di Frank Miller & Lynn Varley
Lo so che non dovrei, almeno per una questione di “menù”, incentrare la mia sesta recensione in questo angolo comics sul discusso, “amatodiato” Frank Miller, ma la lettura dell’affresco “Elektra vive ancora” nella sua ultima edizione italiana cartonata per la Panini Comics mi porta assolutamente a consigliarla a chi non conoscesse ancora questo bellissimo lavoro.
L’accoppiata Miller e consorte si ritrova nuovamente nel 1990 per ridare vita (si fa per dire), dopo quattro anni dall’uscita di “Elektra: Love and War” (sempre con Miller ai testi e Bill Sienkiewicz alle illustrazioni), all’affascinante Elektra.
Il racconto in teoria era stato annunciato come la storia definitiva su Elektra, ma in pratica non fece che aumentare i dubbi sul suo personaggio.
“Elektra vive ancora” si stende su una trama onirica: si parla di una presunta resurrezione, di un amore che travalica i confini dell’ossessione, la stessa ossessione che occupa i sogni di Matt Murdock/Devil, che hanno come protagonista la sua amata e che vengono immortalati dall’autore in suggestive splash-page; se Miller è il burattinaio che tesse la trama giocando con i testi, i disegni e i chiaro scuri dei personaggi, Lynn Varley è il motore cromatico che attiva la forza degli spazi: l’appartamento di Matt, la chiesa durante la confessione, i tetti di New York che diventano i teatrini degli avvenimenti, tutto diventa un mosaico ben strutturato.
L’uso del bianco nella sequenza del cimitero sembra far esplodere Elektra nel suo costume rosso in mezzo alla neve, in contrapposizione al protagonista che per tutta la storia non indossa il costume, e qui Miller vuole darci dimostrazione di come il supereroe sotto la maschera abbia una personalità da far emergere, di come sia prima di tutto un uomo inondato di pensieri, di frustrazioni e di dolore.
Devil, “l’uomo senza paura”, diventa qui ossessivo, disperato; amore e morte si rincorrono e il bianco e il rosso danzano.
Alla fine qui, rimane solo la carne.