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Laurie Anderson



“Delusion” lo spettacolo-performance di Laurie Anderson all’EX3 è un evento per Firenze. Di quelli con la E maiuscola. Sia per la grandezza del personaggio, sia per il fatto che questa è la prima italiana di un evento commissionato dalle olimpiadi di Vancouver, sia per i temi trattati, sia per lo stesso EX3 che dopo un anno di vita, anno che certo non passerà alla storia, ospita finalmente un evento degno di quest’appellativo, rischiando di diventare davvero un centro per la contemporaneità e non quella specie di enorme scatolone semivuoto che è stato fino ad oggi. Del doman non c’è certezza, ovvio, ma almeno per oggi è il momento di godersela.

Lo spettacolo, realizzato dai NEM, Nuovi Eventi Musicali, “non è un concerto, è una performance – secondo le parole di Mario Setti, presidente dell’associazione – Laurie era qua 30 anni fa, negli anni ’80 al teatro dell’Affratellamento dove si esibiva come artista emergente. Gli artisti grandi sono semplici: Delusion rappresenta la sintesi del percorso artistico della Anderson, oltre ad essere una riflessione sull’America, sulla situazione politica, sulla scomparsa della madre.”

Breve e conciso l’intervento dell’assessore alla Cultura Giuliano Da Empoli che si è detto soddisfatto della presenza di Laurie Anderson. “E’ il tipo di personaggio che vogliamo portare in questa città, persone che incrociano discipline diverse. Fino ad un anno – dice riferendosi all’EX3 – non avremmo saputo dove farlo. E’ un bel regalo di compleanno per il primo anniversario di questo spazio.”

Laurie Anderson

Tocca finalmente alla Anderson, che in sala stampa si rivela più loquace del previsto, introdurre il suo spettacolo. “Delusion nasce come una play per due persone, una pièce teatrale. Sviluppandolo è diventato un film in 3D, e poi è cambiato ancora. E’ un progetto in evoluzione. Questo show inizia con un allontanamento mentale (“a mental drift”) che può sembrare pretenzioso. Ma la vita è incasinata, non esistono facili soluzioni: quindi il tutto si svolge in maniera dialettica ma non risolutiva. Uno dei temi di questo show, che è politico, è come rispondere alla domanda “e ora che si fa”? Non volevo essere smaccatamente politica, però nel 2008 abbiamo avuto l’uomo che auspicava il cambiamento e adesso, la settimana scorsa, abbiamo cambiato tutto di nuovo.”
“L’elemento musicale è fondamentale: la musica è un filo che si dipana e dà senso alle mie parole. La musica è il solco, lungo il quale si muovono le mie parole. Ma il mio punto d’orgoglio è dato dal mio violino.”

“Ovviamente il sogno di Obama è parte dello spettacolo. Come artista mi sento di dire che se il nostro governo è repubblicano la mia arte è più politica mentre quando il governo è democratica la mia arte è più poetica. Perchè un artista deve fare politica. Deve cambiare la mente delle persone. Penso a Bob Dylan che ha mitizzato il ruolo del loser, del perdente.”

Laurie Anderson

“Delusion nasce anche dalla frustrazione delle aspettative. Il mio precedente spettacolo infatti si chiamava “Happyness”. Io volevo essere un’ artista sperimentale, volevo uscire dai clichè: ho lavorato in latteria ed anche al Mc Donald’s. Volevo smitizzare l’artista. Dalla mia esperienza ho capito che questo è un mondo fatto di parole.”

“Molti mi definiscono artista multimediale: non è così. Questi per me sono solo strumenti, ma l’idea di fondo è raccontare una storia. La tecnologia non è l’essenza: oggi i concerti hanno immagini ridondanti, c’è troppo scollamento fra le immagini e la sostanza. E poi, nella nostra epoca, questo tipo di magia è finito: nessuno si stupisce più se tu premi un bottone e poi succede qualcosa.

Per maggiori informazioni www.nuovieventimusicali.it

Le foto in sala stampa sono di Emanuela Nuvoli

Laurie Anderson