Regia di Ferdinando Vicentini Orgnani
Produzione Italia 2003
Il film di cui voglio parlarvi oggi non mostra nessun tipo di velleità artistica, è confezionato così male da sembrare più un prodotto per la televisione che un prodotto cinematografico. Però la storia vale la pena di conoscerla.
Avete mai sentito parlare di Ilaria Alpi? Era una giornalista, una di quelle vere che non passano le notizie che fanno comodo ai potenti, lei era una di quelle a cui piaceva indagare, fare inchieste, alla ricerca della verità a qualunque prezzo. Ma il prezzo da pagare a volte è la vita stessa. E così il 20 Marzo del 1994 venne uccisa a Mogadiscio, nel più crudele dei giorni, assieme al suo cameraman Miran.
E’ proprio qui che inizia il film, disegnando un cerchio su stesso che si chiuderà con la stessa scena di apertura. Il più crudele dei giorni ripercorre l’ultimo mese di vita di Ilaria Alpi, una giovane giornalista italiana che si era resa conto che dall’Europa e dall’Italia in particolar modo arrivava una nave con uno strano carico in Somalia.
Il carico che arrivava con la nave era spazzatura, rifiuti tossici che nessuno aveva intenzione di smaltire e che sotto la copertura di grosse società di cooperazione internazionale, grazie ad alti vertici della finanza italiana, sotto bene placido di forze governative venivano scaricate in Somalia, sepolte sotto terra e coperte con una grossa strada finanziata dai governi che non portava a nulla e che a nulla serviva se non come specchietto per le allodole.
In cambio dei rifiuti altamente tossici che nessuno vuole nella propria terra e che da eliminare costano tanto, al governo somalo venivano fornite armi. Ilaria aveva scovato un traffico illecito di armi e spazzatura, il vero oro del millennio, perché a differenza del petrolio le armi e la spazzatura specialmente non scompariranno mai.
Il film purtroppo anche se nasce come film d’inchiesta e tributo per uno dei tanti crimini archiviati dal nostro paese, non rende giustizia alla giovane giornalista, proprio perché ne rappresenta il limite.
Accorata l’interpretazione di Giovanna Mezzogiorno che brilla in un cast assente, così brava a volte da divenire lei stessa Ilaria davanti ai nostri occhi. Bella la scrittura del rapporto di amicizia leale che ha legato Miran a Ilaria, buona anche la scelta di far interpretare ai somali veri le parti che li riguardavano ( nonostante la proibizione del governo a partecipare al film ). Il film spazia tra l’Africa con gli stessi scenari che Ilaria aveva ripreso e mostrato nei suoi servizi, anzi intervallati da immagini vere; e Roma, saxa rubra e i suoi corridoi perché Ilaria faceva parte di un grande tg, quello di rai tre.Coraggiosa anche la scelta di fare i nomi veri dei responsabili del traffico illecito, come anche coraggiosa la ricostruzione ( quella più accreditata ) del perché e da chi Ilaria sia stata uccisa.
Ma la regia manca, è troppo spesso assente così come la sceneggiatura. E il risultato è un film scadente che ha poco o niente a che vedere col cinema, e che rischia di non dare luce ad una donna che merita più di altre.
In questi giorni siamo bombardati da immagini sulla pseudo guerra civile a Napoli e Cagliari. Ma quale giornalista realmente ci dice chi è responsabile dello smaltimento rifiuti. Chi non ha fatto il proprio lavoro, dove sono finiti i soldi dei cittadini. Perché le eco mafie si aggiudicano sempre gli appalti di riciclaggio quando in realtà occupano le loro discariche con rifiuti tossici provenienti dalle industrie del nord, e quando in special modo non riciclano nulla della raccolta differenziata.
Quale giornalista in Italia fa realmente il suo lavoro d’inchiesta alzando la sua voce fuori dal coro per far conoscere anche a noi la verità.
Quale governo, municipio o politico si occupa del benessere del proprio cittadino facendo chiarezza sulle aziende che paga, controllandole.
Non fatevi ingannare dalle immagini che vedete in tv, sotto c’è la vera monnezza.