Foto di Marco Montanari www.trueforever.net
Pig Magazine, intervista con Simon Beckerman, direttore e fondatore.
Mi parleresti della nascita di Pig Magazine?
C’era zerodue, ma era più che altro un calendario di serate, eventi e feste. Allora abbiamo deciso di provare a fare una rivista per quel tipo di canale, 7 numeri, e ha funzionato molto bene. Dopo questa esperienza ci siamo lanciati per il grande passo, uscendo in edicola come una vera e propria rivista. La filosofia che c’è dietro alla rivista è quella di parlare di tutto ciò che è interessante nel mondo della musica, dell’arte, della moda e della tecnologia. Dare informazioni che molti magari non conoscono perchè sono realtà nuove o molto particolari, quindi cose nuove da scoprire.
All’interno del vostro giornale, c’è un argomento che prediligete o tutti hanno più o meno lo stesso valore?
Questi due argomenti sono comunque quelli che ci divertono di più oggi come oggi.
A livello di distribuzione, in questi nove anni, come ha reagito il pubblico italiano e come quello estero?
In Italia c’è stato sicuramente un grande entusiasmo. Molte persone, anche non del settore, ci conoscono, e questo ci fa molto piacere. Siamo considerati molto all’avanguardia in quello che trattiamo, nel nostro paese ci conoscono persone di tutti i tipi. Il nostro interesse non è quello di creare un prodotto auto-referenziale, piuttosto quello di andare a proporre cose nuove e a parlarne a persone che vogliono scoprire. All’estero funziona da dio , anche se è in italiano! Un ruolo chiave lo hanno giocato anche gli artisti internazionali che abbiamo portato a suonare alle nostre feste ed eventi, artisti che sono rimasti soddisfatti e hanno parlato di noi nei loro giri.
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Proprio per quanto riguarda le collaborazioni e gli eventi, avete qualcosa in programma al momento o anche per il futuro?
Secondo motivo è che vogliamo concentrarci meglio sul prodotto, fare eventi ci stanca molto e ci fa perdere un po’ l’attenzione.
Tra i nuovi prodotti c’è Pig Magazine in lingua inglese, sperando di fare il tutto entro fine anno. Poi subito dopo l’estate svilupperemo il progetto “Pig Radio 2.0”, se vogliamo definirlo così. Finalmente gli investitori e le aziende hanno capito che si può investire sulla rete, e abbiamo deciso di creare un progetto editoriale per la radio che possa portare un buon giro di affari. Ci saranno poi altri prodotti, per lo più on-line, in questo caso più di settore, quindi progetti più piccoli ma monotematici.
Quando è nato Pig, avevate un target di riferimento preciso? Avevate già un’idea di partenza che si focalizzava su un settore specifico, o era un progetto ad ampio raggio?
Fondamentalmente volevamo parlare di ciò che ci piaceva di più, nel modo più diretto e onesto possibile. Poi col tempo ci hanno dato questa etichetta di trend setter, che tra l’altro non ci è piaciuta molto perchè ci ha un po’ ingabbiato.
Quello che vogliamo fare con i nuovi progetti è proprio tornare a parlare a tutti.
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