Scopri l'universo
espanso di Gold
Gold enterprise
Goldworld Logo
SARAH CONNOR MUST DIE
EVENTS

Red Zone Calling



Facciamo subito una precisazione, alle 3 e 32 del 6 aprile 2009 qui non rideva nessuno.

La cosa, potrebbe sembrar scontata ma, purtroppo, non lo è.

Non ero mai stato all’Aquila prima del fatidico giorno del terremoto, quindi non chiedetemi paragoni su come era e su come è. Questo non so farlo. Ma una mia idea me la sono fatta.

Non sapevo quindi cosa aspettarmi, da questo Red Zone Calling.

L’evento, organizzato dal comitato 3 e 32, è stato il primo concerto del genere, tenutosi all’interno della zona rossa (l’area, pesantemente militarizzata, all’interno del centro storico della città nella quale non è possibile circolare o tornare ad abitare) dal giorno del sisma, e ha visto alternarsi sul palco numerosi nomi del rap tricolore: Baro dei Colle der Fomento, i Local Heroes ZRK (Zona Rossa Krew), Rancore assieme a dj Myke, Le Bestie Rare (trio dove milita anche l’attore Elio Germano) accompagnati ai piatti da dj Drugo degli Scratchbusters, gli ormai lanciatissimi Broken Speakers e Artifical Kid, interessante progetto che vede la partecipazione del nostro Dj Craim oltre all’aquilano Stabbioboy ed alla voce inconfodibile del Danno.

Non vorrei scrivere un articolo smaccatamente politico, perchè non è questa la sede per farlo. Ma, a due anni di distanza dalla tragedia, e con tutte le parole che son state spese ed i fiumi d’inchiostro che sono stati versati è difficile non avere, per lo meno, un senso di sconfitta. Per non parlare delle telecamere, che dopo aver illuminato a giorno la tragedia, da queste parte non si fanno più vedere.

Come certi giornalisti, del resto, che “tornano a casa” ma solo con la scorta.

Io, qui lo dico e qui non lo nego, il “miracolo dell’Aquila” non l’ho visto.

Il sentimento più diffuso tra gli aquilani è quello della rassegnazione: questa è una città morta ed è come se il tempo si fosse fermato a quel giorno. Certo il fatto che l’intero centro storico sia completamente puntellato non aiuta affatto: è come se il dramma si fosse cristallizzato di fronte ai nostri occhi. Il tempo viene ormai calcolato in “prima del sisma” e “dopo del sisma”, lungo Corso Vittorio Emanuele ci sono le foto delle persone scomparse, le poesie scritte per la città, le chiavi di casa di chi una casa non ce l’ha più. O magari ce l’ha, ma non gli è permesso tornarci. Già, perchè all’Aquila può succedere anche questo.

Mancano le persone.

Facciamo la nostra vasca lungo Corso Vittorio Emanuele, quello dove si fa lo “struscio” per intendersi, ed incontriamo al massimo 30 persone. E c’è il sole. E sono le 5 e mezzo di sabato pomeriggio in un capoluogo di regione. In altre parole: il deserto. Lungo tutto il corso ci sono due bar aperti e due negozi. Tutto il resto è puntellato. Fermo, immobile. Tutte le traverse del Corso sono chiuse, di notte l’effetto è anche peggiore, non si riesce a vedere il fondo. Praticamente un buco nero.

“Siamo andati a Roma, pacificamente, per ottenere i nostri diritti e ci hanno spaccato la faccia a manganellate”. Così si riassume il pensiero di molti aquilano. Con una sensazione di rassegnazione. Molti sono ancora negli alberghi, chi ha potuto ha mollato. Dal giorno del sisma l’Aquila ha perso un terzo della sua popolazione, chiaramente il ceto medio-alto che ha avuto la possibilità di andarse. Quindi, ancha da un punto di vista meramente economico, l’Aquila è un città da riscostruire. I concetti di destra e sinistra sono abbastanza superati per quasi tutte le persone che ho il piacere di incontrare. Le case di Berlusconi esistono, anzi qualcuno confessa pure di trovarvicisi “divinamente” ma hanno dato un tetto soltanto a circa un terzo degli aventi bisogno. Nel frattempo però la storia è andata avanti su due binari paralleli che, in quanto tali, difficilmente si toccheranno ancora: da una parte le televisioni che parlano di una città ricostruita (emblematico, a questo proposito, il caso avvenuto a Forum pochi giorni fa) dall’altra la realtà delle cose, con l’Aquila ridotto ad una citta di periferia, dove tutto quello che è ripartito è all’esterno della città mentre nel centro storico, lo voglio ripetere, NON E’ STATO SMOSSO UN SOLO SASSO DAL GIORNO DEL TERREMOTO.

