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Spleen recensisce il miglior album del 2019



Ho letto in giro, anche su testate non prettamente dedicate alla musica, valutazioni e recensioni pessime inerenti all’ultimo album di Fedez: Paranoia Airlines e sono rimasto sbigottito, come se si fossero messi tutti d’accordo per trollare chi ne capisce davvero di musica.

Il disco nuovo di Fedez è sorprendente sotto un ampio numero di punti di vista e credo che le critiche negative siano giunte solo perché gli autori degli articoli sono invidiosi degli addominali del cantante.
Insomma, li avete visti tutti i suoi addominali, no? Ecco, dai, muti proprio.
Per non parlare della sua fluente chioma che io, forse un po’ di parte, invidio tantissimo. Passerei notti  intere ad accarezzargli i capelli, finché non vedo che chiude gli occhi cadendo nel sonno dei giusti.
Dev’essere proprio brutto fare il giornalista ed arrivare all’estate con la panzetta, io ne saprei qualcosa se fossi un giornalista, ma non per questo scriverei una recensione brutta solo perché non ho gli addominali scolpiti nel marmo di Carrara o i capelli stupendi.
Poi ognuno ha la sua professionalità e il suo rendiconto personale, per carità.
In ogni caso “Paranoia Airlines”, mi sbilancio, si candida già a miglior album del 2019.

Il disco parte subito con una dedica di Fedez al figlio Leone in “Prima di ogni cosa”. Ora, io non voglio entrare in questioni intime e sentimentali, ma il fatto che Fedez abbia scritto una bellissima canzone dedicata alla sua famiglia può piacere o meno, ma sono cazzi suoi e lui è liberissimo di fare quello che vuole nel suo disco, per cui qui le critiche devono stare a zero. Ciò che, secondo me, turba non poco i criticoni delle riviste patinate è che molto probabilmente Leone, vuoi per genetica, vuoi per stile di vita, avrà degli addominali stupendi e questo vi fa bruciare il culo.
C’è solo un particolare che effettivamente crea un alone di mistero attorno al dolcissimo pezzo e su cui porrei attenzione: perché Fedez ha deciso di comporlo come se fosse il seguito “Tra me e te” dei B-nario? E’ un elogio al gruppo? E’ il preludio ad un featuring del gruppo in un pezzo di Fedez? Sono i B-nario i veri genitori di Leone?
Fedez, se puoi, risp.

Nella traccia successiva si abbandona il tema famigliare per affrontare quello ai molti più familiare della FREGNA. In “Holding out for you” Fedez è affiancato da una FREGNA bionda che praticamente lo oscura e surclassa con la sua sola presenza, anche perché lui dice cose tipo “un uomo tutto d’un pezzo, ma con il cuore a pezzi” o “l’amore è un vestito scontato che non puoi restituire dopo che l’hai provato” e quindi dove cazzo vuoi andare? Praticamente Fedez in questo pezzo si mette da parte e dà campo libero alla bravura di Lara Larsson, per la serie “avanti i giovani”. E’ davvero ammirabile questo comportamento e molti altri vecchi professoroni del pd rap dovrebbero solo imparare.
Non riesco, però, a capire perché questa canzone sia diventato un singolo, ma evidentemente è un mio limite. 

Poi c’è un pezzo che mi pare si chiami Amnesia, ma sinceramente non me lo ricordo.

Dopo Amnesia c’è un pezzo con un feat. di Tedua ed io i pezzi con Tedua li skippo automaticamente perché ok l’autotune, ok non chiudere le rime con la scusa della trap, ma non sono disposto ad ascoltare chi pretende di fare musica senza avere il senso del ritmo e della metrica.
So solo che sta canzone inizia con lo stesso giro di chitarra di Adam’s Song dei Blink 182, poi mentre lo ascoltavo ho letto su Spotify “Tedua” nei featuring quindi ho cliccato su “non farmi mai più sentire una canzone in cui compaiono Tedua e suoi parenti fino al 5° grado, davvero Spotify, non ti azzardare” e ciao. Roba di 7 secondi netti.
Cmq tranqui Fedez che non me la sbirro coi Blink 😉 😉
Al posto della recensione di questa canzone vi scrivo la ricetta della pasta alla carbonara:

Tagliare a cubetti/straccetti la pancetta o il guanciale (non mi rompete i coglioni con la storia del guanciale. Quello è fondamentale per l’amatriciana, ma questo è un altro campionato. Inizialmente si usava il bacon con le uova perché questo è ciò che avevano con loro i soldati americani alleati. Poi se qualcuno aveva il guanciale ci metteva il guanciale per cui davvero raga non rompetemi i coglioni con sta cosa) e mettetelo a rosolare a fiamma bassa così che non si bruci e cacci tutto quel grasso delizioso.

Buttate la pasta nell’acqua bollente salata e mentre si cuoce mettete in una scodellina dei tuorli che sbatterete con una forchetta assieme a pecorino e pepe. Deve uscire fuori una cremina. Volendo si potrebbe aggiungere un cucchiaio di acqua di cottura.

A sto punto bisogna scolare la pasta e la si mette direttamente nella padella col guanciale che ha appena finito di rosolare e si fa saltare brevemente il tutto.

Ora bisogna togliere la padella dal fuoco e si versa il composto di uova, pecorino e pepe sulla pasta, girando bene per amalgamare il tutto. Raga se lasciate il fuoco acceso mi fate incazzare, figa, non fatelo.

A sto punto basta impiattare aggiungendo pecorino fresco e un’altra bella spolverata di pepe. Mandatemi le foto dei vostri piatti a nonmenefregauncazzo.lol@gmail.com (è un indirizzo vero).

