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INTERVISTA A WARIOS: ”Le mie radici sono i Graffiti”



Benvenuti nella nuova rubrica Gold: Behind The Writer.

“Behind The Writer è un progetto che nasce dalla voglia di conoscere e dare voce a coloro che di notte e di giorno smuovono il grigio del nostro mondo”

Il nostro viaggio nel mondo dei Graffiti inizia con un ospite speciale, ho avuto l’onore di fare una chiacchierata con Warios, artista, calligrafo, designer e soprattutto writer. Non perdiamo altro tempo e tuffiamoci a capofitto nel suo mondo.

Se penso a Warios la prima cosa che mi viene in mente è la calligrafia ma dando un’occhiata al tuo passato è chiara la tua passione per i graffiti in generale, sbaglio? Ecco, chi è davvero Warios? Come nasce la tag? Chi ha influenzato le tue prime lettere?

Non sbagli, ho iniziato a fare graffiti verso la fine degli anni ’90 a Roma. Il mio tag è frutto della combinazione di lettere che ritenevo potenti, una volta trovate non le ho più abbandonate. Warios nasce durante pomeriggi e nottate passate nel garage di un amico che usavamo come base per studiare i nostri tag, ricaricare marker e spaccarci con la play. Le mie prime lettere sono state influenzate dai Writers Romani di quell’epoca, dalla roba che vedevo in giro per la mia città. A quei tempi Roma era una Jungla, il paradiso dei graffiti. Il 98 è stato per me l’anno di svolta, a 13 anni è cambiato tutto, i graffiti erano quello che volevo fare, volevo spaccare.

Dai Graffiti alla Calligrafia, due mondi che fanno parte dello stesso Universo o qualcosa di totalmente diverso? Come ti sei avvicinato alla calligrafia e come ti definiresti? Più writer o più calligrafo? 

Da sempre mi considero un writer, le mie radici sono i Graffiti. Il passaggio alla calligrafia è stato naturale per me, lo studio delle grafie tradizionali ha poi influenzato le mie lettere, ecco perchè la corrente artistica dei calligraffiti rispecchia molto bene la mia arte. Unire tecniche tradizionali a linguaggi più legati alla cultura dei graffiti di strada mi ha permesso di sperimentare ed evolvere.

Come hai iniziato con la calligrafia? Come hai mosso i tuoi primi passi?

Ho iniziato prima a fare lettering, mi piaceva l’idea di rendere i miei graffiti qualcosa di più ”grafico” e meno wild style. Poi, studiando alfabeti vari, mi sono appassionato alla grafia gotica e dai muri mi sono chiuso più sulla carta e sugli strumenti più tradizionali, per un bel periodo ho studiato alfabeti e grafie cercando di riprodurle, senza mettere il mio stile, poi ho cercato di evolvere quello che stavo imparando, passando da una ricerca classica a qualcosa di più personale. La calligrafia è un mondo, ho cominciato e non ottenevo risultati anche se con i graffiti ero già bravo. Poi solo pratica, tutti i giorni e ho avuto le prime soddisfazioni, come dicevo prima è stato un passaggio naturale, dai graffiti al lettering e alla calligrafia, un pò anche per portare tutto alla ricerca del segno, meno progettazione e più gestualità.

Ti va di raccontarmi qualche esperienza positiva o negativa con i graffiti? Magari quelle che ti hanno entusiasmato di più…

I Graffiti per me sono stati sempre legati ad esperienze molto positive. Mi hanno permesso di conoscere amici e fratelli, di viaggiare, di lavorare, litigare ecc… sono e saranno con me per sempre. Le fughe, gli scazzi e le bevute, anche se in quei momenti rappresentavano brutte storie, a distanza di anni sono ricordi importanti e lezioni di vita. Mi hanno anche permesso di conoscere a fondo la mia città, Roma, girandola in qualsiasi zona, via o vicolo. Sarò sempre grato a questa cultura.

Sei riuscito anche a rendere i graffiti il tuo lavoro? Hai qualche consiglio per chi vuole provare a fare come te? Qual è il requisito fondamentale per poter vivere d’arte?

Nel corso degli anni sono riuscito anche a guadagnarci qualcosa. Vivo con la mia arte. Il mio consiglio è credere in quello che si vuole fare, lavorare sodo e spaccarsi la schiena per ottenerlo, mai lasciarsi andare, praticare costantemente. Ovviamente bisogna sfruttare il proprio talento… “Vite vissute sfruttando il talento” mi ricordo sta frase scritta su un vagone della Metro B... Ma forse sono solo ricordi sbiaditi…

Mi piacerebbe sentire la tua sull’argomento del decoro e legalità, a questo riguardo vorrei girarti una domanda letta su un libro “Elogio alle Tag” di Andrea Cegna: La città fa schifo perché ci sono le tag oppure le tag ci sono perché la città fa schifo? 

Per quanto mi riguarda le tag possono rappresentare un gesto artistico, essendo un germe che invade la città è un fenomeno non controllabile. Una forma artistica senza vincoli. Non vedo il legame tra degrado e tag perché le tag possono essere ovunque, anche nelle città e nei luoghi apparentemente più decorosi. Ovviamente essendo uno studioso di lettere non trovo tutte le tag ben fatte ma se fatte nel modo giusto le trovo artisticamente rilevanti. Rimango affascinato da un tag stiloso, ovviamente per me valgono le regole di non scrivere su monumenti o luoghi storici, altrimenti non sei un writer ma un TOY.

Confrontarmi con Warios è stata un’esperienza preziosa dal punto di vista personale e sono sicuro che molti ragazzi troveranno ispirazione nelle sue parole.

“Sicuramente per me adesso è molto importante diffondere questa cultura, si sta creando e affermando un movimento fatto di lettere e persone. Il fattore comunicazione per me è tutto. L’handwriting sta tornando in maniera prepotente sia nel design che nell’arte e per me è una vittoria. Anni fa eravamo emarginati, eravamo soli contro tutti. Ora sia tra chi è amante ”de sta robba” ma anche tra chi è estraneo c’è interesse, soprattuto in Italia.”                –Warios