Con il disco di Metal Carter nasce un nuovo culto e un nuovo leader: Cult Leader.
Metal Carter è il Leader, la sua Musica il Culto
Death master: un immaginario oscuro, le atmosfere ansiogene, la voce cruda che frusta con rime sofferenti, un’armonia inquieta.
Un sinonimo di anticristo che presenta il suo personaggio coerentemente con le sue liriche: l’estremo in continua evoluzione.
Dall’eccellenza di Pagliaccio di Ghiaccio, – di cui non vuole più sentir parlare da quanto gli è stato osannato – ad oggi Metal Carter si è descritto tra attacchi di violenza a 90 bpm con sonorità metal, creando una strada che è stato il primo a percorrere tra demoni, sangue e grida.
Oggi esce il settimo album solista che omaggia “La rivalsa celebrativa, che fa parte del gioco del rap”: Cult Leader, è “il titolo auto-celebrativo per un mio disco ufficiale, che mi sono concesso dopo 15 anni di rap”.
Dopo Dimensione Violenza nel 2014, in cui Metal Carter si è “Tolto lo sfizio di fare il disco più senza compromessi, più diretto, aggressivo, che avrei potuto fare. Estremo, non pensando assolutamente alle vendite o a collaborazioni – infatti i feat erano esclusivamente con membri del crew, a parte Fetz Darko e Denay che frequentavo spesso. Era un concept album: volevo solo fare un disco brutale che nessuno aveva mai fatto prima in Italia – infatti rimarrà sicuramente il più aggressivo ed esplicito della mia produzione”, con Cult Leader invece la prospettiva cambia.
Il rapper ha “Fatto il discorso opposto: ho pensato che volevo fare un disco cercando di essere il più vario possibile, di auto censurarmi certe rime che t’aspetti da Metal Carter, eccessivamente folli. È un disco hardcore in ogni caso: non ho cambiato genere. Ho cercato di gestire i sentimenti: la balla del pezzo struggle, il pezzo un po’ crossover con chitarra elettrica, ho cercato di spaziare con gli argomenti e i beat. Una cosa che non ho mai fatto è stata quella di invitare un sacco di gente sul mio album, che non sono i soliti del TruceKlan”.
Gli artisti che troviamo in questo disco sono moltissimi e con differenti cifre stilistiche che in qualche modo si alternano tra prossimità retorica e differenza vocale: tra i tanti troviamo Fabri Fibra con il quale Metal Carter ha “Un’amicizia che dura da quando la prima volta abbiamo collaborato insieme su Bugiardo. Avevo il numero suo, poi l’ho perso, poi ci siamo ricontattati tramite mail: regolarmente ci sentiamo”; Madman che “Tra i rapper giovani è quello che preferisco” è stato inserito per dare una nota fresca al disco e perché “Uno che si chiama Madman me lo dovevo assolutamente accaparrare”.
Poi Tormento, di espressione artistica quasi opposta, lo ha “Beccato ad una serata di Welcome 2 The Jungle e abbiamo fatto una cosa in extremis. Io stavo già finendo il disco, abbiamo aggiunto un pezzo e lui è stato bravissimo, mandandomi subito la strofa e il ritornello”.
Cult Leader nasce da più impulsi: una volontà di cambiare, di guardare oltre, di rendere omaggio al proprio percorso senza allontanarsene e di inserire chi è stato ispirazione per Metal Carter e chi oggi è ispirato da Metal Carter.
“Il titolo mi è venuto in mente anche perché tra tutti i complimenti che mi fanno, il primo è sempre: ‘Carter è culto’. Quindi se loro seguono sto culto, io sono il leader”.
È un disco con “Un approccio molto rap, coatto, di sfida… Non è un disco conscious. Cult Leader è un omaggio ai Non Phixion, che nel 2002 hanno fatto uscire The Future Is Now, che è tra i miei dischi preferiti e che ha cambiato le regole del gioco del rap. Un disco con cui sto in fissa e al cui interno c’è un brano che si chiama – per l’appunto – Cult Leader, rappato unicamente da Ill Bill con gli scratch di Eclipse”.
I Non Phixion, oltre ad essere ispirazione sono anche “Insieme a Necro, un po’ i miei gemelli americani, quindi Ill Bill è il cult leader americano e io sono quello italiano. Non perché me lo dico da solo, ma perché mi viene detto: ho portato della roba nuova, faccio un tipo di rap molto personale, d’impatto”.
