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Parla Immortal Technique: crisi in Venezuela, qual è la verità?



Eccoci ritrovati su Goldworld! Questo è un articolo a cui tengo molto, in quanto parte di una serie di interviste che ho fatto ad Aprile durante il mio viaggio a New York. Grazie al grande Polo de La Famiglia ho potuto parlare di persona con molti artisti e avere meravigliosi assaggi della vita Hip Hop nella Grande Mela, un vero privilegio. La storia di oggi si svolge in occasione di un sacro evento chiamato End of the Weak. Ci troviamo a tu per tu con Immortal Technique, leggendario MC americano di origini peruviane, da sempre noto per il suo impegno civile, oltre che per i suoi dischi. Egli, non a caso, è anche fondatore di Grassroots Artists MovEment (G.A.ME): un ente che si occupa di provvedere alla copertura dell’assistenza sanitaria per gli artisti underground.  In questa intervista gli ho fatto una sola domanda, ma è bastata. Appena appreso l’argomento, gli si sono illuminati gli occhi e si è lanciato in un monologo di cinque minuti, una vera e propria analisi giornalistica e politica sulla situazione attuale e recente del Venezuela, non priva di riferimenti internazionali. Insomma, questo articolo meriterebbe di stare sul New York Times. Guarda caso, però, lo trovate su Goldworld, che ve lo dico a fare!

Immortal Technique is for the children, End of the Weak. Unico scatto che ho fatto della serata.

Parla Immortal Technique : « Sono stato in Venezuela due volte, durante il regime di Chavez e successivamente durante quello di Maduro. Sono stato anche in Perù dove abbiamo oltre 750.000 persone che hanno lasciato il Venezuela e hanno cercato asilo da noi. Il Perù non richiede permessi di soggiorno ai fini della permanenza, solo adeguate identificazioni , come per esempio un passaporto valido. Abbiamo, dunque, accolto oltre un milione di rifugiati finora e credo che sia una situazione molto molto critica, che è stata addirittura inasprita da alcuni. Detesto dirlo, e non è che io stia giustificando un regime che non è tanto buono quanto il precedente, ma la prima cosa che ho sentito dai venezuelani che erano in Perù è stata:

« Tutti abbiamo avuto i nostri problemi, c’era chi lo sosteneva e chi no (Chavez). Tutti i politici rubano ma almeno il regime di Chavez dava qualcosa indietro alla comunità, dava lavoro alle persone e l’unica cosa che sfortunatamente non faceva era investire fondi per costruire infrastrutture ».

Avrebbe dovuto farlo, se c’è una grossa critica che viene mossa nei confronti del regime è appunto la mancanza di infrastrutture. Io penso che ciò a cui stiamo assistendo siano dichiarazioni esagerate da parte sia di Maduro, quanto dell’ala di destra che gli è ostile. Sentiamo parlare di gente che mangia dai cassonetti della spazzatura, e probabilmente abbiamo anche gente in questo stesso paese (USA) che mangia dai cassonetti, ma se costoro volessero veramente aiutare chi soffre non imporrebbero loro sanzioni, perché ciò significa che i più poveri non avranno possibilità di andare avanti. Anche con tutte le sanzioni del mondo, le persone più ricche e ben collocate in Kuwait e Korea del Nord sono tutt’ora in grado di mangiare molto bene. Quindi quando uno si chiede se le sanzioni di fatto aiuteranno delle persone, la risposta è differente rispetto a quando durante l’apartheid la popolazione aveva preso di mira le compagnie che sostenevano la discriminazione razziale. Queste sanzioni ricadono e puniscono più la popolazione stessa del Venezuela e sfortunatamente non si può riscrivere la storia per  far sembrare che la tua fazione abbia ragione. Ci sono un sacco di problemi con il socialismo in tutto il mondo e un sacco di critiche che possono essere fatte riguardo l’efficienza e la corruzione di tali governi, tuttavia quando viene detto che un governo crolla motivi economici, allora quanti regimi di stampo capitalistico sono crollati per la stessa causa? Questo implica che anche il capitalismo è morto? Ovviamente no. Perché se uno cade mentre corre, lo accusi di non saper correre, ma se succede ad un altro lo giustifichi, dicendo che devono essere state le scarpe o il fatto che non ha dormito stanotte o tutte le scuse del mondo? Io credo che qui risieda il problema e questo è quello che stiamo vivendo attualmente negli Stati Uniti. Questo tipo di propaganda globale che viene fatta dall’estrema destra sta accecando la popolazione e spaventando la gente dal fare domande.»

« Sai amico, è buffo che tu venga dall’Italia. Giusto stamani Jim Carrey ha commentato una foto di Mussolini, il famoso dittatore che alleandosi con Hitler ha portato alla distruzione dell’italia, appeso a testa in giù e sua nipote Alessandra si è infuriata! Se ci sono ancora persone che difendono Mussolini e Hitler, significa che là fuori c’è una propaganda che funziona. Lo dico sempre, se le pubblicità non funzionassero la gente non sarebbe pronta a pagarle milioni di dollari. Non si può romanzare l’intera situazione del Venezuela e ci sono problemi che devono effettivamente essere risolti. Non penso che l’intervento degli Stati Uniti, una guerra civile nel paese o finanziare gli stati circostanti per creare un conflitto per procura siano la soluzione. Gli Stati Uniti hanno finalmente avuto l’occasione per entrare in Colombia e combattere il FARK (gruppo terroristico e filocomunista) e sapete perchè non l’hanno fatto? Perchè le perdite stimate ammontavano a circa 15.000 individui e nessuno avrebbe potuto giustificarlo! Cosa diavolo avrebbero detto o alla gente in Kentucky o in Oklahoma? « Mio figlio è morto combattendo per cosa ? » E’ come se dicessero a voi italiani che dovete andare a combattere in Australia e vostro figlio morisse in Tasmania. Come si può giustificare una guerra in un paese che mai tangerebbe nel modo più remoto il vostro? Io vivo a Napoli, perchè cazzo mio figlio è morto combattendo in Tasmania direste voi?! Questa gente non ha alcuna possibilità di attaccare gli Stati Uniti dalla Colombia, tutto questo non ha senso. Ciò di cui abbiamo bisogno è una dose di realtà e della verità vista non solo da una parte ma da entrambe, in modo che la gente possa realmente confrontarsi con i veri problemi che sono il collasso economico e uno stato che sta crollando. Quindi al di là di chi ne sia responsabile, e potremmo parlare anche di quello, sfortunatamente resta solo questo dubbio da porci.”

Io lo voterei

Sarò lapidario: in un mondo dove l’informazione è diventata un prodotto di mercato, è sempre più difficile costruire una propria opinione fondata. Per strada e negli uffici si incontrano persone che hanno determinate idee e, discutendoci, apprendi che esse sono nate da manipolazione di notizie e disinformazione. E’ clamorosamente triste e inquietante, ma ormai davvero diventa quasi banale confrontarsi sui pensieri di ognuno, se questi dipendono in buona parte da quanto ciascuno voglia scavare a fondo nell’indagare sui temi e i fatti. Gli stessi fatti stanno diventando sempre più fattibili, creabili. E allora come poniamo le basi di un pensiero libero? Questa risposta trovatela voi, io per oggi ho fatto abbastanza. Se, inoltre, avete letto questo articolo, forse un passo avanti l’avete già fatto. Yo!

Ringrazio mio fratello Nicola Sanesi per avermi fatto da spalla e fotografo durante tutte le mie avventure a NYC, Elena d’Andrea aka the Boss e Joshua Michael Devine aka Pisa merda per la trascrizione e la traduzione dell’intervista.