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Uno contro uno Roma batte tutti – Scene latitanti



Sì, è un titolo decisamente provocatorio, ai limiti dell’offensivo direi, ma si sa: nella giungla urbana dell’hip hop bisogna andare oltre le punchline, perché spesso sono funzionali a trasmettere messaggi ulteriori. Inoltre sono giustificato dal fatto che il suggerimento arriva da una recente conversazione con dj Fastcut. Datemi del corrotto, ma rifatevela con lui. Prima però lasciatemi esporre le ragioni per cui ho scomodato la citazione del brano di Mr Phil con i Roma Allstarz e sto rischiando di sembrare uno scrittore di parte (che poi sono fiorentino) per scrivere questo articolo. Vi direi che la reale intenzione sia quella di rendere un merito alla scena romana (di cosa lo vedremo fra un po’) senza per questo denigrare le altre, ma sarebbe una palese menzogna. Sono ben consapevole che credito e discredito sono facce della stessa medaglia in questo ambiente, “per ogni sfizio uno screzio” direbbero tu sai chi, ma la cosa mi va bene e cercherò di usarla a mio vantaggio. Quindi, se avete seguito il filo logico del discorso, avrete capito che mi trovo costretto a denigrare le altre scene, contro la mia volontà di scrittore politicamente corretto.
Ci avrà creduto qualcuno?
Poco importa, andiamo al sodo. La situazione è la seguente: l’Italia, a mio parere, è punteggiata di scene fake, popolate da artisti fake che producono musica … completa la frase. Lungi dal  sostenere che anche a Roma non vi siano figure musicalmente cancerogene, ma ai fini del risultato contano i personaggi positivi. Allo stesso modo, non sto dicendo che tutte le scene siano delle vetrine, chiariamoci: il principio dello yin e yang vale ovviamente per ogni cosa. Un elemento da rilevare, però, c’è ed è evidente: la scena romana è quella che con maggiori quantità e qualità media sta portando avanti questa cultura. E non c’è generazione che tenga, anche quei rapper che sono venuti dopo i novanta ma prima della new age, incastrati tra due mondi opprimenti ed opposti, hanno fatto la loro arte senza dare troppo occhio a visualizzazioni, like e dicerie. Emblematica la frase dei Lucci nei Brokenspeakers, appartenenti a questa difficile prole, “ che sfiga regà l’hiphop è morto proprio quando ho cominciato io ma mica me ne so accorto, sarà che suono troppo, sarà che ho scritto troppo, sarà che de chi parla ma non fa io non me ne preoccupo”. Ho un debole per questo menefreghismo tipicamente romano. Ma andiamo ai giorni d’oggi, dato che il mio discorso vale unicamente per il presente, questo è importante. Ho fatto un piccolo dialogo interiore -tra me e la platea degli altri me stessi- di cui vorrei condividere con voi i momenti salienti per aiutarvi a ripercorrere il percorso logico del tutto. E’ andata più o meno così:
Me: “ Ragazzi quali sono i dischi più attesi di quest’anno?”
Me stessi: “Colle der fomento, Fastcut con Dead poets 2, Noyz Narcos, Mezzosangue con Tree- roots and crown, Lucci & Ford con Shibumi”
(nota, i me stessi rispondono in coro e con un tono simile agli angeli della Lavazza di Crozza)
Me: “ E di dove sono questi personaggi?”
Me stessi: “ De Roma”
Me: “ Mh, ok. Tutti eh?”
Me stessi: “ Tutti i cazzo de gggiorni”
Me: “Minchia simpatici, però in effetti involontariamente nelle mie interviste, noto di aver incontrato ad oggi il Danno, il Lucci, Lord Madness e Fastcut. Non ci avevo pensato fino a questo momento…”
I me stessi annuiscono in modo inquietante: “ Yessa!”
Me: “ Ora che ci penso, a stare sui social e spotify i rapper seri e di successo stanno a Milano -almeno così mi dicono- però se si guardano i tour e i live la situazione è diversa. Beh, tolti i Claver Gold e Fabri Fibra della situazione, la grande maggior parte di quelli che si muovono per tramettere la propria musica sono burini”
Me stessi: “Yessa! Ah no c’è Egreen!”
Me: “ Cazzo, Fantini! Va beh ma lui è l’eccezione costante, il nostro fuoco greco, non può essere usato per fare un sondaggio dai. Comunque, obiettivamente, dove sarebbe il rap italiano se non ci fosse Roma? Pur con tutti i suoi difetti, forse ci stanno veramente salvando il culo”

Il dialogo si è poi spostato su temi futili come “Chissà se Masito si taglia i capelli o è pelato” oppure “Ma la Dpg esiste ancora?”, ma questo non è interessante. In ogni caso, così è nata la mia riflessione, qui riportata in modo fastidiosamente qualunquista e con un tono di pessima ironia. La vera riflessione, infatti, la dovete fare voi. Quando Fastcut mi ha detto “Ah broder, ma guarda che se ce pensi uno contro uno Roma batte tutti , non ce so’ storie, secondo me dovresti scrivecce quarcosa”, ero scettico, ma poi ho cambiato idea, credendo che dietro questa frase apparentemente facile si nascondesse un messaggio fondamentale. Neffa rappava “ Rappresento la cultura che si muove” perché l’hip hop non può stare fermo, nato tra strade e palazzi, tra fughe ed assalti, portatore di idee che vengono gridate dentro un microfono su un tempo ritmato e scratchato. Le scene nascono spontaneamente, tramite l’incontro di talenti che vogliono fare a gomitate sui palchi per condividere la propria musica con più persone possibili, generando sì lotte e contrasti ma prima di tutto identità. Tolgo la maschera: il mio messaggio è per Milano, città sprofondata per sua stessa mano, ma fondamentale per il rap. Non ho niente da aggiungere. La vera riflessione la fate voi ascoltatori sostenendo gli mc e i dj, ma anche loro con le loro scelte. Se ciò sarà fatto bene, tutto questo potrà andare avanti, la strada alternativa la stiamo già assaggiando. Capitelo e impegnatevi per il presente e il futuro del rap, ponendo i vostri cuori in prima linea, fatelo per voi e per noi che grazie a questo ci illuminiamo.

In definitiva, solo chi ha la coscienza pulita potrebbe giustamente avere risentimenti per questo articolo, ma entrambi condividono lo stesso ideale di rap. Con ciò dovrei essere riuscito a scamparla.
Grazie per l’attenzione, ci vediamo venerdì prossimo!