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MUSIC

Day 1: Tatarska



La tatarska è invece la salsa tartara, una specie di maionese che sa di cipolla e cetrioli che qui va per la maggiore. E’ un po’ acidula forse, ma sulla carne funziona da dio. Un insieme di sapori diversi insomma, come il programma della prima giornata del Kemp.

I campeggiatori sono aumentati in numero esponenziale, le bancarelle e gli stand si sono moltiplicati nella notte come Gremlins, adesso si respira la vera aria del festival, la vera atmosfera.
Già perchè questo è lo slogan del Kemp: il festival con l’atmosfera, che realmente si percepisce, c’è del presobenismo a Hradek Kralove, e pure tanto.

E’ un festival, l’HHK, che definirei per “puristi non ottusi”: certo, il boom bap ed il suono anni ’90 regnano incontrastati ma il cartellone si apre alle contaminazioni dub di Roots Manuva (che suonerà stasera) così come a quelle elettroniche dei Foreign Beggars (che saranno autori, a mio parere, del live più trascinante di tutto il festival.)

Dicevamo del programma appunto. I live iniziano alle 4 del pomeriggio tutti i giorni, la notte invece la musica non finisce mai. Che sia in un hangar, o nel campeggio c’è sempre qualcuno pronto a mettervi un pezzo di Premiere. Oggi i nomi che più mi interessano sono quelli di Sage Francis (a metà tra il timido nerd ed il predicatore folle), ed ovviamente Roots Manuva, ma seguo con interesse anche quello di Freeway e Jake One (potenti) e lo show audiovisivo di Dj Woody (un simpatico intermezzo, ma nulla di trascendentale).
Senza contare l’incalcolabile numero di dj set e live minori che nel frattempo si alternano negli hangar.

Nel complesso, la cosa più facile che vi può capitare è quella di ritrovarvi col collo spezzato su qualche beat polacco mentre avete una busta di vinili in una mano ed una pivo nell’altra.

Sage Francis fa un bello show, riconquistando a fatica il pubblico che era sciamato dopo l’esibizione dei polacchi LDZ Orkiestra, dei veri e propri miti da queste parti del continente. Francis (che terminerà il suo live parlando con una scarpa..) mette in mostra la sua sensibilità e le sue debolezze, rifiuta il “machismo” che, a suo dire, ha contagiato l’hip hop, trasformandole in punti di forza. Il pubblico apprezza e si spella le mani. Grandissimo.

Dopo il live di Freeway mi getto nel backstage per cercare di intervistarlo quando ecco che un piccolo amico si avvicina… no, non è l’orsetto ricchione, è Chali 2na, l’ex leader baritonale dei disciolti Jurassic 5. Suonerà domani, ma ha deciso di gustarsi tutto il festival da dietro le quinte. La sua intervista sarà online a breve!.

Segue il già citato Dj Woody (Dj woody is SO underrated dice, screcciando, di sé stesso) ed il live di Manuva, baciato dall’apparizione sul palco dello stesso Tuna che raggiunge il collega inglese per eseguire “Join the dots” pezzo che i due incisero nel 2001. Il live di Manuva segue tutta la sua produzione con brani dal famoso “Brand nu second hand” che lo trasformò in star fino alle produzioni più recenti. La chicca: una piccola gara di freestyle (il beat è “Deep Cover” di Dre) tra Manuva e Tuna, ma diciamo che non c’è stata proprio gara. Superfluo che vi stia a dire chi ha vinto. La gente è presa bene e se ne va col sorriso.
Stessa cosa per noi, domani sarà una giornata lunghissima.