Una one-night a firma di Clet Abraham. Si può riassumere con queste poche parole l’evento organizzato da OVO arte e cultura contemporanea tra le mura del Nardini Bookstore di via delle Vecchie Carceri.
Le murate ospiteranno questo giovedì, 24 febbraio, la proiezione integrale del documentario The Bridge (2011) di Omid Zarei, video che ripercorre l’intervento pirata a Ponte alle Grazie dell’artista bretone. Ma non è tutto.
Una riproduzione de “L’uomo Comune” sarà installata alle Murate per la sola serata di giovedì 24 febbraio.
A dar vita al dibattito ci penserà la questione dell’Omino Bic scomparso. Dov’è finito esattamente? Se è vero che è stato multato e rimosso, come rivela il tam-tam creatosi sul web, è ammissibile multare la street art? Tutti quanti sono invitati a dire la sua.
Parteciperanno all’incontro l’artista Clet Abraham, il regista Omid Zarei, Massimo Tonietti e Nicola Cecchelli di OVO.
L’aperitivo è offerto da African Sky ristorante lounge bar– Via Ghibellina 3-red, Firenze
Nardini Bookstore,
via delle Vecchie Carceri (Le Murate)
Giovedì 24 febbraio 2011, ore 18.
Qui di seguito la lettera aperta ai fiorentini diffusa da Clet Abraham il 22 febbraio 2011.
Ci sforziamo tanto d’esser diversi, ed è una lotta estenuante quella che compiamo per emergere dalla massa. È un egoismo intrinseco a tutti, come se lo scopo del viaggio fosse quello di raggiungere la meta; meglio se a raggiungerla siamo i soli, perché significa che siamo i migliori.
Così facendo abbiamo smarrito il senso delle cose, imparando ad ignorare tutte le ricchezze che riempiono i nostri percorsi. Emergere non è un virtuosismo, né un atto eroico. Al contrario, accettarsi e viversi è straordinario.
L’Uomo Comune è un tributo al coraggio di chi decide di rischiare, senza la presunzione o l’ossessione d’esser migliore, ma semplicemente valorizzando interiormente l’importanza d’aver compiuto un passo verso l’incertezza. Perché l’incertezza può esser qualsiasi cosa, non ci sono leggi capaci di regolarizzarla, è possibilità pura; l’ingrediente fondamentale di ogni desiderio. Chi cerca le certezze può solo affondare, come granito nell’acqua.
Si è parlato molto dei miei lavori ultimamente, discutendo se definire arte o vandalismo quello che faccio. Sono discussioni a cui non devo partecipare, non è questo il ruolo di un artista. Non voglio difendere il mio operato, né convincere nessuno che quello che faccio lo faccio perché lo considero arte. Ma una cosa, una soltanto, vorrei poterla dire in merito: il cartello stradale è vita, vita pura. È un fiore. Un quadro. Un’icona. È un simbolo capace di frantumare la monotonia dell’asfalto, di concedersi a chiunque nella sua totalità; impossibilitato a nascondersi. Brucia al sole e regala un po’ del proprio colore al tempo e alla pioggia, poi invecchia e muore. È eroicamente normale.
Probabilmente per molti di voi un cartello sarà soltanto un cartello, ferro e vernice utili alla causa urbana. Lo accetto, ma continuo nel mio lavoro. L’uomo Comune è stato rimosso ed era la risposta più ovvia che mi potessi aspettare. Non gli è stato dato il tempo di scegliere, perché, per l’ennesima volta, qualcuno ha scelto per lui. E soltanto una statua, ma rappresenta qualcosa di più importante: è il desiderio di libertà.
Una libertà che qualcuno ha stroncato sul nascere. Firenze un tempo era aperta, era la capitale dell’arte e l’arte è purezza. Il sillogismo che segue è ancora valido, spetta soltanto a noi risvegliare gli animi.