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Gigante pensaci tu!



“Gigante pensaci tu!”, diceva una pubblicità. E il gigante ci ha pensato, ingozzando per anni già grassi bambini con merendine probabilmente a base di piombo. Verrebbe da pensare che tanto buono non era, ma poco importa, perché quel colosso faceva parte del mondo fantastico della cellulosa, in cui le sfigatelle occhialute e brufolose, si trasformano per incanto in reginette del ballo, finendo inspiegabilmente a letto con qualche premuroso e belloccio divo, sempre intelligente e mai fuori luogo. Invece questo mondo qua, poco fantastico, o fantastico a tratti, che ha pavimenti terrosi rivestiti di asfalto, regala poche soddisfazioni ed è per questo che quando queste arrivano, come minimo, si meritano un maledetto articolo.
A Roma c’è Maria DeFilippi, lei è una fottuta lampada, basta sfregarla (il che non è compito facile) e lei realizza i desideri.
– Chi vuoi incontrare?
– Kroldrup.
– Toccami!
– Dove?
– Lì!!
– …
– Aaahh!!
– …
– Ecco a te!
Qualcuno è stato costretto a farlo, ma io ho un segreto: I mi babbo vende la ciccia. La ciccia a Firenze è come le ostie in Vaticano, insomma, da queste parti quando maneggi il sangue di mucca hai il potere. Così è bastato poco, una domanda e, come nella dannata cellulosa, ecco un “sì” come risposta. E a Polcanto, dove già avevamo visto atterrare gli alieni e sparire le mercedes, d’improvviso si è materializzato Per Kroldrup, un gigante che ci ha stupito per simpatia, gentilezza e semplicità.

Foto

Alto 1,97, un Nuri e mezzo praticamente, ha la felpa grigia e un cappello nero sulla testa, si presenta: “PER”, come se non lo conoscessimo già, e sorride, sorride sempre, poi è il turno della fidanzata, Maika, danese pure lei, amica della Bente e vetrinista per un giorno del Gold di via Verdi (fortuna che non lo sapevate, mi sarei perso questo momento di gloria). Si siedono accanto a me e a Nuri, il tempo di due o tre bicchieri di vino e già se ne va l’imbarazzo. Iniziamo a parlare senza sosta, ci chiedono di Madrid e di New York, Per vuol sapere di Gold e promette che presto verrà a trovarci pure in negozio.
– Ti piace Firenze?
– Molto, è una città piccola e ci sono un sacco di cose da vedere. Pochi concerti però.
– Si? Che musica ti piace?
– Un po’ di tutto. Qua a Firenze sono andato a vedere Sting ed Elisa. Ricordo che il giorno dopo la mia partenza da Udine, fecero il concerto dei Red hot chili peppers. Però li vidi poco dopo in Danimarca, fu una serata bellissima.
– Ma adesso in Danimarca com’è il tempo, dicono sia sempre buio.
– Sempre sempre no, però diciamo che alle due-tre, già è notte. Però d’estate ve la consiglio, fino alle undici di sera c’è il sole, io faccio pure il bagno in mare.
– Ma è lontano da casa vostra?
– No, sai, la Danimarca è piccola, siamo nove milioni, è tutto vicino.
– Siete dello stesso paese tu e lei?
– No, paesi diversi. Ci siamo conosciuti pochi mesi prima di venire in Italia. Sai, lei è nata a Como.
– Sul serio?
– Sì, suo padre giocava difensore lì.
– Bella Como
– Sì, ci siamo tornati insieme.
– Meglio Firenze comunque
– Chiaramente (ride).
– Ma com’è la vita del giocatore? Cioè, vi allenate tutti i giorni?
– Si, mai avuto ferie da Ottobre.
– E tutte quelle feste di cui parlano?
– Io non vado a dormire tardi, quasi mai. Poi la mattina c’è il mio gatto che mi sveglia presto, è una fortuna, stamattina avevo l’allenamento alle 10.30 e alle 10.10 ero ancora a letto.
– E il terzo tempo? Di chi è stata l’idea?
– Della società, è stato un bel gesto. In Italia purtroppo c’è una situazione delicata. A Madrid sei mai stato allo stadio?
– Sì, un paio di volte.
– Già, è tutta un’altra cosa, però a Firenze state diventando bravi.
– Si, però anche qua abbiamo avuto i nostri momenti tristi.
– Sì ricordo un po’ di cose, ricordo il motorino di Milano e i Water che sono volati giù dagli spalti, incredibile. A Perugia ad un amico misero lo zucchero nel serbatoio, perché non giocava bene.
– Si, nel calcio in Italia non siamo esemplari come comportamento. Ma hai fatto altri sport?
– Quando ero piccolo giocavo ad Hockey, però in Danimarca non è molto seguito. Poi a sei anni ho iniziato a giocare a calcio.
– Fortunatamente. Ma con gli studi, come facevi?
– Ho fatto il liceo e poi mi sono iscritto all’università, storia, però dopo due anni ho dovuto lasciare. Sai anche Maika gioca, è anche bravina, ma adesso ha smesso.
– Sul serio? Ma da quanto state insieme.
– Sette anni.
– Sai che anni fa il Perugia di Gaucci voleva tesserare una calciatrice?
– Si, ricordo…Gaucci, che fine ha fatto? Sempre sull’isola?
– Immagino di sì, sarà insieme a Cecchi Gori.
– Ah ah ah!
– Insomma via, oltre a giocare, cosa ti piace fare?
– Mi piace pescare, un giorno mi portate? Dice Umberto (i mi babbo) che siete molto bravi. Poi pensavo di prendere il porto d’armi per provare con la caccia.
– Allora la prossima volta ti facciamo mangiare il cinghiale.
– Magari! Poi sto iniziando a suonare la chitarra, ma ancora non sono molto bravo.
La cena continua, siamo strapieni, di cibo e di vino, soprattutto Nuri che nel frattempo si è paurosamente zittito, ha due bottiglie vuote davanti e guarda il vuoto. Ogni tanto sorride, per ricordare ai presenti che non è del tutto ubriaco. Al momento dei saluti non riesco a trattenermi e mi scappa: “oh Per, se segni in finale Uefa, vo a comprare un pallone d’oro e te lo regalo! Promesso!”, lui ride ed annuisce, in fondo ci spera anche lui.
– A Presto Per, grazie di tutto!
– Grazie a voi
– Forza viola!
– Eh eh Forza Viola!