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Chi ha paura dei prototipi? Design thinking in real life



Questa storia racconta di come la creazione di prototipi, possa davvero risolvere i problemi. Di come commettere tanti errori prima, faccia risparmiare tempo e soldi dopo.
Come? Design thinking, baby!

Io non so cucire molto bene,  non sono una di quelle mamme che fa i costumi ai bambini. Vorrei, ma non lo sono.
Un paio di settimane prima di Halloween vado da H&M. Ancora una volta constato che per i maschi hanno sempre un sacco di scelta, per le femmine, niente che sia paragonabile. Ma vabbè.
Con meno di €25,00 porto a casa Buzz Lightyear. Perfetto. Stupendo. Con le ali. Rese benissimo con una specie di gommapiuma leggera ma abbastanza rigide perché stessero dritte. Arrivo alla cassa e la commessa ne piega una prima che io la fermi.
Troppo tardi.

Arrivo a casa e l’aletta è trofica. Ma siccome non parliamo di Nemo, ma del ranger spaziale più cosmico del mondo, so già che dovremo trovare una soluzione.
Il tre enne, ignaro del fatto che fossi uscita apposta, esulta entusiasta al mio rientro a casa. Dopo poco però allo specchio nota l’ala pendula.

-Mamma, l’ala è piegata. 
-Come potremmo aggiustarla?
-Aspettiamo papà, è un ingegnere.
-No amore, pensiamoci intanto noi.
-Non lo so.
-Guardati attorno, facciamo con quello che abbiamo.
– Lo lascio esplorare- Tempo scaduto. Ti è venuta un’idea?

Nell’ordine abbiamo pensato di stirarle, ma non col ferro, avevo paura prendessero fuoco: le abbiamo messe sotto la cesta dei giochi che è molto pesante. Non è bastato: il giorno dopo l’ala era sempre abbacchiata.
Lui ha suggerito una fila di stecchini da spiedini per rinforzarla, ma erano troppo corti. Abbiamo pensato di infilare una stecchetta dentro, per dare uno scheletro. Nulla, la fodera era attaccata. Ma ci stavamo avvicinando.
Siamo arrivati alla conclusione che avremmo dovuto attaccare una stecca da fuori. Abbiamo provato, ma la stecca che avevamo a disposizione era troppo rigida.
La sera abbiamo raccontato all’ ingegnere dei nostri tentativi.
Il giorno dopo il tre enne e l’ingegnere sono andati a comprare una stecchetta leggera ma lunga quanto le ali, costo €0,80. Con il bi adesivo l’hanno attaccata. Il tre enne è stato finalmente pronto per l’infinito e oltre!

Ovviamente l’ingegnere è diventato l’eroe della storia, ma il tre enne non sa che la sua mamma lo ha iniziato alla fase del design thinking nota come: la creazione dei prototipi!

Prima di tutto ci prepariamo: qual è il problema? Il bisogno da soddisfare? Creiamo uno scenario: il tre enne triste vuole volare verso l’infinito e oltre ma l’ala è cionca.
Come potremmo aggiustarla? A volte è la domanda aperta che incute terrore. Avere materiali semplici e sempre a portata di mano è una delle chiavi per costruire un prototipo.

L’altra è il tempo limitato. Se avessimo tutto il tempo del mondo non ci ingegneremmo: diamoci mezz’ora per preparare e un’ora per creare il prototipo. Non di più! I limiti sono i nostri amici.
Poi condividiamo. Il bello di avere a che fare con i bambini piccoli, il tre enne appunto, è che non si scoraggiano. Non pensano non ce la farò mai. Abbiamo fatto dei prototipi, che sono falliti miseramente, li abbiamo condivisi tra noi senza giudizio. Non ha cercato di vendermi l’ala stirata per forza. Ma quei tentativi ci hanno portati più vicini alla soluzione. Abbiamo condiviso ancora con un pubblico diverso, l’ingegnere stavolta, che ha dato il suo input per l’ennesimo tentativo. In realtà ha solo eseguito, ma insomma. Ci ha aiutato a fare le ultime considerazioni e a visualizzare come volevamo procedere in seguito. Ma per creare i prototipi, la cosa più importante è vivere in un ambiente in cui si possano commettere errori.

“Se faccio la cosa giusta alla prima volta vuol dire che sto re-inventando la ruota. Se voglio fare qualcosa di nuovo devo poter sbagliare. Vuol dire che altrimenti sto usando le cose che sapevo già fare anche prima. Non va bene così.”
Lo dice Bruno Murari, e lui queste cose le sa, guardate:

Bruno Murari, l'inventore che ha fatto ruotare lo smartphone: "83 anni e 200 brevetti, ma per creare bisogna poter sbagliare"

Bruno Murari, l'inventore che ha fatto ruotare lo smartphone: "83 anni e 200 brevetti, ma per creare bisogna poter sbagliare"

Gepostet von la Repubblica am Mittwoch, 4. September 2019