E non è solo una questione di valore immobile. Si è persa la stabilità, si è andata perdendo la qualità della vita, prima, per dirne una, l’Aquila era vivibile anche a piedi, adesso serve un autobus per fare qualsiasi cosa. E non è detto che quell’autobus ci sia. La gente si è molto divisa, la città è diventata meta per gli speculatori e terreno di conquista per la politica. Per non parlare di quel maledettissimo freddo che in quella città, d’inverno, punge come in poche altre parte d’Italia, spingendoti più verso il divano che fuori dall’uscio. Che sia per manifestare, per ricostruire o semplicemente per prendere un caffè in centro per sentirsi ancora vivi, per far finta, per cinque minuti, che quel maledetto terremoto non ci sia mai stato.

Sulla serata, rigorosamente ad ingresso gratuito e col dichiarato scopo di riportare musica, vitalità, aggregazione e PERSONE nella zona rossa, poco da dire. Bravi tutti, basta la presenza. Baro ha tenuto insieme le fila della scaletta durante i frequenti cambi di palco: i ragazzi di Zona Rossa Krew sono stati i primi a salire sul palco, sotto trovate la loro intervista. “Non ve ne state nelle case – gridano i ragazzi ai loro concittadini – scendete in strada!” . Il pubblico apprezza e gradisce, così come gradisce il binomio rappresentato da Rancore e Dj Myke che hanno lavorato assieme su Hocus Pocus. Molto bella, a questo proposito, la traccia “Lo spazzacamino”. “Le emozioni – suggerisce Rancore – non corrispondono alle visualizzazioni”.

A salire sul palco tocca adesso alle Bestie Rare, formazione capitolina dove milita anche il celebre attore Elio Germano. Il pubblico praticamente impazzisce, hanno testi surreali ma cattivissimi, (“gavettoni di benzina sulla ministra cattiva cattiva”) e vedono il mondo dall’interno della loro gabbia-zoo. Drugo ai tecnici è una garanzia. “Più sono contrario più sono precario” gridano e la gente tributa loro un meritatissimo applauso.

Anche per i Broken Speakers c’è un bel bagno di folla (tra l’altro sono tanti i ragazzi che da Roma si sono mossi per seguire l’evento), i ragazzi ormai sul palco son delle macchine da guerra e snocciolano in circa mezz’ora tutti i loro pezzi più celebri. La chiusura tocca al progetto Artificial Kid che proprio in questi giorni ha girato nel capoluogo abruzzese il video per “La verità RMX” (filmato, appunto, all’interno della zona rossa).

Se non li avete mai sentiti vi siete persi qualcosa: loro miscela sonora è assolutamente unica, risultato derivante dall’incontro fra 3 musicisti proveniente da background profondamente differenti fra loro. Al di là dell’esperienza che è stata per il Danno o per Craim credo che la cosa abbia avuto un valore particolare soprattutto per Stabbioboy, aquilano, che ha riportato la musica del viva nella sua città. Bravo. Bravi tutti.

E poi vi assicuro che veder la serata concludersi col Danno che canta “La porra” dei Sanguemisto, urlata a memoria da tutti i presenti è un’emozione che mille foto non possono raccontare.

Qui sotto trovate le interviste a Stabbyoboy e a ZKR che, in quanto aquilani, forse vi aiuteranno a capire meglio quello che è lo stato delle cose nel capoluogo abruzzese a due anni di distanza dal sisma.

Intervista a Stabbyoboy – Artificial Kid

Aquilano di nascita, Stabbyoboy rappresenta un terzo del progetto Artificial Kid che vede coinvolti anche il fenomeno fiorentino del turntablism Dj Craim e il Danno dei Colle der fomento.

DEIV:Il video di “La Verità” è stato girato nella zona rossa: puoi darci qualche informazione in più sul video? Quando uscirà, chi l’ha diretto, perché è stata scelta proprio quella location, qual è l’idea dietro al video?

STABBYOBOY:Il video uscirà verso la fine aprile, a 2 anni dal terremoto del 2009. Il video uscirà in esclusiva per XL di Repubblica e sarà disponibile anche la nuova versione scaricabile gratuitamente dal sito di XL. Il video è stato diretto da Lidia Ravviso, già nota per aver diretto il video di Clementino “La Mia Musica” che ha riscosso un enorme successo on-line. La Verità è, per quanto mi riguarda, il pezzo più bello di Numero 47 e quale scenografia migliore per un pezzo simile che la più grande menzogna propagandistica del Bel Paese degli ultimi anni: L’Aquila e la sua, mai cominciata, ricostruzione?! Per quanto riguarda l’idea dietro al video, preferisco che rimanga una sorpresa: so che quello che potrei dire avrebbe un effetto di predisposizione al video sul pubblico, cosa che assolutamente Artificial Kid non vuole. Lasciamo parlare la musica e le immagini.

