Com’è andata ieri a Pisa (ieri = 7 giugno 2008)?
Molto bene, c’era un sacco di gente e non ci sono stati problemi.
In questi giorni sta per uscire il vostro nuovo disco, potete parlarcene un po’? Per la distribuzione vi affiderete ancora una volta al Manifesto?
Intesa perfetta”. Il titolo è venuto fuori quando stavamo ultimando il disco precedente.
È un tributo ai momenti di incontro con i tuoi simili, in un mondo come quello di oggi che invece tende a dividere ed isolare le persone.
Per la distribuzione ci affideremo ancora al Manifesto col quale ci siamo sempre trovati bene.
Voi siete un gruppo che ha sempre avuto un atteggiamento militante e che no ha mai nascosto le sue idee. Qual’è la vostra opinione sull’attuale situazione socio-politica italiana?
La sinistra è finita fuori dal governo mentre la destra, al momento, “sembra” avere le risposte che la gente vuol sentire. Abbiamo un sistema economico che produce insicurezza nella gente e questo è un problema.
Credo che stiamo attraversando una situazione simile a quella delle metà degli anni ’90 anche se poi sappiamo bene com’è andata a finire.
Poi sai c’è internet che ha ammazzato l’industria discografica.
Però è anche vero che i canali di distribuzione della musica si sono moltiplicati e diversificati.
Dominano comunque le major.
Nel mercato però, va bene esserci: l’importante non è se ci stai ma come ci stai.
Due parole sull’esperienza dello scorso anno di “Pass the mic”, che ha visto coinvolti anche Colle der Fomento, Inoki ed Esa.
A Brescia ad esempio c’erano 5mila persone e fu bellissimo.
Al di là dei numeri comunque è stato bello lavorare con altre persone, una vera “intesa perfetta”
Come vi siete avvicinati all’hip hop?
Quale’è stato il vostro prima contatto con questa cultura?
Sai, quando ero pischello mi sentivo i tuoi dischi per cui mi domandavo cosa ascoltavi quando eri pischello, e voi?
Poi cominciarono ad arrivare quelle compilation electro dove c’era Africa Bambaataa e quello era qualcosa di nuovo. Non c’era nessuno che “reppava” per cui al microfono mi ci misi io (Militant A). Iniziammo a fare jam e ad invitare gli artisti d’oltreoceano come Run Dmc e Public Enemy. Il resto è venuto da sé.
Il “resto” come lo chiama Militant A sono quasi vent’anni di storia musicale e di attivismo politico: Assalti Frontali, quando ancora si chiamavano Onda Rossa Posse (del cui progetto facevano parte anche Brutopop e Castro X) vengono considerati da molti i pionieri dell’hip hop in Italia assieme al progetto bolognese dell’Isola.
Se cercate il rap da classifica, non cercatelo qui.
Se cercate rime facili e banali, non cercatele qui.
Grazie a Militant A, Glasnost, Pol G e Bonnot ovvero gli Assalti Frontali.
Respect.