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MUSIC

Viola (quasi 9 anni!) intervista Zatarra



La mia è una famiglia interattiva. Siamo in tre, ognuno con le sue passioni ed i suoi interessi, ma condividiamo tutto.

Al di là degli impegni di lavoro miei e di mia moglie Lucia (con la quale, fra l’altro, condivido anche l’ufficio!) e di quelli scolastici della nostra quasi noveenne Viola, la mia militanza hip hop si mischia naturalmente agli interessi di mia moglie ed influenza il crescente bagaglio culturale della nostra bimba, che oltre a convivere con le nostre passioni ne coltiva di proprie, come l’equitazione.

Quindi accade che oggi si vada insieme a veder cavalcare la nostra piccola amazzone, domani ci si infarini come mugnai cercando di aiutare Lucia nella preparazione di una nuova ricetta, e dopodomani si vada ad una festa dove mi hanno lasciato un posticino per dipingere.

Detto questo, non sorprende il fatto che l’altro giorno, parlando a tavola, quando ho accennato all’uscita del nuovo album di Zatarra, tanto mia moglie che mia figlia, sapessero di chi stavo parlando. Mentre dico loro che ho sentito l’album in anteprima e che sto preparando un’intervista, Viola mi fa:”Papà, gliele posso fare io le domande?”

D’istinto stavo per dirle che non era il caso, ma qualcosa mi ha trattenuto. Avevo il timore di proporre domande scontate già fatte in una mia precedente intervista – la trovate Qui-, e mi sono detto: ma se Zatarra ha battezzato il suo ultimo lavoro “Bambino“, chi meglio di un bambino quindi può intervistare Zatarra?

E allora ho risposto:” Sì, Viò, le fai te le domande!”
Tanto non è lui quello che lavora coi bimbi? Meglio di così!” conferma Lucia.

Le ho fatto ascoltare l’album in macchina, canzone per canzone, mentre andavamo a scuola, al maneggio, a fare la spesa… Ecco cosa ne è venuto fuori!

Viola- Ciao Zatarra, sono Viola, ma te ti chiami davvero Zatarra?
Mirko- No Viò, si chiama Marco..
V- Anche mio cugino! Come mai quando canti ti chiami Zatarra?
Ciao! Mi chiamo così perché tanti anni fa uno dei miei amici d’infanzia rimase affascinato dal film “Conte di Montecristo” (del 2002 mi pare), dove Edmond Dantès, il protagonista, sconfigge un pirata e prende il nome di Zatarra, prima di ritrovare il tesoro indicatogli dall’Abate. Finalmente mi dette un soprannome adatto al mio look piratesco, tra bandane e capelli lunghi e barba, pensa che prima mi facevo chiamare “El Double M”…

M- Prima canzone, “Libera”. Senti, parla di graffiti…
V- Ti piacciono i graffiti? Dipingi o hai mai dipinto?
Adoro il writing e la street art, sì, decisamente. Agli inizi mi sono anche divertito con qualche “tag” e qualche “puppet”, poi ho messo tutto in stand-by. Tuttavia, in questi mesi, ho deciso di tornare a bombolette e marker, e pensa che a fine agosto vado a Helsinki a dipingere un muro in occasione di un Festival Indipendente. E ti consiglio di cercare su internet una bravissima street artist spagnola, di Valencia, mia amica, Julieta.

V- Ma in quante lingue canti? Le sai tutte?
Cinque lingue sì. E le ho usate tutte perché quest’arte deve considerarsi internazionale oltre che libera. Italiano e francese le considero ormai nel sangue entrambe, lo spagnolo l’ho imparato nei miei viaggi tanti anni fa, l’inglese ormai non puoi non parlarlo da vent’anni a questa parte, e il portoghese lo coltivo da tre anni. Tutte però hanno in comune la modalità di apprendimento, e cioè la “strada”: zero libri di grammatica!

M- La prossima è “Bambino”, che dà il nome all’album!
V- In che senso c’è un bambino in te e vuoi che ci resti?
Nel senso che non mi sento adulto, o meglio, non un adulto come oggigiorno gli adulti si atteggiano. Ho sempre voluto conservare dentro di me una parte giocosa, istintiva, senza pregiudizi, sincera, per vivere meglio, per non sentirmi come quelli che invece certe caratteristiche le hanno perse molti anni fa. È così che resto bambino, ed è così che si vive meglio e più a lungo. Dai bambini c’è solo da imparare!

