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M – il mostro di Düsseldorf



locandina

Di Fritz Lang
Produzione Germania 1931
Durata 117’

Germania, anni ’30. In un paese non ben precisato un serial killer (ma la storia suggerisce anche una vena di pedofilia) è a caccia di bambine e nessuno sembra in grado di fermarlo. La psicosi presto dilaga, la gente ha paura e la polizia non sa che pesci pigliare.
La pressione portata dalle autorità sulla cittadina porterà i criminali della stessa ad instaurare una caccia parallela all’assassino per togliersi di mezzo gli odiati sbirri.
I criminali, una banda curiosa fatta di ladri, assassini e prostitute riusciranno a prendere il mostro prima della polizia e a portarlo in un luogo nascosto per sottoporlo ad una loro deviata versione di un processo..

Fritz Lang (che si pronuncia Lang e NON “Leng” dato che è tedesco e non americano) dirige il suo primo film dotato di sonoro utilizzando al meglio questa nuova feature per sottolineare le mosse dell’assassino che, prima di compiere i suoi efferati delitti, fischietta un motivetto del Peer Gynt (“Nell’antro del re della montagna” per i più curiosi).
Bellissimo anche il suo utilizzo delle inquadrature e del bianco e nero dove le ombre spesso sostituiscono gli attori per diventare protagoniste sullo schermo.

Da sottolineare anche la performance di un allucinato Peter Lorre, fantastico nella parte del mostro: proprio questa sua prova lo trasformerà in una star che andrà a partecipare a numerose pellicole di successo come “Casablanca”, la prima versione de “L’uomo che sapeva troppo” ed in qualche episodio della serie “Hitchcock presenta” tra cui il celeberrimo “L’uomo di Rio” citato anche nel quarto tarantiniano episodio di “Four Rooms”.

Questo film, nel lontano 1931, spiana la strada al genere, tuttora in voga, del serial killer ma le sue tematiche non si esauriscono qui: altro argomento importante il parallelo tra giustizia ordinaria e giustizia sommaria ed il ruolo del mostro, che nel finale del film viene umanizzato.
Chiaro, non si finisce mai per parteggiare per il mostro ma,forse, si arriva a capirlo.
Capolavoro senza tempo.