Regia di Micheal Gondry
Produzione USA 2004
Vorrei dimenticare, ma non ricordo cosa.
Molte volte il gusto dipende dalle situazioni, ci sono cose che si guardano e si percepiscono come incredibilmente belle, poi magari si rivedono in contesti diversi e si finisce per rivalutare il tutto. Quindi scusate se parlerò di questo film come di un’opera d’arte, piena di difetti e sfumature che ne rafforzano la genialità. Sarà perché quando lo vidi avevo bisogno esattamente di una storia come quella: normale nella sofferenza, assurda nel trovare soluzioni. Un’idea scontata alla base del tutto, reazione umana e diretta all’abbandono: dimenticarsi. Non ricordare una ferita per convincere il corpo della sua non esistenza.
Noi siamo ricordi, il tempo passa e calpesta la freschezza della memoria, smussa i contorni delle immagini fino a rendere il vissuto sfocato e confuso, è certamente per questo che ci affanniamo a conservare…foto, oggetti, canzoni, odori, è una lotta esistenziale per non essere ingoiati dall’oblio.
Questo film parla proprio della cancellazione, si attacca alla stupida teoria della rimozione totale: se un dito ti fa male, taglia tutta la mano e risolverai il problema.
Ci sono momenti durante i quali ad ognuno di noi è certamente passato per la testa questo desiderio, perché tra il piacere della conservazione di un gradevole ricordo, che deve essere riportato alla luce per venire apprezzato e la durezza immediata della sofferenza, è molto più facile valorizzare la seconda cosa e coccolare l’idea comoda di rimuovere tutto. Kaufman riesce quasi a farci credere che sopprimere sia più facile che affrontare, ma poi crudelmente ci butta nella mischia i sentimenti, si mette a giocare con immagini struggenti e dolci confidenze, e mentre siamo lì che ce le coccoliamo e le amiamo profondamente, ecco che inumanamente ce le disintegra davanti agli occhi, le trucida, le violenta, le fa scomparire senza possibilità di rimedio e all’improvviso ci troviamo a correre in un labirinto cervellotico di mondi fragili, che crollano proprio mentre cerchiamo di afferrarli.
E nel gracile equilibrio dell’intimità, ci coglie il senso di colpa per aver contemplato l’assurda idea di dimenticare un amore finito male. Un film splendido, assurdo, ma incredibilmente vero.
Con un Jim Carrey stratosferico e una colonna sonora profondamente mistica.
Guardatelo, guardatelo, guardatelo.
How happy is the blameless vestal’s lot!
The world forgetting, by the world forgot.
Eternal sunshine of the spotless mind!
Each pray’r accepted, and each wish resign’d.
Il sito ufficiale del film
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