M- Ora c’è la prima posse track…
V- Possecheee?!?
M- Posse track, una canzone con molti rapper! Questa si chiama “Di tutti parte 1”.
V- Zatarra, c’è anche la parte 2?
M- Sì, te lo dico io, dopo c’è!
V- Questa è una femmina che canta! Grande!!!! Chi è? È brava!!! Chi sono queste che cantano con te qui?
Le prime due sono le “Dmar Rap” , i loro nomi sono Amane e Mai, sono palestinesi, e cantano con me cosa è per loro “Di tutti”, cosa fa parte dei beni comuni. Loro hanno di che parlarne, visto che la loro terra è da sempre invasa! Poi ci sono io e nell’ultima strofa c’è Millow, una ragazza mezzosangue (italo-cilena) della provincia di Siena, che ha fatto parte dell’ultima versione del mio Laboratorio rap “Lo StRAPpo” e di “Streets’ SonGs”, progetto dello scorso anno: è forte e funky!

M- Ora c’è “Il Bianco e il Rosso”…senti, racconta di sé come se fosse un equilibrista…
V- Sì, ma perché bianco e rosso?
Questa è una delle storie raccontate nel disco. Non sono io, è la storia di un bambino, senza nome, “diverso”. Che canta in arabo nella intro, che un attimo prima è triste e un attimo dopo è felice, e che viene adottato da un circo che diventa la sua famiglia. Ecco perché bianco e rosso, come il tendone. E poi saprete di più con l’uscita del video!

V- “B blio”?! (Legge il titolo sullo schermo dell’autoradio)
M- Sì, senti, parla di libri e biblioteche!
V- Come quella a scuola, io ci sto leggendo uno di Geronimo Stilton che non ho a casa…
M- E quando lo leggi? A scuola?
V- Sì, a ricreazione! Io e l’Alessia si legge spesso! Te che leggi? L’hai mai scritto un libro?
Io leggo di continuo! Romanzi noir soprattutto: il mio autore preferito di sempre è Jean-Claude Izzo (che cito a fine strofa in “B-Blio”) e di quelli attualmente in vita mi piace molto Jo Nesbo. Ma adoro leggere libri per ragazzi, come quelli di Gianni Rodari e Italo Calvino. E poi riviste di street art, di basket e fumetti (ti consiglio “Sprayliz” di Luca Enoch ma con lettura “guidata” da parte di un genitore, può aiutare nella consapevolezza di certi concetti della realtà dei “grandi”).

M- La prossima è “Jack e Bianca”…
V- Jack era il cane dello zio Massi! Non ho capito tanto bene perché canti veloce, me la spieghi? Perché va via Jack e non torna?
Canto veloce perché è la musica che me lo chiede: ho scritto questo pezzo con una metrica e una struttura diversa (3 strofe da 8 barre). Anche questa è un’altra storia raccontata nel disco, ispirata alla realtà. Jack va via perché scappa, perché è sempre stato abituato a scappare senza mai fermarsi e prendersi delle responsabilità. Ne combina una dietro l’altra, e l’ultima è veramente grossa, e ci rimette Bianca, che ha avuto solo la colpa di essersi innamorata del ragazzo sbagliato. L’invito finale è per tutte le ragazze, di avere “occhio”…

M- Questa si chiama “Cuore”..
V- Come mai la ragazza canta in napoletano? Mi piace!
Il dialetto napoletano, foneticamente, assomiglia molto al francese, j’adore! Il pezzo è stato pensato e scritto a Napoli, che ho cominciato a frequentare grazie agli aggiornamenti professionali da educatore musicale. E la ragazza me la sono cercata napoletana ma non cantante professionista (così come le altre due ragazze presenti nella intro), tutt’altro, proprio perché volevo che si capisse che in questa canzone conta il cuore più della tecnica, della forma, più di tutto. Come a Napoli!

V- (ride) Ma è scritto male! È mercoledì, non “Marecoledì”!
M- No no, è proprio così il titolo! Sentiamola così magari capiamo!
V- Ahhhh!!! Mare e mercoledì, insieme fa marecoledì!! Ganzo!! Papà andiamo al mare?
M- Viò, sta piovendo e ti sto portando a cavallo, ti pare?
V- Quella all’inizio è la tua bimba? Che classe fa? Vi garba il mare vero?
Esatto, quella all’inizio e alla fine è mia figlia Agata. Fa la scuola materna, classe intermedia, a settembre farà l’ultimo anno. Ormai è abituata allo studio di registrazione, questo disco lo sa cantare più lei di me! Il mare è parte di noi (ed è donna “il mare è una femmina ardita che cura e conserva”), e qui racconto in maniera poetica uno dei tanti “marecoledì” di quando la vado a prendere a scuola e filiamo verso Castiglione della Pescaia, il “nostro” mare.

