L’ho trovata spulciando sul web (solo in seguito sono venuta a conoscenza di “amici” comuni) e le sue cose mi sono piaciute subito: un grande impatto visivo, un’immagine forte e delle idee innovative (ed anche utili). Contattata per il Temporary Store, ha accettato subito. Paola è la designer della linea di accessori streetwear Mumutzu: di origine sarda ma residente a roma, designer e produttrice dei suoi stessi prodotti, è una esplosione di energia e creatività….
Partiamo da una curiosità: Mumutzu… traduzione?
“Mumutzu” in sardo arcaico significa bofonchio, calabrone, strumento musicale primitivo. La costante è un suono continuo, ripetitivo, un ronzio. I dettagli magenta del logo vogliono esprimere proprio questo. Se isolati dal resto delle lettere, ricordano la graficizzazione dell’alfabeto morse, codice incomprensibile hai più ma essenziale per veicolare messaggi in certi contesti. Così il design eccentrico della Mumutzu non s’aspetta l’apprezzamento dei più, ma di un pubblico di nicchia, affine ai suoi stessi valori: la comodità e fruibilità urbana, l’attenzione per il dettaglio e l’eco sostenibilità. È il primo naming e logo che ho ideato per questo progetto, pur avendone realizzati altri 10 dai più svariati nomi e stili, è quello che meglio rappresenta l’essenza del brand.
Ma dietro a questo nome c’è una designer creativa che ha deciso di dedicarsi alla produzione di accessori e abbigliamento streetwear. Parlaci un po’ della tua collezione…
Quando il marchio è nato non avevo mai considerato la possibilità di realizzare accessori. Ho cominciato con una piccola linea di t-shirts. Poco dopo giocando con il pvc per pavimenti (uno dei materiali che utilizzo di più) ha preso forma il primo porta bottiglietta, assolutamente inguardabile! Il materiale non faceva al caso. Al contrario il feltro era perfetto. Così man mano che mi venivano in mente sperimentavo e sviluppavo gli accessori: porta bottilglia da vino, cinture porta bombolette per i writers e tutti gli accessori per il ciclista urbano che ad oggi sono il punto di forza del marchio. Ultima fatica la linea di gioielli in plexiglas che richiama nelle forme proprio questo universo: orecchini, gemelli e collane con pignoni, chiavi inglesi e catene. Al contrario di quel che si può pensare, visto i soggetti utilizzati, una linea molto delicata ed elegante che viene apprezzata da un targhet ben più ampio di quello usuale della Mumutzu.
Quasi tutti i tuoi accessori sono bici-inspired…
Sono una maniaca dell’accessorio e della comodità e spesso per i ciclisti urbani non ci sono prodotti adeguati, soprattutto esteticamente intriganti. Ovvia conseguenza: li creo!
Come mai il feltro come materiale per il 90% delle tue creazioni? Io non lo amo, ma il tuo modo di lavorarlo è decisamente alternativo…
Non anticipo nulla…
Altro tratto distintivo è il packaging dei tuoi oggetti. Quanto è importante “il guscio” di ogni pezzo?
In una parola: allettare. La sua funzione protettiva e scontata, il resto è desiderio.
In fondo rimango un package designer.
Come mai hai deciso di parteciparci?
Mi piace l’idea di un posto dinamico, a carattere itinerante, aperto e innovativo, che dà ai designer emergenti la possibilità di farsi conoscere. Avere un proprio punto vendita e vivere delle proprie creazioni è davvero difficile in Italia. Questo tipo d’iniziative sono una grande opportunità, e servono ad alimentare i sogni dei creativi che altrimenti, in questo paese, rischiano d’estinguersi.
Ancora per pochi giorni potete trovare gli accessori di Paola da 27GIORNI, altrimenti consultate il sito web.
In bocca al lupo per Mumutzu e speriamo che i creativi come te non si estinguano mai…
Sul web:
www.myspace.com/mumutzu