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Crash – Contatto fisico



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Regia di Paul Haggis
Produzione Usa 2004

Los Angeles, crogiuolo di razze di sentimenti e risentimenti. Crash è il ritratto o forse sarebbe meglio dire la caricatura che accentua i tratti di una delle città più grandi del mondo, fatta nell’arco di 36 ore.

Tutto gira attorno alle auto, enormi navigator Chevrolet in mano ai ricchi, auto della polizia, auto messe peggio.

Los Angeles è una città dalle strade enormi, dove la gente si nasconde dietro ai vetri delle sue auto e il contatto fisico sembra limitato.

Ecco perché Crash: l’unico modo per toccarsi, per avere un contatto è quello di sbattere la propria auto contro quella di un altro.

Il film si apre quindi con un incidente d’auto rivelando subito il tema centrale della storia: il razzismo.

Pensate che non esista più? Il film diventa così una storia corale dove i vari personaggi di tutte le razze si incontrano difendendo la propria e avendo paura dell’altra.

Abbiamo il poliziotto razzista capace di stupirci, la donna bianca isterica, il poliziotto nero che si vergogna delle proprie origini il ragazzo nero che ce l’ha con i bianchi.
I giapponesi e gli iraniani tutti intrappolati dalle proprie origini.
Il film a volte è cupo in una città dove splende sempre il sole. Riesce a fare così freddo addirittura da nevicare. Ci fa venire voglia di urlare a volte, vergognandoci noi per quello che vediamo subire agli altri.

La pellicola è bella e intensa e fu premiata con un oscar nel 2004. Ovviamente in Italia il film non ha avuto un gran successo perché la promozione è stata fatta malissimo nonostante la presenza di attori di grosso calibro, colpevole una campagna pubblicitaria secondo me del tutto fuorviante,
Huggis firma il suo esordio alla regia in maniera eccellente: il film non ha secondo me momenti di stallo e la curiosità è sempre desta. Un film da vedere specie in un momento in cui qualcuno del razzismo fa il proprio cavallo di battaglia per vincere queste elezioni.