V- Te ci sei mai stato all’Elba? Io adoooro l’Isola d’Elba!
Incredibile ma vero: Zatarra non è mai stato all’Elba. Ma a Montecristo sì!

M- “Luoghi comuni”…
V- Comuni? Martedì le maestre ci portano al comune a vedere quelli che ci lavorano…
M- Non comune nel senso del Comune, Viò, comune nel senso di normale…
V- Marco, non ci ho capito una x, me la spieghi?

“I bambini sono dei rompiscatole”, “gli adolescenti non hanno voglia di far niente”, “le donne non sanno guidare”: questi sono luoghi comuni, cioè quando gli adulti dicono le cose solo perché le sentono dire da altri, senza conoscere davvero le situazioni di cui parlano. E in questa canzone, insieme a coach Marco Crespi e a Dj Uncino, facciamo capire che noi siamo oltre. Oltre i luoghi comuni, appunto.

M- Questa si chiama “Niente di più”…
Lucia- No queste non me le devi far sentire che lo sai mi prende il magone! È come quella lì di coso, dai! (Parla di “Arrivi, stai scomodo e te ne vai” di Dargen D’Amico)
V- Perché mamma?
L- Perché dice cose troppo belle!
V- Ma qui fai finta di essere la tua bimba che parla con te o sei te da piccolo che parli col tuo papà?
Anche questa è una storia raccontata, ispirata alla realtà, non di uno ma di tanti bambini che conosco durante il mio lavoro, negli asili nidi e nelle scuole materne. Spesso i padri non pensano a cosa davvero vuole e a cosa tiene il/la proprio/a figlio/a. Neanche mio padre ci pensava. 

M- Ecco “Di tutti parte 2”, la volevi prima…
V- Sì, ma qui sono italiani! Chi sono?
Tutti amici. Come ogni featuring adoro condividere momenti insieme. In ordine: Dope One da Napoli, Shaka Gius da Potenza (la mia spalla sul palco e coi Lab), Zelda da Bolzano, Il Contagio da Lecco, Erre Sixteen dal Wildarno.

M- Ecco l’ultima, “Yo Bella Ciao”. Già dal titolo mi garba…
V- Perché papà?
M- Perché….
(Qui riprendiamo un discorso aperto più volte, dove io e mia moglie le abbiamo parlato di guerra, resistenza e fascismo. Ne parliamo spesso, perché se su molti aspetti dobbiamo lasciare crescere libera nostra figlia anche su terreni per noi inesplorati, su altri, come questo, la strada giusta è e deve essere una soltanto, ed è nostro dovere di genitori indicargliela.)

Prendo la parola per ringraziarti di questo brano, una presa di posizione chiara, un esempio per chi, come te, fa musica ma al contrario di te non si rende conto del ruolo pedagogico che sta rivestendo. Vuoi aggiungere altro su questo pezzo?
Hai centrato bene l’obiettivo, non mi piace l’ignavia. E visto che abbiamo un microfono, usarlo bene è il minimo. Oggi non ci si rende conto di quanto chi ci ascolta venga condizionato, anche indirettamente. Scrivere di bevande gassate, pasticche, sostanze stupefacenti, falsa vita, porta al disfacimento della società del domani. Aggiungo solo di ascoltare bene le tre storie, una per strofa, di ieri, di oggi e di domani, dove i protagonisti sono sempre dei bambini. Cresciuti.

M- Domanda tecnica mia: in questo album credo di aver notato l’influenza di alcuni artisti del panorama hip hop italiano sulla tua scrittura, è così o ho preso un abbaglio? Se mi sbaglio, cosa influenza il tuo processo creativo?
Nessun abbaglio. Secondo me tutti siamo, direttamente o indirettamente, influenzati da ciò che ascoltiamo, leggiamo, vediamo. E viviamo. E parlo di arte in generale. Io non ne sono esente, ovviamente. E direttamente attraverso citazioni (letterali o di stili) o indirettamente (per metriche) in “Bambino” puoi ritrovare qualcuno e qualcosa. Facciamo così, una te la dico io e una ci pensi e poi me la dici tu: in “Luoghi Comuni” c’è una citazione/omaggio di stile caparezziano…

V- Ma le rime ti vengono così o le cerchi da qualche parte?
M- Viola! Ma secondo te?!?
V- Te le inventi da te? Allora sei bravo! Ciao Zatarra!

Per me è necessità scrivere, comporre e cantare. E pensa che oggi c’è davvero chi non se li scrive i testi! Brava per le domande e grazie a tutti!