E il nuovo disco è un’evoluzione, un cambiamento di struttura e stesura dei testi, che si differenzia dai prodotti precedenti, ma che comunque “È sempre un disco mio, si sente la continuità con gli altri album. Non vi aspettate nessuna rivoluzione totale. Sicuramente chi lo ascolterà, troverà qualcosa di eccitante e fresco”, senza dimenticare che “È un disco di Metal Carter, ma ho cercato di rimanere un po’ più coi piedi per terra: ci sono meno rime che possono sembrare assurde”.
Da un passato in cui il crew era un po’ la propria famiglia e la musica era un’estensione del rapporto interpersonale, in cui beat e voci si intersecavano in un singolo album, Metal Carter si è “Affidato ad un solo beat maker questa volta: Depha Beat. Abbiamo fatto un grosso lavoro sulla ricerca dei beat. li facevamo insieme, cosa che ha facilitato la riuscita dell’album e ha velocizzato i tempi. Ho voluto fare questa cosa perché una volta che ho capito che ci trovavamo, ho pensato di farci subito un disco grosso e pieno”.
Mentre il Truceklan “Esiste solo sulla carta: nessuno l’ha sciolto ufficialmente, ma dopo molti anni ognuno di noi è cambiato ed ha uno stile di vita diverso. Era inevitabile che ci perdessimo un po’ tutti quanti. Non nascondo poi che ci siano stati dei problemi interni, ma comunque il Truceklan esiste: non siamo più compatti come prima – ma la gente già se ne sarà accorta -. Il motivo per cui ho chiamato sul disco solo Noyz e Gemello è semplice: mi sono accorto che l’ultimo pezzo che avevo fatto con Noyz era molto tempo fa, quindi, mentre con il Gemello non ho mai fatto un pezzo da quando è entrato nel crew“.
Nonostante che con qualcuno i rapporti si siano allentati, con altri invece la relazione continua a stringersi come quella con Kimo, che “Lo vedo spesso e sarà anche il mio DJ nel momento in cui inizierà il tour – è stato il primo DJ storico dei Truce Boys e ci vediamo tutti i giorni -, mentre Denay mi farà le doppie”.
Accostando il lato artistico di Metal Carter, anche il lato dell’immagine – così curata negli anni – ottiene un riscontro. Nell’epoca attuale in cui l’interfaccia è un social network, grazie ad un computer non esiste più un limite di espressione, avvicinando sempre di più i fan agli artisti e talvolta si ottiene più scalpore per una virata di look, piuttosto che un’innovazione musicale, come è successo nel momento in cui Metal Carter, postando una foto in cui si è rasato a zero, ha ottenuto più di 3000 like su Facebook e “La motivazione della discrepanza dei like è evidente: un’eccessiva importanza a sta cosa. Ho rosicato perché magari viene discusso più un elemento del genere, piuttosto che qualcosa con un valore musicale. Questo ti fa capire che la gente a volte è più affezionata al personaggio, che non tanto al prodotto. Questo per me è deprimente e seccante. In ogni caso, penso che la gente abbia molto discusso la cosa per il fatto di avere i capelli lunghi per un lungo periodo e rasarli improvvisamente a zero: è comunque una condizione estrema. Penso che questo sia il motivo. Potevo farmi un caschetto o andare da un barbiere e farmi un ciuffo strano e invece mi sono rasato praticamente a pelle. Forse anche io ci sarei rimasto un po’ strano. L’estremismo però mi caratterizza, quindi è giusto così”.
Con Cult Leader Metal Carter ha uno scopo, come ogni artista ha: “Vendere più del solito, suonare più del solito e basta. Fare uno step in più. Credo che questo disco qui sia più adatto per allargare la nicchia, senza ovviamente deludere i miei fan storici e rimanendo fedele alla linea”.
Onestamente mi confida che “Nessuno vuole fare un disco per fallire”.
Al momento dell’uscita Metal Carter ammette di essere “Soddisfatto, ma non al 100%: uno può sempre fare di più. Se mi sentissi soddisfatto al 100% mi fermerei e sarei il king del mondo. Che rappo a fa? Invece così c’è sempre lo stimolo a fare di più o meglio. È una cosa sana, perché nel momento in cui ti senti arrivato, è il momento in cui sei arrivato alla fine”.
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