“Quanto ti devono scoppiare vicino le bombe, per farti dire che una guerra è tua?”
Questo è il quesito attorno alla quale ruota uno dei romanzi a fumetti più belli usciti negli ultimi anni, edito da Rizzoli nel 2006 e firmato da un talento nostrano.
Stiamo parlando di “Appunti per una storia di guerra” di Gipi.
Il romanzo ha tre protagonisti: Stefano, soprannominato il Killerino, Christian il più ingenuo del gruppo e Giuliano, il più debole di carattere e soprattutto l’unico dei tre a provenire da una famiglia benestante e dunque ritenuto “diverso” dagli altri due.
La storia si svolge in una provincia immaginaria dove tutti i paesi iniziano per “San” e dove i tre ragazzi vivono al limite di un conflitto. La loro esistenza verrà in parte sconvolta dall’incontro con Felix, un mercenario.
Questo è chiaramente solo un assaggio del racconto che via via andrà a crescere e ad evolversi diventando la cronaca del viaggio che i tre ragazzi andranno a compiere, il tutto supportato da dialoghi, freschi, reali e mai scontati.
L’intercalare diventa un’arma, le parole tronche evidenziano la psicologia dei personaggi, i suoni onomatopeici che si avvertono nei fondali danno vita alla tavola; le auto, le sigarette, le persone non sono sagomine che abbelliscono le scene, ma anzi, sono tasselli che le costruiscono.
Gli acquerelli creano le ambientazioni: la provincia povera, i cieli scuri, le strade sterrate; i tre ragazzi che ci vivono vengono rappresentati come se fossero un ritratto ben preciso di esseri non ancora infangati dai consumi, sono i volti di un’esistenza proletaria che vive la provincia staccandosi completamente dai grandi centri anonimi che bene o male conosceranno.
Un grande e vitale affresco simbolo perfetto di quei luoghi dimenticati, che sia la piccola provincia dietro casa nostra o nel cuore dell’Europa, dove i perdenti sono gli eroi cui non è concesso vincere.