DEIV:Qual è stato il ruolo dell’amministrazione comunale nell’evento Red Zone Calling? Vi hanno agevolato, ostacolato o ignorato?

STABBYOBOY:L’amministrazione comunale ci ha permesso di utilizzare una piazza storica per gli aquilani all’interno del cuore della città antica e no, non ci ha ostacolati, bensì si è occupata anche di predisporre il palco sul quale si sono esibiti gli Artisti che sono intervenuti, gratuitamente, perché quella grande serata, che il 5 febbraio è stata, potesse avere luogo.

DEIV:Quando e perchè nasce il comitato 3e32? Chi ne fa parte? Quali erano gli obiettivi quando il comitato è stato formato e quali sono i suoi obiettivi oggi?


STABBYOBOY:Il comitato 3e32 nasce immediatamente dopo il terremoto. Nasce da persone che sentono immediatamente il bisogno di creare una “rete” di coordinamento e incanalamento per le informazioni verso i cittadini e dai cittadini; una sorta di aggregatore delle realtà che spontaneamente sono sorte a macchia di leopardo sul territorio aquilano che, all’indomani del sisma, avevano difficoltà anche solo nel sapere l’una dell’esistenza dell’altra. Il 3e32 ha creato una “piazza” dalla quale sono nate assemblee, incontri ed esperienze che, a distanza di 2 anni, hanno permesso alla cittadinanza di avere una voce roboante all’interno del coro delle speculazioni e degli interessi personali che una realtà come quella in cui viviamo mette a disposizione di chi guadagna dalle catastrofi altrui.
Ad oggi il 3e32 e il suo sito 3e32.com sono uno dei punti cardinali dell’informazione in entrata ed in uscita da L’Aquila. Ci sono migliaia di persone che seguono il 3e32 anche dall’estero, ovviamente testate giornalistiche e editori di fama nazionale e non solo.
Uno degli obbiettivi ad oggi del 3e32 è quello che è stato il primo obbiettivo: creare una condizione sociale necessaria a riavvicinare e ricompattare una cittadinanza ancora sotto choc per quanto ha subito prima e dopo il terremoto.

DEIV:Come è cambiata L’Aquila dopo il terremoto?

STABBYOBOY:Il terremoto ha demolito non solo i palazzi ma soprattutto un tessuto sociale proprio di una comunità cittadina. Non esiste più nulla di quella che era la vita prima del 6 aprile 2009. Alcune migliaia di persone hanno abbandonato la città e molte stanno meditando di abbandonarla appena possibile. Il progetto C.A.S.E. (la soluzione del governo al sisma) ha creato delle “isole” sparse per la vallata in cui le persone non vivono ma stazionano senza servizi di nessun tipo: persone che abitavano nel centro storico ora si trovano anche a 20/30 km dalla città totalmente scorrelati da quella che era la loro vita prima del terremoto. Per concludere, L’Aquila era la quarta città universitaria d’Italia, viveva di studenti e gli studenti le davano il motore sia economico che sociale, ovviamente tutto questo sta scemando sempre più velocemente.

DEIV:E la tua vita, di ragazzo aquilano, nel quotidiano, dal prendere l’autobus al trovarti coi tuoi amici, com è cambiata?


STABBYOBOY:Io abitavo a Roma prima del sisma, malauguratamente ero a L’Aquila la notte in cui è successo il fattaccio e a distanza di tempo ho sentito necessario tornare a vivere a L’Aquila anche per stare vicino alla mia famiglia ed aiutarli, per quanto possibile, a capire come affrontare il problema. Ad oggi la mia vita è casalinga. Ho la fortuna di lavorare con la mia passione, la musica, e passo l’intera giornata nel mio studio che si trova appunto in casa mia. Esco di rado e quando lo faccio vivo con amarezza l’evento perchè passeggiare in una porzione di quella che era la città che mi ha dato i natali e vedere l’altra grande porzione “ingessata” e spenta, alla mercee degli agenti atmosferici, è quanto di più desolante una persona possa vivere. Pensate cosa fareste voi in una città che non è più una città, dove non si può andare dove prima si poteva, dove non sai che fine abbia fatto il bar in cui facevi colazione o il tuo caro amico che abitava alla porta di fianco alla tua, dove ci sono camionette dell’esercito a presidiare qualsiasi via diversa da quella che ufficialmente si deve percorrere.