Siamo arrivati alla canzone che dà il titolo all’album, ovvero “Paranoia Airlines”. Fedez ha detto che in questo album, in questa canzone lui vuole esorcizzare le sue paure e le sue preoccupazioni ed ascoltando il testo della canzone emerge un’inaspettata voglia di tenerezza e rassicurazioni celati da troppo tempo sotto quei tatuaggi e quei meravigliosi addominali. E più ascolto questa canzone più mi viene voglia di prendere Fedez per mano e con lui passeggiare lungo un ruscello che ci porta al nostro caldo chalet dove potremo coccolarci sotto ad un plaid mentre guardiamo Fabio Fazio in tv ridendo di quanto siamo coglioni a pagare il canone per sta roba.
Paranoia Airlines è una canzone parecchio intensa, che va a scavare dentro di noi e fa affiorare le nostre debolezze. Non è rap, non è pop, è una ballata intervallata da qualche strofa sincopata, come se la voglia di reagire lottasse per emergere. Non è un pezzo per tutti, colpisce dritto in pancia, ma se uno ha gli addominali ben allenati potrà uscirne vincitore.

Fuckthenoia è un pezzo dell’album talmente innovativo e particolare che l’ho ascoltato tipo 10 volte di fila perché, vi giuro, raramente è possibile ascoltare un pezzo così particolare. Dopo ogni riascolto la sensazione è sempre la stessa, così come le domande che mi sono posto tra me e me ogni volta che premevo il pulsante di repeat: ma di che cazzo parla sto pezzo? E’ possibile parlare del nulla così bene e per così tanto tempo? E’ possibile che Fedez abbia trovato il giusto incastro di metriche e melodie tali da azzerare il significato della lingua italiana e ipnotizzare l’ascoltatore tanto da lasciarlo con dei dubbi esistenziali, tipo “e mo chi me li restituisce sti 2:42 minuti della mia vita?”.
Ah, nel pezzo c’è anche Annalisa. Ci avete mai fatto caso che Annalisa ha l’alluce molto più corto della altre dita dei piedi? Fateci caso.

Eccoci arrivati al mio pezzo preferito di tutto l’album: “Record”.
Immaginatevi questa scena: Sanremo, il Festival, il presentatore che annuncia: “Di F. Lucia, F. Abbate, F. Clemente, A. Merli: Fedez ci canta Record!”. Calano le luci e un faro illumina solo Fedez che, accompagnato dall’orchestra, decanta questa lunga poesia che ha tutti gli elementi per vincere la prestigiosa kermesse.
Non manca nulla, a questa canzone, per vincere il Festival: c’è la tematica del cuore spezzato ripresa in analogie tipo “proprio al centro del mio petto, c’è una cicatrice fresca”, c’è la rima “cercarti/trovarti” che fa tanto storia d’amore adolescenziale (le migliori!), c’è la tematica del cadere e rialzarsi più forti (e quando cado mi rialzo, tocco terra e poi rimbalzo)…Insomma, non vincere Sanremo con questa canzone sarebbe un oltraggio alla tradizione canora italiana. Io metto le mani avanti e grido già al complotto.
Bravissimo Fedez, sto pezzo è stupendo, mi ha fatto emozionare, la giuria è sicuramente corrotta e quelli che votano da casa non ci capiscono nulla.
Premio speciale di Spleen perché non hai scritto “cuore” nemmeno una volta. Brofist.

Con ancora il cuore grondante sangue e zucchero veniamo catapultati nel paese reale in “Kim & Kanye” in cui Fedez, affiancato da Emis Killa, compie un enorme esercizio di stile producendo un pezzo che negli anni ’90 avrebbe dato del filo da torcere ai migliori Lyricalz o ATPC.
La scelta di produrre una canzone dalle metriche e sonorità tipiche degli anni ’90 seppur applicate a fatti odierni ricorda molto lo stratagemma del Manzoni, quando per perculare gli austriaci finse che i protagonisti fossero spagnoli lol, che geniacci.
Bravi tutti a parlare di argomenti attuali cavalcando la meravigliosa onda della trap, ma è in pezzi come questi che si vede l’abilità del rapper nel contestualizzare temi scottanti come Dolce e Gabbana che scazzano coi cinesi, senza l’aiutino dell’autotune.
Anche l’alternarsi delle voci, una per barra, ricorda molto capolavori dell’hiphop del passato tipo “le mucche fanno mu, ma una fa mu mu/un budino al latte, con le macchie/super goloso, super cremoso”.
Ad impreziosire il pezzo spiccano anche rime come “fila & fondi/fila e fendi” e “stesso/stesso”, come se ci fosse ulteriormente la necessità di ribadire l’abilità dei due parolieri.
Aggiungo solo che anche Emis Killa ha degli addominali ok, magari un po’ meno scolpiti, più dovuti alla costituzione che all’allenamento.

Il disco consterebbe di altre 5 o 6 tracce, ma io sinceramente sono sopraffatto dalla bellezza di quelle ascoltate finora e non riesco ad ascoltarne altre.
E’ come quando andate a letto con una donna bellissima e avete 3, 4 amplessi consecutivi e voi vorreste andare avanti, ma proprio non ce la fate, nonostante la bellezza del momento e della partner, nonostante gli addominali allenati.
Stessa roba proprio.

Concludo ringraziando Fedez per questo album. Ce n’era veramente bisogno in questo momento in cui la scena italiana non ha nemmeno un esponente che può permettersi una Lamborghini.

A proposito, sabato sera faccio la carbonara, se vuoi venire fammi sapere, ma se pensi che inficerebbe sulla visibilità dei tuoi addominali ti faccio una fettina, del petto di pollo, boh, poi ci mettiamo d’accordo.