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Non mi dare una S



Ma cosa sto guardando?

Vedo una Frida Kahlo. Mi fa l’occhiolino. Ha il simbolo di Superman sul petto sotto quel suo bellissimo scialle a fiori. È taggata LE# sul braccio.
Sono in Via Palazzuolo a Firenze. E troppe cose mi disturbano.


A me la street art piace. 
Mi piace che sia effimera, relativamente. Mi piace che declini la cultura di un luogo. Mi piace che dia da parlare.

E allora torno a guardare Frida Kahlo. É bella Frida Kahlo. Che palle Frida Kahlo. Vedo Fride Kahlo ovunque, su borse, t-shirt e teli da mare. Ovunque. Nonostante la presenza massiva, dubito fortemente che si sarebbe prestata alla S di Superman.

La S di Superman è un simbolo maschile. Superman aveva i superpoteri perché veniva da un altro pianeta. Frida Kahlo aveva i baffi ed era – a dir poco- zoppa. Aveva il monociglio prima che tornasse di moda. Amava appassionatamente e cantava la vita in ogni forma d’arte espressiva.

Frida Kahlo non cercava consensi. Accettava così tanto tutti gli aspetti del suo sé da accettare sofferente anche i tradimenti del marito – quasi tutti. Non lo perdonava, ma lo amava.

Portava nel mondo la sua identità messicana, culturalmente maschilista, ma la declinava con i vestiti appartenenti ad una particolare zona, l’unica governata da una società matriarcale.

Ebbe amanti maschi e femmine, tutti intellettuali e politici. 

Era emancipata. Odiava le etichette. 

Tra le brandizzate Superman non c’è solo Frida. Ovviamente abbiamo una carrellata di personaggi in giro per la città.

All’appello rispondono Margherita Hack, Uma Thurman aka Mia Wallace in Kill Bill, nientepopodimeno che la Madonna,
la Principessa Leia e Nefertiti la statuaria. Poi a Roma c’è la sora Lella e via così.

Ma restiamo a Firenze.

Brand, etichette, poster. 
La differenza c’è.

Penso ai paste up di Ache 77. Penso a quelle donne.
A quelle maestose sconosciute. I muri sono sempre fiorentini. La sensazione è diversa – è proprio fisicamente diversa. Gli occhi, l’espressività, la profondità è quasi sofferente,  presente, ti resta addosso.

Il confronto con questa in particolare è immediato. Non ammicca. É femminile, fiera e speranzosa. Non ha bisogno di un uomo che la definisca, non ha bisogno di un simbolo. Non ha nemmeno bisogno di essere già. Sicuramente lo sarà. Certo, le sfumature di grigio non abbindolano come il famoso giallo e rosso DC. Lei  forse non diventerà una t-shirt o una sportina. Ma non tutte le donne sono immediate. Si sa.

Perché allora quelle illustri conosciute di cui sopra mi stanno facendo l’occhiolino? 
Stiamo parlando di artiste, scienziate, regine e pilastri della Ribellione all’Impero.

Perché ammiccano? Cercano il mio consenso? Perché devo vederle attraverso le lenti di un eroe maschile? Uno che tra l’altro con i poteri c’è nato e non si è dovuto sbattere per averli. Le donne invece stanno facendo una fatica immensa. Ora. Da sempre. Rivoluzionarie a partire da Eva.

Sono equilibriste sul filo, fanno scelte difficili e vivono in ambienti per lo più ostili. Osteggiate spesso da altre donne che vivono altre battaglie non si preoccupano minimamente delle sorelle che hanno davanti. E le poche volte che non si sentono apertamente osteggiate, lo sono inconsapevolmente. Che fatica.

Non mi dare una
Dammi una birra e, per favore, fai silenzio 5 minuti.