Foto di Marco Montanari www.trueforever.net
Super, intervista con Daniel Beckerman, fondatore.
Com’è nata Super?
PIG, e avevo voglia di fare anche qualcosa di diverso e divertirmi a fare altro. Ho notato che nel mercato mancava un brand di riferimento nel mondo dell’occhialeria, secondo noi c’era un buco gigante.
Alla fine si è rivelata una buona idea, il primo modello è stato un wayfarer rivisitato e prodotto in una miriade di colori. Ne abbiamo venduti moltissimi e un po’ alla volta abbiamo allargato la nostra collezione, diventando un brand sempre più serio.
Per quanto riguarda il mercato degli occhiali, i concorrenti, già presenti da molti anni, vi hanno reso le cose complicate? C’è stato qualcosa per cui vi siete saputi differenziare e che vi ha fatto riscuotere il vostro successo?
Penso che i competitor non siano stati capaci, o non abbiano voluto, addentrarsi in un mercato del genere, forse perchè considerato poco allettante per loro. I nostri competitor sono grandi gruppi, che devono necessariamente fare numeri, dunque per noi è stato molto facile arrivare a dove siamo adesso, perchè ce lo hanno lasciato libero. Poi dopo abbiamo un po’ smosso il mercato dell’occhialeria. Se pensi che il wayfarer colorato lo abbiamo lanciato noi, e che poi Rayban ha cambiato la sua campagna da “NEVER HYDE” a “COLORIZE”, vuol dire che in qualche modo la nostra influenza è stata sentita. Detto questo, ho il massimo rispetto per i grandi brand dell’occhialeria.
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Super è rimasto quindi un marchio indipendente, dal design alla realizzazione?
Decisamente si, Super non si appoggia a nessun altro. Disegniamo noi stessi ogni occhiale per poi produrli nel modo migliore. Cerchiamo poi la distribuzione e il gioco è fatto.
Nel vostro design c’è un filo conduttore o un’ispirazione di base?
Comunque sia, il filo conduttore di Super è: abbiamo voglia di dare a tutto il pubblico, non solo VIP o snob, i migliori occhiali da sole con la qualità migliore possibile al prezzo più ragionevole. Questa è la nostra filosofia. Personalmente ho la nausea di vedere brand che si inventano cose che non sono niente, solo per fare un po’ di scena. L’importante sono la passione e il duro lavoro, se poi c’è anche il divertimento ancora meglio.
Il fatto dell’ Hand Made in Italy, ha influito sul vostro successo?
Secondo me è stato un plus, era un valore che avevamo e che volevo esprimere. Non l’ho visto però come l’elemento fulcro, piuttosto è stato un valore che si è unito ad altri già presenti. Se pensi che comunque ci sono apparecchi e oggetti desiderati da tutti che sono prodotti in Cina, ma alla gente questo non importa. Per me è il prodotto che è importante, se hai un buon prodotto lo vendi in ogni caso.
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