Oggi parliamo di Molise e di gatti.
Per chi non lo sapesse, il Molise esiste ed è una regione italiana a statuto ordinario dell’Italia meridionale di 308 696 abitanti, e con capoluogo Campobasso. Confina con l’Abruzzo a nord, il Lazio a ovest, la Campania a sud ovest, la Puglia a sud est ed è bagnata dal Mar Adriatico a est. Non che queste cose le sapessi, ma wikipedia sÌ, e quindi ne approfittiamo.
A confermare che il Molise esiste ci pensano Skerna & Aperkat, due baldi giovani che con la loro musica varcano i confini della regione, che nacque nel 1963 per distaccamento della provincia di Campobasso dalla regione Abruzzi e Molise (ci ho preso gusto). Audizioni per Un Gatto Nero (ecco i gatti che dicevo prima), il loro primo album, è finito per puro caso mel mio stereo, ed i suoni che hanno solleticato i miei timpani mi hanno particolarmente colpito, tanto da spingermi a proporre un’intervista per sapere qualcosa di più di questo interessante duo.
Skerna & Aperkat, sarò onesto: fino a qualche ora fa non avevo idea di chi foste, ora ho il vostro disco nelle cuffie dello stereo! Volete presentarvi?
Ciao Mirko, piacere di conoscerti e innanzitutto volevamo ringraziarti, essere nelle cuffie del tuo stereo ci fa molto piacere. Siamo un duo “classico” producer/rapper di origine Molisana; le nostre strade si sono incrociate qualche anno fa, quasi per caso, abbiamo deciso di fare un primo pezzo insieme, da quella prima collaborazione è nata “Non è il disco dell’anno”, il risultato è subito piaciuto ad entrambi e da lÌ abbiamo iniziato a condividere questo progetto e ad identificarci in un duo e non più in singoli artisti; ora siamo grandi amici e crediamo che questa sia una componente fondamentale per andare avanti assieme.
“Audizioni per Un Gatto Nero” è il vostro disco d’esordio, un titolo piuttosto singolare: cosa sta a significare?
Scrivendo le varie tracce del disco ci siamo resi conto che “l’immagine della sfortuna” accomunava in qualche modo tutti i brani, ma non volevamo trasmettere l’idea di rassegnazione, anzi volevamo “condannare” l’idea di arrendevolezza alla sfortuna, che troppo spesso, diventa un capro espiatorio per mascherare le mancanze che ognuno di noi ha rispetto al suo senso del dovere. Pensando alla sfortuna come leitmotiv del disco ci è venuto automatico identificarla nell’immagine del gatto nero; Aperkat (che ha una grande passione per il vintage) ricordava di aver visto una foto scattata ad Hollywood nel 1961 poi intitolata “Audizioni per la parte di un gatto nero”, dove una moltitudine di persone era in fila, con tanto di gatto nero tenuto al guinzaglio, per far sostenere al proprio felino il provino per un riadattamento cinematografico del racconto “Il gatto nero” di Edgar Allan Poe. Nessuno di quei gatti ottenne la parte, che venne poi affidata ad un “gatto professionista” non presente quel giorno; ci è sembrata l’immagine perfetta per descrivere il punto di partenza del concept del disco.
Il gatto ricorre spesso nelle immagini raccontate nel disco, così come nel video appena uscito. Cosa vi lega così tanto ai gatti?
Noi siamo Molisani, eh sì… proprio Molisani… La nostra regione è spesso vista come una terra con molto poco da offrire, sfortunata, dimenticata da dio; noi sappiamo che la realtà è molto diversa, la nostra è una terra ricca di talento è di voglia di fare, quindi, da molisani, ci sentiamo un po’ i gatti neri del bel paese.
Partite mettendo le mani avanti, infatti il nuovo estratto dall’album è “Non è il disco dell’anno”. Siete modesti o “ci state a pijà per il culo”?
Emmm… un po’ e un po’, “Non è il disco dell’anno” è una traccia che si “schiera” e ironizza su quello che ormai è diventato il “rapper” nell’immaginario collettivo. Siamo consapevoli di avere delle sonorità completamente diverse dalla maggior parte delle uscite attuali legate al mondo “mainstream”, ma allo stesso tempo siamo convinti del nostro percorso artistico e della nostra musica. Non abbiamo i numeri degli “artisti major”, ne siamo coscienti, ma non ci interessa, siamo felici e convintissimi di quello che facciamo; “Non è il disco dell’anno” dice questo: “quelli che vedete nel video, ascoltate nel disco, siamo noi, non i nostri personaggi; se cerchi il rapper con collane, soldi, donne, macchine ecc. non lo troverai, se invece hai voglia di ascoltarci allora: welcome! Benvenuto a casa nostra”. Dobbiamo dirti che nel perseguire questo obiettivo RedGoldGreen è stata magnifica, non ci siamo sentiti un prodotto da lanciare sul mercato ma ci sentiamo artisti liberi di esprimersi, ovviamente accompagnati dal loro fantastico lavoro.
