Una storia da Sarajevo
di Joe Sacco
Joe Sacco: giornalista, reporter, fumettista. Tre professioni che ne diventano una sola se, come in questo caso, abbiamo a che fare con un uomo che ha usato questi tre linguaggi per raccontare storie che probabilmente quasi nessuno avrebbe raccontato. Si, perché la differenza notevole tra Joe Sacco ed un altro autore di fumetti qualsiasi è che i suoi reportage sono il frutto di attente ricerche sul campo.
Sia ben chiaro, non ricerche sul campo di due o tre giorni passati nelle città distrutte, bensì mesi passati nelle zone di guerra a vedere, osservare, valutare, conoscere e restare colpiti nel bene e nel male da tutto ciò che poi in fase di stesura diventa essenziale.
Nel 1991 fa il suo primo viaggio in Medio Oriente, e al ritorno da Israele e dai territori occupati ha così tanto materiale da poter costruire il suo primo grosso lavoro, “Palestina”, che vince nel 1996 l’American Book Award.
Questo sua ultima fatica, “Neven – Una storia da Sarajevo”, uscito nel 2007 per la Mondadori, racconta il ritorno di Sacco nel 2001 a Sarajevo dopo il conflitto serbo-bosniaco, difronte una città in preda al silenzio dopo gli orrori della guerra.
Il giornalista decide di cercare una sua vecchia conoscenza, si chiama Neven, ed è conosciuto in giro in tanti modi: informatore, soldato, bugiardo, scroccone. Neven ha bisogno di Sacco non solo per i soldi ma anche per far proseguire la sua vita in una città ormai disperata dove la dimenticanza da parte dei media diventa presto una realtà purtroppo, e dove quelli come Neven servono solo finché la notizia è ancora bella calda e propinabile.
E così tra un bar e l’altro i racconti si fanno storie, con mercenari, soldati e cecchini per protagonisti in una Bosnia teatro di guerra. Un libro che non è soltanto un documento ma anche un’occasione per riflettere attraverso il segno e la prosa di Sacco, su quanto la guerra si riveli continuamente genitrice di fantasmi. Neven lo sa bene.