Come detto in apertura dell’intervista ai Videomind, questo è sicuramente uno dei dischi più attesi del 2010. E non solo da noi di Gold: testimonianza ne sono i cinque video che il trio napoletano girerà per promuovere Afterparty, oltre alla ventilata presenza del trio campano su un prestigioso videogioco di futura fattura (Def Jam Rapstar).
Il disco in sé è molto ben fatto (complice anche il lavoro di Nightskinny in cabina di regia), inutile parlare dei numerosi ospiti che elevano il prodotto dall’underground nostrano a vetrina nazionale. E non perchè il disco non ce l’avrebbe fatta da solo, ma perchè è improbabile che ritroverete personaggi come Roy Paci o Capitan Fede su altri dischi di rap tricolore.
“Afterparty come the robots” dice la voce metallica in apertura.
Ma la freddezza metallica sparisce presto per lasciare spazio al calore di tracce come “Music Therapy” o “Smile Enterprise”. Il feeling è quello del party, le tematiche affrontano aspetti differenti invece: c’è il classico pezzo nostalgico back in the days (“Peter Pan”), la critica ai mostri mediatici di quell’abisso culturale che è la televisione odierna (“Telemind”) o una semplice ode al calar della notte (“L’immenso”). Non mancano le invettive sociali, come in “Megastore”: tutto però è fatto sempre col sorriso.
Sul lavoro degli mc niente da dire, grandioso il modo in cui i due si rimpallano rime sul beat. Tayone invece ha creato la colonna sonora di un party in discoteca che mantiene però una vibra assolutamente live, grazie appunto al contributo degli ospiti del disco: a questo proposito, sentire come la tromba di Roy Paci in apertura di “Music Therapy”, si interseca con lo scratch dello stesso Tay.
Un disco hip hop che non parla di hip hop, che utilizza il rap come strumento e non come fine (finalmente, cazzo! BRAVI!), in grado di parlare, di arrivare, a molte più persone, anche a quelle che non stanno nella “scena”.
Cortocircuito quindi?
No, evoluzione.
“Già ogni giorno andiamo spesso in paranoia
se la vita si comporta da gran troia
nei testi fammi stare bene almeno un po’
e non parlarmi dei tuoi guai, che già ne ho
in abbondanza, in buona sostanza, benvenuto con la gioia nella stanza
ma se neppure questa terapia è abbastanza salutare
credo proprio
che sei un presomale!”
Welcome, welcome, welcome!