Venti anni dopo Pisa, 16 febbraio
- Dalle 18.00 alle 22.00 in Largo Zandonai (davanti al murale Tuttomondo): Haring Block Party a cura del circolo Ex Wide – IO E KEITH :Videocamera a disposizione di tutti coloro che hanno foto, registrazioni, autografi e testimonianze legati alla realizzazione del murale.
- Ore 20.00 Cortile della Chiesa di Sant’Antonio: Frittelle per tutti.
- ore 20.00 – 22.00 Auditorium della Provincia di Pisa Via Silvio Pellico, 6
- Proiezione:
- The Universe of Keith Haring di Christina Clausen.
- L’arte in diretta
- Tuttomondo
- Affreschi Elettronici di A. Soldani
- Interferenze Produzioni
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
- Info: Ufficio Cultura Comune di Pisa, tel. 050 910373
Questo Martedì 16 Febbraio, a 20 anni dalla sua morte, la città di Pisa ricorderà il grande artista Keith Haring con un evento di strada organizzato dal circolo Ex–Wide in puro stile “Block Party”; parteciperanno i migliori dj’s del territorio, gli amici Fonx, Drago, Pizzo, Herrera, ovvero buona parte della Black Friday Crew, che selezioneranno musica hip-hop, funk, afrobeat, ed accompagnati dalle esibizioni delle varie crew di breakers, di vecchia e nuova generazione, cercheranno di ricreare l’atmosfera in cui Keith Haring creò il suo capolavoro Tuttomondo, realizzato nel giugno 1989 nella parete della Chiesa di Sant’Antonio Abate.
Qui alcune info sull’artista e sull’opera da lui creata a Pisa
fonte: www.pisaunicaterra.it
“Keith Haring era un artista americano noto in tutto il mondo per i suoi “Subway Drawings”, labili disegni in gesso sui pannelli pubblicitari vuoti nella metropolitana.
Era conosciuto anche per i suoi contatti con tutti quei movimenti artistici con i quali condivise lo stile di vita e il bisogno di protesta per scardinare il tradizionale sistema galleristico: gli artisti graffitisti, la neonata cultura Hip Hop e la “controcultura di strada” (l’arte di avanguardia diffusasi verso la fine degli anni Ottanta a New York che solo in un secondo momento prese il nome di “Street Art”). A partire dal 1982 la sua arte inizia a destare interesse e a fare notizia, così si moltiplicano le commissioni pubbliche da musei e città di tutto il mondo, in particolare per la realizzazione di murales temporanei dove le figure diventano dei veicoli di comunicazione di massa grazie alla loro semplicità grafica. Con il murale Haring inventa, quindi, una nuova forma di comunicazione, un “linguaggio visuale” dove il segno grafico si fonde con quello verbale, in una specie di successione di ideogrammi al quale tutti possono accedere con facilità e semplicità. Come lui stesso diceva: “i miei disegni non vogliono imitare la vita, cercando di crearla… ciò si avvicina di più ad una idea primitiva… non uso le linee ed i colori in senso realistico”. L’idea di realizzare un murale a Pisa nasce in modo casuale a seguito dell’incontro per strada a New York tra Haring e un giovane studente pisano. Il tema è quello dell’armonia e della pace nel mondo, visibile attraverso i collegamenti e gli incastri tra le 30 figure che, come in un puzzle, popolano i centottanta metri quadrati della parete del Convento di Sant’Antonio. Ogni personaggio rappresenta un diverso “aspetto” del mondo in pace: le forbici “umanizzate” sono l’immagine della collaborazione concreta tra gli uomini per sconfiggere il serpente, cioè il male, che stava già mangiando la testa della figura accanto, la donna con in braccio il bambino rimanda all’idea della maternità, i due uomini che sorreggono il delfino al rapporto con la natura. È l’unica opera di Haring che viene concepita sin dall’inizio come “permanente”, non effimera e destinata a scomparire nell’uso o nella serialità della comunicazione di massa, e infatti l’artista impiega più tempo ad eseguirla: una settimana, rispetto all’unico giorno con cui era abituato a realizzare gli altri murales.
“In questo murale ho disegnato tutto quello che riguarda l’umanità … Il mio modo di lavorare senza bozzetto preparatorio è un approccio molto diretto ed immediato … ho iniziato nell’angolo in alto a sinistra, ho fatto la prima immagine … un passo dopo l’altro, dopo ogni figura dovevo decidere cosa metterci”. Alla domanda quale titolo dare a quest’opera Haring rispose “Non so, titoli? Una domanda difficile … non do mai un titolo a niente … nemmeno questo dipinto ne ha uno, ma se dovesse averlo, sarebbe qualcosa … qualcosa come “Tuttomondo”, parola che riassume la sua costante ricerca di incontro e di identificazione con il pubblico, esemplificata in questo caso dal personaggio giallo che cammina, o che corre, posto al centro della composizione sullo stesso piano di un ipotetico passante. I trenta personaggi del murale hanno la vitalità e l’energia tipiche di Haring e del suo incessante fervore creativo che gli ha consentito di lasciare, pochi mesi prima della morte per Aids, un’opera che è, prima di tutto, un inno alla vita. Per celebrare la sua arte e i messaggi universali di Tuttomondo, il 16 febbraio, proprio sotto il murale, sarà possibile partecipare ad una serata vivace di musica, danza e animazioni dedicata a Haring e a tutti coloro che ne condividono i valori.
Il programma dell’evento prevede un happening con d.j. e breakers e la possibilità di raccontare in video l’esperienza della realizzazione dell’opera per chi era presente. L’obiettivo è quello di ricreare il clima vissuto in città durante quella settimana del mese di giugno, quando Haring realizzò il dipinto coinvolgendo tutti coloro che si affacciavano incuriositi a vedere cosa stava accadendo.”