da una cultura musicale in cui l’equilibro tra sound e rap è fondamentale, non a caso i Gang Starr sono uno dei miei gruppi preferiti di ogni tempo. Per quanto riguarda l’Italia, ci sono moltissimi ottimi artisti che lavorano bene sia sulla musica che sui testi. Noi però onestamente abbiamo provato a fare qualcosa di completamente diverso da tutto quello che c’era in giro. Non per questo siamo dei geni o degli innovatori particolari, perché il rap con i musicisti è una vita che viene fatto. Ma il fatto che Radici sia un lavoro unico lo rivendico fino in fondo, questo sì.

Nei tuoi testi c’è molta poesia e tanto orgoglio di quel che sei e di dove provieni. E non solo geograficamente anche culturalmente. In un testo dici: “io ho i libri dei filosofi e il volume dei microfoni”. Non è molto negli stereotipi della metafora del rapper medio citare i libri di filosofia, no?

Non sono molto ferrato sul rapper medio ma secondo me se pensi di essere un mc e non hai mai ascoltato My Philosophy dei BDP dovresti posare il microfono e andare a studiare. È un pezzo di 27 anni fa, quindi anche qui non sto dicendo nulla di particolarmente nuovo… Solo che oggi abbiamo il coraggio di dire tante stupidaggini nei testi, e dovremmo anche avere il coraggio di dire qualcosa di più serio (insieme alle stupidaggini eh, non dico di abolirle del tutto). Poi chiaramente nella frase che citi c’è anche il riferimento alla storia della Magna Grecia e della sua filosofia classica ma penso che sia un discorso che può valere un po’ per tutti.

Cosa ascolti ultimamente?

Mah, penso quello che ascoltano un po’ tutti; purtroppo mi è mancato un po’ il tempo per un diggin musicale approfondito negli ultimi mesi… Comunque PRhyme, D’Angelo, Run the Jewels 2. Ah, e vi consiglio gli Scarecrow, un progetto rap/blues francese veramente ottimo.

kento - foto di federico chiesa 2

Per chi non ti ha mai visto, cosa si deve aspettare da un tuo live?

Un gruppo di musicisti davvero forti, il sound blues più autentico ma anche la botta del boombap che ci piace. Io che ovviamente darò il meglio di me sul palco, come provo a fare ogni volta.

Credits Top Photo: Filippo Leonardi

Marco Giani Autore

Marco Giani
Nato nell'anno del primo Guerre Stellari. Laureato in Media e Giornalismo con una tesi su Obey Giant. Arte, fotografia, musica. Recito nei match d'improvvisazione teatrale nella lega amatori di Prato. Corrompibile.