DEIV:Cosa pensi quando vedi com’ è stata raccontata la storia in tv?

STABBYOBOY:Penso che i regimi si rinnovano e si perfezionano. In questi giorni la Libia è insorta e dopo le migliai di morti documentati l’ex dittatore Gaddafi ha detto in un video di 90 minuti che non è vero nulla. Mentire è un lavoro redditizio per chi ha il potere tra le mani soprattutto quando chi ha il potere è in grado anche di gestire la distribuzione delle menzogne etichettandole come La Verità.

DEIV:Che succederà adesso? Quale credi che possano essere i possibili sviluppi futuri della situazione aquilana?

STABBYOBOY:Adesso succede che le persone continuano ad essere insofferenti per quello che succede qui e per come , quello che succede qui, viene distorto all’esterno per farlo apparire diverso. Le istituzioni locali non sono all’altezza del problema a mio avviso e a livello nazionale stiamo passando come dei “rompi coglioni ingrati”. Il problema è che la democrazia in Italia è soltanto una parola sul vocabolario e si confondono i diritti con le concessioni: se alzi la voce per quello che ti spetta di diritto sei un ingrato. Vogliono che la gente stia in silenzio, il problema è che ci sono persone che hanno perso tutto, dagli affetti agli averi, e non avendo altro da perdere non si intimorisce nemmeno di fronte alle minacce e ai manganelli delle squadre anti-sommossa della polizia. 


Intervista a Zona Rossa Krew

Il gruppo si compone di 3 mc Keso, Nasty e Collasso e di 3 dj Beez, Keno e Eman.

DEIV:La Krew nasce col terremoto?

ZONA ROSSA KREW:Noi siamo la Zona Rossa Krew. Il progetto nasce dopo il terremoto, comunque eravamo già tutti attivi sulla scena, ma ci muovevamo singolarmente. Dopo il terremoto ci siamo rincontrati e da quel momento è nato il desiderio di fare musica assieme.

DEIV:Avete registrato qualcosa?

ZONA ROSSA KREW:Abbiamo fatto “Voci dal cratere” che è il nostro primo cd dove collaborano anche altri gruppi abruzzesi. Si può scaricare da zonarossakrew.altervista.org/vocidalcratere.rar e poi un altro cd “L’Aquila la città dei matti” che però vendiamo ai nostri concerti. E poi c’è un lavoro con Collasso che potete trovare su www.collasso.net.

DEIV:Voi collaborate col comitato 3e32?

ZONA ROSSA KREW:Alla grande! Vogliamo ringraziarli perchè ci hanno dato tante opportunità per suonare: lo stesso disco “Voci dal cratere” nasce da quelle esperienze e serviva anche per spingere i concetti di quel comitato.

DEIV:Com’ è cambiata la vostra vita dopo il terremoto?

ZONA ROSSA KREW:Io personalmente mi sono spostato a Coppido che è un paese fuori dall’Aquila. La mia casa è stata dichiarata inagibile e quindi non posso tornarci. Sto in affitto, mi arriva “l’autonoma sistemazione” che è un contributo minimo di 100 euro (al mese) che però non copre neanche la metà dell’affitto che pago ed io sono anche fortunato perchè di solito si paga di più. Poi la vita si è decentrata, non c’è socialità, le new town sono periferiche, non c’è più una centralità in questa comunità. Ci sono i ghetti adesso.

DEIV:Cosa pensate quando vedete a come il fatto viene raccontato in tv?

ZONA ROSSA KREW:Molto male. Il dolore viene spettacolarizzato mentre invece non viene fatto vedere il meccanismo politico e sociale che c’è dietro al terremoto.

DEIV:Secondo voi la situazione come si evolverà?

…..attimo di silenzio.

Hai fatto la domanda tabù mi dicono i ragazzi.

Qui le risposte si differenziano, le voci si accavallano, ognuno dice la sua, ma con poca convinzione.

ZONA ROSSA KREW:Non ci sono i presupposti per rispondere adesso. Il centro dell’Aquila può essere che diventi una capitale del “turismo pessimista” come Pompei, oppure può essere che ci lascino esattamente così, oppure, che ne so? Non te lo so dire anche perchè, comunque, non hanno ancora pensato al restauro degli immobili, hanno solo pensato a costruire ex novo.

Credo che questa frase, bene o male, dica tutto.

Le foto sono di Emanuela Nuvoli.

Per maggiori informazioni www.3e32.com