Esce L.U.N.A. in stretta collaborazione con Roc Beats e l’artista descrive il suo cielo
Frank Siciliano L’uomo allo Specchio della Notte
“Notte Vieni
Fammi sognare ancora, Notte, Mia Regina”
Nell’irregolarità della sua presenza nella scena hip hop, Frank Siciliano non è mai stato dimenticato, ma ha acquisito un ruolo nuovo: l’unico artista che non avrebbe probabilmente mai prodotto alcun disco.
Al contrario di altri però, l’assiduità non è stata una necessità: alla fine non è mai stato dimenticato; nessuno se nominato, avrebbe stentato a ricordare chi fosse.
Frank Siciliano, associato a Notte Blu, non si è fossilizzato a quella produzione presente in 60 HZ di Shocca. Ha proseguito il suo percorso, magari non visto, fino a che saltuariamente, decideva di ricordare che c’era: sempre uguale, sempre diverso.
Mantenendo una linea stilistica, che lo rendeva riconoscibile in ogni sua apparizione vocale, preservando i canoni che permettevano di differenziarsi in qualsiasi sua partecipazione.
Era l’uomo con l’anello di Unlimited Struggle al dito.
L’uomo che rappava l’amore cantando e facendo collidere le due cose senza creare sbigottimento, perché lui ha iniziato così e ha conservato quella particolarità impreziosendola solo di innovazioni, ma rimanendo riconoscibile e inimitabile in un panorama di stereotipi.
«Sono molto contenta che sia uscito il tuo disco. Non credo ci fosse ancora qualcuno che ci sperasse più.»
«Eh sì, ma in alcune occasioni nemmeno io probabilmente.»
«Nell’immaginario comune eri diventato l’icona dell’artista che non avrebbe mai fatto uscire un disco solista. Adesso credi che il tuo personaggio si omologherà agli altri artisti della scena che fanno uscire dischi?»
«Non credo di avere la pazienza per far uscire una cosa all’anno e non ne ho bisogno. Non significa che non ho bisogno di fare musica o sono meno affamato, ma la necessità è quella di accontentare me per primo; poi può essere che il prossimo anno faccia uscire due dischi. La mia priorità non è accontentare gli altri, però spero che il mio disco sia piaciuto.»
«Riesci a creare un’atmosfera onirica in L.U.N.A., che amalgama gli elementi notturni alla consapevolezza della realtà che dissipa le illusioni. L’unico pezzo che spicca nell’omogeneità delle tracce è Buongiorno. Per quale motivo?»
«Probabilmente non l’ho fatto coscientemente. È un pezzo che mi piaceva. Era un così, un “benvenuti”. Ci sono delle cose che tornano nei pezzi in generale. Buongiorno parla di forse me che ho trovato una persona, ma è riferito alle persone che alle volte sono incapaci di trovare qualcuno, perché a volte non ci credono più, perché a volte sono rimaste così deluse che non hanno più voglia di farlo, quindi esorto -così come in 24 Ore Non Bastano o Oh Boy– le persone a volersi bene.»
«Unlimited Struggle si differenzia nel panorama rap per la sua inclinazione sentimentale ed intimista. È una linea che è stata studiata o si è sviluppata in modo autonomo dai diversi artisti?»
«No, è venuta da sé. È il motivo anche per il quale ci siamo trovati e messi assieme: avevamo un pensiero comune. Per quanto ci possano piacere altre tematiche, poi ci rompono un po’ le palle.»
«Per quale motivo hai scelto questo momento per far uscire il tuo primo album in un periodo è così saturo di produzioni?»
«È stato il momento -forse sbagliato se mi dici così-. Sarebbe stato uguale farlo uscire un anno prima o dopo, perché il mio è un prodotto che non è uguale a qualcos’altro in questo momento. È stato il periodo giusto per me per abbandonare altre cose che seguivo e concentrarmi su questo, ma è stato casuale, non è stato scelto: è andata così.»
«La maggior parte delle produzioni sono affidate a Roc Beats.
Come avete consolidato il vostro rapporto?»
«Potrei dirti così, un po’ da adolescente: siamo migliori amici, ci conosciamo da una vita. Ci scorniamo come non mi scorno con nessun altro. Abbiamo condiviso tantissimo. Siamo cresciuti assieme -anche musicalmente parlando- e abbiamo fatto una marea di beat, chiacchierate sulla musica, sull’hip hop. Questo progetto è nato con lui. Non l’avrei fatto con nessun altro; mi sembrava di chiudere un cerchio. Abbiamo parlato, costruito l’album insieme e anche deciso, valutato i beat di Big Joe e Fid Mella. Certo, i testi partivano da idee mie, però lui ci ha messo moltissimo del suo e ci ha creduto tantissimo. Infatti porteremo assieme il live. Immancabile.»
