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Alla “Pergola” solitamente si assistono a opere e concerti di musica classica e gli artisti che curano l’esecuzione si presentano egocentricamente al centro del palco.

Venerdì sera, già l’apertura ha preannunciato l’originalità dello spettacolo.

Ryoji Ikeda non sarà sul palco, ma curerà la regia dal palco reale“.

Palcoscenico vuoto.

Ryoji Ikeda invisibile al pubblico.

Uno schermo, che appena le luci si abbassano si illumina di proiezioni di costellazioni, radar, schemi, punti, esplosioni di luci, che si susseguono velocemente, ora invece più lente, non illogiche, ma seguendo il ritmo di quei suoni, che sembrano “haiku”, quelle composizioni essenziali, pregne di significato, scevre da accessorie sonorità superflue.

Un crescente tumulto calcolato di suoni ha liberato la mente (sin dal primo momento fino al termine), e guardando il visual così particolare, ha fatto perdere la concezione del tempo, dello spazio, limitando l’emozione ed esaltando la percezione.

Concettuale.

Un monologo privo di parole, solo suoni che si rincorrono in un vortice di beat, linee, punti luminosi e buio.

Uno spettacolo di musica elettronica con un significato avanguardista e composizione fantascientifica.

Una poesia con rime sonore, con un linguaggio futurista.

Una melodia scarna di armonia.

Un concerto elettronica classica.

Uno spettacolo unico e di gusto internazionale, che Firenze ha proposto ad un pubblico entusiasta e capace di apprezzare tali sonorità elitarie.