Due parole con Fischio | Tra collezionismo, discografia, birre e produzioni.
di David Lewin23 Settembre 2019
Siamo in compagnia di Fischio, produttore romano, che l’anno scorso ha prodotto il disco di Silla: “Il genere sbagliato”.
Raccontaci chi sei e di cosa ti occupi nella vita.
Nella vita gestisco un pub insieme a degli amici: La Tana a Roma. Quando ho tempo produco e qualche anno fa ho lavorato all’album di Silla che è un rapper romano molto sottovalutato. Il disco a livello locale è andato molto bene ed è stato portato anche in giro per l’Italia quindi posso dirmi molto soddisfatto del lavoro svolto.
Recentemente è nata la tua etichetta: Armabillion Recordz. Di cosa si tratta?
A novembre del 2018 ho deciso, col mio amico Flavio Carnevale, di tirare su un’ etichetta incentrata sui gruppi ultra underground degli anni ’90 west coast e south: Armabillion Recordz . Sta avendo un successo strepitoso a livello di “nerd” dell’hip hop come noi. In breve tempo l’etichetta ha ingranato e ora è una sorta di punto di riferimento dato che stampiamo su vinile dischi che ai tempi non uscirono in questo formato. L’unico strappo alla regola è stata la ristampa, in doppio vinile, di Rappin 4 Tay
L’armabillion si muove con uno spirito molto casareccio nel senso più genuino del significato. Noi contattiamo direttamente gli artisti e il più delle volte è “una comica” perché questa gente che già era “bollita” vent’anni fa figuratevi ora come è messa. Contattarli e parlarci è sempre un’ impresa. Il catalogo è praticamente tutto sold out, eccezione fatta per Rappin 4 Tay – don’t fight the feelin’ per il quale avevamo realizzato un numero maggiore di copie da distribuire per far conoscere meglio l’etichetta.
Quando vai a contattare gli artisti scopri che la maggior parte dei diritti di questi album li possiedono i produttori. Da produttore quale sono, ci tengo a rivendicare la nostra superiorità rispetto ai rapper (ndr: ride) dato che siamo noi che indirizziamo il suono. E’ il rapper che cammina sulla strada che ha fatto il produttore. Non c’era Guru senza Premier, non c’erano i Black Moon senza i Da Beatminerz, non c’era CL Smooth senza Pete Rock, non c’erano i Cypress Hill senza Muggs come non ci sarebbe mai stato il Wu Tang senza RZA. E potrei continuare all’infinito Porc* D**.
Dopo l’ultima uscita: Gena Cide- waste uva cular abbiamo chiuso due progetti che considero la ciliegina sulla torta dell’etichetta. Ancora non posso rivelare i nomi, ma sono veramente due degli album underground più influenti che potessimo fare.
Come per Mauro di Frank’s vinyl ti voglio chiedere tre dischi recenti che ti sono piaciuti o ti hanno colpito e come mai.
Premetto che ho una sorta di indigestione per questi rapper che fanno uscire cinque EP al mese e nonostante io ascolti tutte le nuove uscite fatico a trovare dei progetti che si prestino a più ascolti. Tra questi poi trovi dei rapper esageratamente sopravvalutati come Tha God Fahim che vanno a malapena a tempo. Tra quelli che mi sono piaciuti:
- Kool taj the gr8 e Castle Money Beatz- Down the block & around the corner. Un grande album di 17 pezzi. Probabilmente quello che mi ha colpito di più.
- Un altro bel disco è quello di Madhattan- Repercussions nel quale trovi il solito immancabile feat di Conway.
- Come terzo direi l’ep (perchè purtroppo oggi sono tutti ep) degli Opioid Era: Pills and Needles.
Fischio tu sei un super collezionista. Quando hai cominciato e quali sono stati i primi dischi che hai preso?
