12 e 13 giugno, Firenze ospita Noyz Narcos e il team Propaganda per concerto del tour “Enemy” e il lancio della nuova linea del marchio. A casa nostra, non potevamo astenerci dal passare per un saluto.
A JOINT WITH Noyz Narcos si svolge proprio durante la festa di Propaganda, fortuna che Gold era invitata. Tutto l’iter dell’intervista, dall’ingresso nel locale alla stretta di mano finale ha una doppia chiave di lettura. Davanti a voi c’è il prodotto finito di un progetto che investe l’hip hop e la tecnologia virtuale, carico dei valori e l’attitudine che contraddistinguono il nostro modo, ma anche l’esperienza di un ragazzo cresciuto con la musica di Noyz che si impone di restare composto e professionale al punto giusto, fintanto che la sua maglietta recita la scritta Gold. Che voi siate navigate hip hop head o giovani, a seconda di come vivete la musica leggerete questa esperienza visiva con due approcci differenti e vanno entrambi bene. Io, d’altronde, la vedevo contemporaneamente nell’uno e nell’altro, spaccato a metà com’ero.
Dopo un po’ di chillin’ all’aperto, in cui ho provato a fargli qualche domanda preliminare per sciogliere sia me che lui, siamo andati all’interno. Il tempo era volato quindi dovevo amministrare bene le mie cartucce, abbiamo optato per tre domande. Con esse ho cercato di riassumere la sua carriera, il suo cambiamento interiore nelle diverse fasi, la sua percezione del rap e, infine, la sua eredità. Siamo tutti figli di qualcuno d’altronde.
Che dire, spero vi piaccia, c’è sotto il lavoro di molte persone oltre al mio. Fateci sapere se stiamo andando nella direzione giusta, accettiamo suggerimenti, ma a li seguiamo a nostra discrezione.
Grazie Noyz, Andrew e tutto il team Propaganda per la grande gentilezza e amicizia dimostrata. Grazie a Sasan Bahadorinejad per la regia e il montaggio, a Omar detto Gold aka il grande capo per la forza diplomatica che mette a disposizione in ogni progetto.
Grazie a Mattia di Marcantonio aka The Dead Body per il logo di AJW e Benedetta per le foto e il supporto.
Foto copertina Keeho Casati.