Il disco suona che è una meraviglia, produzioni vivaci ricche di sample, sulle quali le metriche danzano a tempo con contenuti mai banali. Il risultato mi riporta alla mente suoni che non si sentono dai tempi de Gli Inquilini. Quali sono i suoni a cui vi ispirate?
Siamo lusingati del paragone. Siamo cresciuti consumando dischi di artisti più disparati, dalle folgoranti produzioni di J Dilla, alle “bizzarrie” di Madlib, dal rap di Mos Def e Krs One, passando per tutt’altro, per il sudore di James Brown e la struggente voce di Billie Holiday, la poetica di De Andrè, il cinismo ironico di Guccini e le magiche note di Louis Armstrong. Tra noi due c’è una distinzione “netta”, inevitabilmente uno è più legato alla parola e l’altro allo sviluppo dei beat, la cosa sorprendente è che ci ritroviamo sempre, o quasi, con la stessa opinione su ciò che amiamo e ciò che ci ha influenzato musicalmente, ci arriviamo da strade diverse, ma ci emozionano le stesse note. Sappiamo che i termini di paragone sono altissimi ma speriamo che alla fine tutto ciò ci abbia permesso di plasmare qualcosa che spaziasse dal jazz al cantautorato senza però dimenticare i principi che contraddistinguono la cultura che “ci ha cresciuti”, il caro vecchio Hip Hop… che poi… è così vecchio?
Ho accennato ai contenuti, in questo album trattate temi leggeri con ironia ma toccate anche argomenti più pesanti con la dovuta serietà. Qual è il brano al quale siete più legati?
Siamo contenti che i messaggi che vogliamo lasciare arrivino, per noi è importante trasmettere a chi ci ascolta quella che è la nostra visione del mondo; tutti i testi partono dal nostro quotidiano, sono l’estremizzazione artistica di episodi in cui siamo stati coinvolti, rappresentano la nostra visone sul mondo, sviluppatasi nell’attimo in cui ci siamo fermati ad osservalo prima di riprendere la corsa sfrenata della realtà che lo caratterizza. Per quanto riguarda il brano a cui siamo più legati, è difficile da dire, su due piedi ti diciamo “Non è il disco dell’anno”, alla fine è partito tutto da li.
Al vostro fianco troviamo diversi featuring, ci presentate chi ha collaborato con voi alla realizzazione dell’album?
La maggior parte delle collaborazioni sono di artisti/amici con cui condividiamo l’amore per la musica da moltissimi anni. Doctor Planner, Qael, Ste Poet, Stray e Janahdan sono campobassani come noi, sono la nostra “ballotta”, era inevitabile per noi non inserirli nel nostro disco d’esordio, siamo i loro primi fan. Fulvio Gramegna è un bassista che stimiamo moltissimo, è stato fantastico nell’interpretare i vari pezzi, trovando ogni volta il giusto groove. Francesco Cipullo, Fabrizio Russo, Eleonora Moro e Riccardo Gentile Lorusso sono musicisti con la “M Maiuscola”, apprezziamo moltissimo tutti i progetti di cui fanno parte e ci hanno dato una grossa mano nel “materializzare” il sound che volevamo. Shark Emcee, Natty Dub e Shiny D, sono gli “outsider”, in realtà ognuno di loro ha già un identità aritistica precisa, volevamo che quell’identità si riversare nelle tracce fatte con loro.
Cosa c’è nel futuro di Skerna & Aperkat?
Questo disco è un punto di partenza… suona come una frase fatta… noi siamo “dipendenti” dalla musica, siamo alla costante ricerca di nuovi stimoli e nuove idee che ci permettano di sviluppare la nostra identità. Crediamo che attraverso il disco si possa arrivare quasi a “conoscerci”, però abbiamo ancora tanto da raccontarvi. Siamo molto fieri di “Audizioni per un gatto nero”, sappiamo che la strada è ancora lunga e abbiamo tanta voglia di percorrerla, aspettatevi di tutto.
Trovate il disco su iTunes e su spotify, non lasciate che il gatto vi scappi prima di averlo ascoltato!