Mozziconi di sigaretta rendono il marciapiede una striscia di stelle al nylon. Cielo posticcio.
La merda di cane è un lusso, un po’ perché richiama qualcosa di primordiale, e un po’ perchè diventa l’unico pretesto per variare il tragitto. Gente come vagoni merce, carichi di cose e col percorso tristemente segnato. Mete invariabili che cozzano tra loro nella frenesia di un battere di suole.
Grattugia nera e sassosa, violata da gomme dalle più disparate miscele. Varietà infinite per un’unica azione: viaggiare.
Non esiste strada senza bivi, ogni cammino ti vomita addosso la responsabilità di una scelta. Invidio i vagoni merce.
La strada è puzzo di catrame e calore riflesso di un sole malato, è grigio ricettacolo di pioggia fetente, ma non è questo ciò che mi fa paura. È il movimento, natura stessa della strada, a battermi ogni volta.
In strada c’è il giudizio della gente, c’è la solitudine nel caos, ci sono i ritmi da rispettare e le mete, terrore puro per chi, come me, non riesce a muoversi. Ogni percordo un bivio, ogni bivio una scelta, ogni scelta un rimpianto o un pentimento. La mia strada mi cammina sotto, mi scivola ai piedi leggera e tagliente come la carta vetrata. Io la osservo e, solo a volte, mi prendo il lusso di una scossa.
E’ triste, lo so. Qualcuno in me vede grandi potenzialità, vallo a capire.
Io comunque non mi monto la testa e resto qui: utile a tutti ed utile per nessuno. Paradossi legati al contesto, che ci vuoi fare? Mica tutti nasciamo uguali.
Però dicono che stasera sarà un grande giorno per noi; per una volta ci osserveranno, senza distrazione. Saremo eroi.
Una scossa, una ancora, concedetemela, poi passerà il vento e apparterrò nuovamente alla vostra interessata indifferenza.