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Sanremo 2019, ovvero: siamo una nazione di provincia e ci piace così…



Alla fine quelli che guardano Sanremo sono come quelli che hanno votato Berlusconi nello scorso decennio: in tanti lo fanno, ma in pochi lo ammettono.

Fino ai 30 anni manco ci pensi, a Sanremo, manco sai come funziona, i presentatori, i vincitori storici, non te ne è mai fregato un cazzo e non ti verrà mai in mente che prima o poi un pensiero glielo dedicherai.

Ma ad un certo punto qualcosa cambia, perchè non si sa come, ma qualcuno dei tuoi amici inizierà a parlarti del Festival relativamente a qualche pettegolezzo o polemica, ma senza mai entrare nel merito delle canzoni, ad esempio, voi lo sapevate che per condurre questo Festival Claudio Baglioni guadagnerà più di Cristiano Ronaldo in tutta la sua carriera? E sono soldi che paghiamo noi eh! Pensate quante altre cose avremmo potuto farci con quei soldi, ma come al solito dei terremotati non interessa mai niente a nessuno.
Per non parlare della conduttrice, che cambierà decine di sfarzosi abiti durante tutta l’edizione e noi invece giriamo con la tuta della Givova…Senza contare che da voci ben informate sono trapelate certe indiscrezioni per cui Virginia Raffaele a Maggio convolerà a nozze nientepopodimenochè con uno dei suoi cani! E noi paghiamo!
#chiudeteipalchi
E puttanate del genere.

Per cui, alla fine, volenti o nolenti, saremo impelagati in questo strazio tutto italiano per una settimana intera e vi vedo voi che dite “gne gne gne gne non è vero a me non me ne frega niente di Sanremo gne”, ma dovreste imparare ad essere più onesti con voi stessi, a partire da quando dite “mi sento gonfio/a”, quando in realtà siete ingrassati/e.

Dopo la fase di rifiuto/disinteresse e la fase di sorpresa si passa alla fase di accettazione che può essere passiva o attiva.
La fase di accettazione passiva consiste nell’andare su Facebook a scrivere compulsivamente “non me ne fotte un cazzo di Sanremo”, come ad ergervi a paladini di stocazzo ed incassare il likes di chi ha il QI di un grillino. Contenti voi…
La fase di accettazione attiva consiste nel guardarsi proprio il Festival, beandosene pure, approfittando delle pubblicità per andare a pisciare, e sarà argomento di discussione con amici e colleghi, loro malgrado, per tutta la durata dell’evento.
Esiste anche un’altra fase che è quella dell’accettazione morbosa, che comprende sia chi segue il Festival da quando è adolescente e non se ne perde un’edizione, sia chi lo sfrutta per rimorchiare le signore al Carrefour 24h di Piazzale Siena utilizzando gli highlights della puntata per rompere il ghiaccio, sia quelli che lo seguono solo per hating/dileggio facendone la cronaca in tempo reale sui social (e a tal proposito saluto i meravigliosi raga di Sanremo con i tuoi) e per concludere quei poveracci che sono obbligati a seguirlo per poterne scrivere su un blog, gratis.

Questo iter è ormai un cliché che si ripete anno dopo anno e niente varia. Tutti lo odiano, tutti lo guardano, le canzoni fanno sempre cagare, ma  i temi sempre quelli sono.
Una volta parlavo con un amico arabo e gli chiesi “Ma possibile che tutte le vostre canzoni abbiano “Allah” nel testo?” e lui “Va beh voi avete Sanremo”, e che gli vuoi dire.

Il Festival di Sanremo è l’Italia che sta a casa col mollettone nei capelli, il felpone e i pantaloni della tuta dentro i calzettoni e poi la sera, per darsi un tono va a mangiare all’all you can eat tentando di guadagnare punti avvenenza indossando un vestito di merda comprato su Wish.com e delle improbabili pump glitterate prese dai cinesi su cui non sa camminare.

Sanremo è il marito che il sabato va a lavare l’utilitaria e la domenica chiede raggiante a moglie e figli “Vi va un bel giretto al centro commerciale? Magari vi porto anche a mangiare la pizza di Spontini!” con la famiglia entusiasta che gli risponde “SIIIIIIII!!”

Ma a noi piace così.
Sanremo è la nostra coperta di Linus. E’ il nostro rifugio. Il nostro pensiero felice che ci permette di volare. E’ la fetta di pane con burro e marmellata che ci cade mentre la spalmiamo, ma cade con la farcitura verso l’alto. E’ il finire di pulirsi il culo proprio con l’ultimo strappo di carta igienica disponibile in casa.

In ogni caso lo sappiamo tutti a cosa andremo inevitabilmente incontro, edizione dopo edizione:

– canzoni di merda;
– lungaggini;
– retorica insopportabile;
– cantante mezzo fallito che torna dopo anni prendendosi un’altra batosta;
– mezzo scandaluccio buttato lì per aumentare l’hype;
– propaganda cattolica;
– un po’ di zinne/fregna;
– cuore/amore, perderti/lasciarti/ritrovarti;
– presentatore che vuole strafare (vedi edizioni con Baudo/Baglioni);
– Peppe Vessicchio;
– un comico che non fa ridere (Crozza/Brignano/Aldo Giovanni e Giacomo)

Facciamo un gioco: durante questa edizione del Festival ogniqualvolta (si può scrivere, vi vedo che stavate già andando su treccani.it a controllare) si verificasse uno dei punti precedenti vi bevete uno shottino di rhum/Braulio (Amaro del Capo no, dai, vogliatevi bene, quella roba è acqua e zucchero. Figa, crescete) e a fine serata mandate una foto delle vostre facce ubriache a nonmenefregauncazzo.lol@gmail.com (è un indirizzo vero) e il più bello vincerà una tshirt originale GOLD donata dal buon Omar, che non sa niente di questa iniziativa e che saluto affettuosamente.
Vale anche se non siete ubriache, ma inviate una foto delle vostre tette.

Ci vediamo dopo LA KERMESSE per tirare le somme ed ovviamente alimentare ed aggiungere polemiche.

Buon festival a tutti