«Il fatto di essere cresciuti a Treviso ha influenzato in qualche modo la vostra visione musicale, il vostro imprinting?»
«Un luogo non può non influenzarti, ma devo dire che da ragazzini abbiamo veramente viaggiato un sacco, che è anche il motivo per il quale abbiamo avuto la possibilità di farci conoscere all’epoca da Bassi, Esa o Torme -le prime persone che seguivamo come fan dell’hip hop-.»
«Fondamentalmente Treviso vi ha incentivato a girare.»
«Sì, assolutamente. Ogni cazzo di weekend eravamo a giro da qualche parte e l’abbiamo fatto per tanto tempo. Treviso fa parte delle piccole eccellenze: c’era Starch, Solow, CKC… Ci sono state delle persone che hanno anticipato, ma sapevamo che dovevamo dare un’occhiata fuori. Siamo stati sempre con la voglia di uscire dalle nostre quattro mura. »
«La notte è quella che ti ha dato l’ispirazione per questo disco. È un cielo in particolare quello che ti ha fatto da musa o è più un elemento astratto?»
«Più un elemento astratto. Penso che essere in Sicilia o essere a New York sia simile, se non per l’inquinamento della luce. È chiaro che un cielo in Sicilia -dove sta mia madre- guardare su è un’altra cosa che a Bologna, però è quella cosa che ci accomuna -benché qualcuno ce l’abbia più bello-.»
L.U.N.A. è il suo disco.
È la parte finale del fiocco che Frank Siciliano ha iniziato a legare “in quella notte senza sonno”, che ha girato tenendosi forte “perché accade quando meno te lo aspetti e mo sta a te coltivare questi affetti che respirano solo se gli si dà ossigeno”, tirandolo i nastri sui beat di “queste notti appese a un filo, sono macchie di ricordi dell’inchiostro con cui scrivo / parlami in questo silenzio, scrivimi dal mare dallo struggle che ci lega, dallo spazio che ci nega”, modellando la forma con “una manciata di facce e luoghi, di situa e nomi, di musica e loghi, nulla più” e facendo ricadere i lembi in un nodo stretto e dei lunghi cappi che creano due simmetrici ovali tenendo “stretto il passato, i luoghi dove sei stato, l’incontro casuale, l’incontro che ti ha cambiato, il posto dove sei nato”.
«Perché hai deciso di affidare la title track a Ghemon?»
«Non era premeditato. C’erano in ballo gli ultimi due pezzi che sono stati registrati -a parte gli skit che sono stati la parte finale del lavoro-: uno con Mistaman, l’altro con Ghemon. È stato casuale, però quando ho pensato a L’Ultima Notte Assieme… Cazzo, Ghemon! Mi sembrava proprio un pezzo per lui ed infatti: detto-fatto. L’abbiamo realizzato abbastanza velocemente: ho registrato io il provino di strofa e ritornello pensando anche alle parti che avrebbe potuto fare lui, così come poi sono state fatte. In seconda battuta, ho chiamato Big Joe dicendo che avevo il pezzo e che mi sarebbe piaciuto che facesse qualcosa lui: “fammi una cosa pazza!”. È una cosa che adoro nelle produzioni, ovvero avere uno svolgimento a sé del beat, che ci sia qualcosa che cambi. Ho apprezzato quello che Big Joe aveva fatto nel suo disco e quello che è uscito in quest’occasione mi è piaciuto molto: sono molto contento.»
«Pensi che per il prossimo album le tempistiche rispetteranno quelle di questa produzione?»
«[ride] Mi piacerebbe ci fosse qualcosa di estemporaneo. Devo pensarci. Vorrei fare un album o un EP solo con Buddy o solo con Ghemon o io e Mista: stare solo mi rompo un po’ il cazzo, mi piace fare cose con altre persone. Anche il disco avrei voluto fosse “Frank Siciliano e Shocca”: siamo in due, ce la gestiamo in due, ce la godiamo in due, ci prendiamo le cose pese e le cose divertenti. Mi piace condividere. Potrebbe essere una cosa di questo tipo; in verità poi ho già qualche idea per rimaneggiare L.U.N.A., ma forse è presto per parlarne.
Poi chissà, il mio prossimo disco potrebbe uscire tra dieci anni alla Dr. Dre.»
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