Il primo approccio con il rap è datato 1988 con le prime cose che passavano in radio attraverso Jovanotti. La svolta arrivò un estate. In borgata si giocava per strada e c’era un garage che veniva affittato per delle feste private. Un giorno passarono Reckless e chiesi al dj di che disco si trattasse. Flashato da quella voce sulla drum machine nei giorni seguenti andai nel negozio di dischi più vicino a casa e lo ordinai. Dopo qualche giorno avevo finalmente a casa il singolo di Afrika Bambataa con gli UB40 al quale si aggiunse (grazie alla partecipazione di mia madre) anche How ya like me now di Kool Moe Dee con la sua storica copertina che provocava il rivale LL Cool J.
Da lì cominciò tutto e con gli amici cominciai a prendere Run DMC, Public Enemy, le prime cose degli NWA e LL Cool J.
A questi classici Americani affiancavo le prime uscite italiane come Onda Rossa Posse e AK47. Vuoi o non vuoi è bene ricordare che il rap italiano nasce legato alla politica e a determinati ambienti. Questo non vuol dire che fosse giusto o sbagliato, ma è come di fatto sono andate le cose. Il rap si faceva nei centri sociali, non nei club. Faceva da sottofondo a iniziative ed eventi di sinistra radicale.
Non voglio discutere sulle evoluzioni del genere, ma ci tengo che alcuni personaggi che hanno fatto la storia del genere qui da noi vengano sempre ricordati. Uno tra tutti Lou X, al quale dedico quest’intervista, che io reputo il più grande rapper italiano. Con i suoi dischi ha saputo regalarmi emozioni fuori dal comune. “A volte ritorno” è per me il punto più alto del rap italiano e le produzioni possono, secondo me, reggere il confronto con i dischi dell’epoca della west coast americana. Non scorderò mai il concerto del Centralino al foro italico con RZA impazzito per le basi di Disastro. Ugualmente dj Muggs che nel backstage di un altro concerto chiedeva chi fosse l’autore della base di “Come L’occasione”. Grazie LOU X perchè, con estremo rispetto per tutti gli altri, sei il migliore!
Facevi fatica ai tempi a trovare i dischi hip hop?
All’epoca c’era un difficoltà estrema nel reperire dischi rap. La mia tattica era quella di girare in vespa in borgata o in centro e fiondarmi dal primo che vedevo con una maglietta che potesse indicare un legame con l’hip hop. Una volta avvicinato gli chiedevo se avesse cassette o dischi da scambiare o prestare. Era il ’90-’91 e io giravo con la mia faccia come il culo alla ricerca di novità. Passati gli anni, grazie a Disfunzioni Musicali a San Lorenzo, Goody Music e Rentun Compact, cominciai ad accumulare materiale e vidi nascere il mio autismo da collezionista trasportato dalla mia passione.
Riesci a dirci più o meno quanti vinili hip hop hai oggi e se c’è un disco che insegui da tanto tempo senza riuscire ad averlo?
Ne ho circa duemila nella casa dove abito con mia moglie e circa altri duemila a casa di mia madre. Il dramma è che è solo RAP. Non ho un disco che non sia rap. Giusto qualche vinile della Banda Bassotti che è il gruppo di amici con cui sono cresciuto . Saranno circa 1500 singoli e 2500 album.
Un disco che non sono mai riuscito a trovare è K-Solo Times Up. Mai visto né ai mercatini né a New York né su Discogs.com. Colgo l’occasione per invitare chi ce l’ha a vendermelo perché sta diventando un’ossessione!
Tre dischi hip hop storici che consiglieresti a chi vuole scoprire qualche classico “di nicchia”.
- MC Eith- we come strapped. So che Mc Eith è molto conosciuto ma magari per le nuove leve questo disco è sconosciuto. Questo è il disco della mia vita. Probabilmente quello che più apprezzo e più mi è piaciuto di sempre. Il disco che porterei su un isola deserta.
- Greer- Ill visions. Lui purtroppo è attualmente sepolto in carcere perchè ha ucciso la ragazza quindi ne avrà ancora per parecchio tempo.
- Gangsta C- Stepchild. Un album che mi è piaciuto da morire.
Oltre a questi tre Fischio potrebbe andare avanti ore a elencare dischi da sentire. Per questo il discorso non si ferma qui e a breve ci risentiremo per parlare (nel bene e nel male) della nuova scena underground Usa.