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QUINDI MI STATE DICENDO CHE…
Rap

Alba Meccanica | Ape



Matteo Vergani in arte Ape, noto anche come Morgy Morgante, fa parte di quella nicchia di artisti che hanno reso il Rap un genere musicale unico, regalando canzoni che spostano le emozioni a livelli superiori e facendoti riflettere e emozionare.

Così, quando Matteo mi ha passato il suo nuovo album “Alba Meccanica“, che uscirà il 13 Dicembre, l’ho ascoltato come si ascoltava la musica una ventina di anni fa, con calma, senza fretta e con attenzione.

Sapevo già che Ape è una garanzia di contenuti e sound di livello.
Questo album mi ha fatto fare un tuffo nel passato senza mai abbandonare il 2019. E’ un album che riflette i precedenti lavori ma con una ventata di freschezza.

Ci siamo trovati a Verona con Matteo, prima della serata organizzata da Zampa per i 15 anni di Lupo Solitario, in una birreria artigianale (L’Artigian.Ale Beer Shop che ringrazio per l’ospitalità) e davanti a una birra gli ho chiesto qualcosa sul nuovo album.

Partiamo dal primo pezzo Twingo. A 40 anni si è vecchi?
No! No se si ha lo spirito giusto, nel senso che c’è gente che è vecchia magari a 30. Facendo un passo indietro, se fai il paragone con i 40 anni dei nostri genitori, li sì che potevano sentirsi vecchi, adesso non è più così, però devi avere lo spirito e l’approccio giusto.
Quindi quel pezzo, Twingo, parla della storia dei Trilamda, (il gruppo che c’è stato prima di fare il solista) e mette a fuoco delle immagini, delle situazioni che erano abbastanza ricorrenti all’epoca in cui era comune avere un’incoscienza, che è l’unica cosa che a 40 anni non hai più.
Oggi, l’unica differenza è che sei meno incosciente. I 40 anni ti portano ad essere più prevedibile o più razionale e questo non sempre è un bene nella musica, soprattutto se parliamo di imporsi con un trend, con un filone, però di contro, l’altro aspetto è che avere una componente razionale ti fa dare più peso a quello che dici, permettendoti di arrivare di più alla testa e al cuore delle persone.

Sia come artista e sia nella tua vita privata?
Sì, che poi ti dico, quando mi sono rimesso in gioco, da Gemelli in poi le due cose le ho fatte convivere abbastanza. In passato tendevo a separare queste due componenti, anche perché io ho sempre lavorato e ho sempre tenuto il Rap come un secondo lavoro, rigidamente separato dalla mia vita privata.
Adesso invece l’approccio che ho è univoco, sia che si tratti della musica, sia della mia vita personale.

Ape – Foto di Natalia Gonzalez Prados

Nel brano parli di altri 2 passeggeri di questa Twingo, ci racconti qualcosa di loro?
Gli altri due sono Tuno, che avete sentito in Venticinque e negli altri progetti che ho fatto nel periodo di Vibrarecords, e Nobile Tino che è il ragazzo con cui ho iniziato a pensare di fare un gruppo e di registrare qualcosa. Stavamo a 10 km di distanza e la prima volta ci siamo incontrati in bicicletta, a metà strada. Cose folli, oggi inconcepibili per i ragazzini, cosa che noi eravamo perché avevamo circa 16 anni all’inizio.
Abbiamo fatto i demo, poi col tempo ci siamo persi di vista, già quando ho fatto l’EP A Domani, uscito nel 2002, l’inizio della mia carriera solista.

Però Twingo parla di quel momento lì, la macchina è stata abbastanza iconica e ci ha portato a un sacco di serate di live. Mi ricordo di quella macchina perché abbiamo rischiato in 3 la vita: mentre andavamo al circolo degli artisti di Roma a suonare nel 2002, c’erano le classiche code in autostrada, ed eravamo tutti distratti a rappare mentre guidavamo, ma ad un certo punto ci fu una frenata improvvisa, e ringrazio che c’era una corsia sulla sinistra libera per dei lavori in corso, altrimenti a quest’ora non c’erano né i Trilamba né Ape.
Mi sono ricordato di questa avventura solo quando ho finito il pezzo, per cui eravamo noi 3 e per questo Twingo.

Spesso sottolinei di essere il primo ad avere messo la bandierina sulla Brianza, però effettivamente avendo iniziato nel 1995, puoi essere anche considerato uno della Golden Age.
Ora che siamo nel 2019 ci pensi a quello che hai dato per il rap italiano?

Allora, non mi sono mai sentito come uno della Golden Age, mi sento uno di quelli che nel 2000 contribuì a fare la differenza, in un periodo che è stato forse quello un po’ più buio del Rap; un periodo dove alcune delle cose che sono uscite, con un po’ più di visibilità esterna, avrebbero potuto andare molto, molto, ma molto oltre, rispetto ai numeri che hanno fatto.
Prima di me ci sono stati altri.
A me onestamente interessa più quello che faccio adesso. Non mi
interessa essere ricordato per Venticinque, mi interessa che se uno ascolta Alba Meccanica, possa pensare che, nonostante questo sia il nono disco e nonostante abbia quasi 41 anni, dico ancora la mia.
Non lo faccio tanto per fare, non posso essere competitivo con i ragazzini, perché quello è un altro mondo, non è main stream, pure quello un altro mondo, non è Underground, perché Underground è un concetto estemporaneo che non esiste, faccio musica autoprodotta.
Ecco ora mi interessa questo aspetto qui.
Poi negli anni ho capito di aver dato un bel contributo, però ti posso garantire, e questo lo ribadisco sempre, che nel periodo in cui facevo le cose non me ne rendevo conto, ho realizzato tutto dopo. Questo comunque fa parte delle fasi della vita, c’è chi capisce prima e chi dopo.

Traccia Cinque del Mattino.
Sopravvissuto un’altra era, catapultato in un mondo nuovo che non capisci, fatto di schemi in cui non giochi. Sono le sensazioni che hai provato lavorando a questo album?

Quelle sono proprio barre dedicate alla situazione Rap che ho trovato
rientrando. Nel senso che sono schemi di gioco completamente diversi.
E’ giusto che le cose si evolvano e cambino. Ai miei tempi c’erano le riviste, e per dire l’etichetta pagava la pubblicità quando usciva qualcosa.
Adesso con questa roba dei social e dei giornalisti social, che ne avevo già parlato in un altro pezzo, sembra quasi che hanno più potere quelli che veicolano le informazioni rispetto a chi produce il contenuto, che è la musica, a meno che chi produce il contenuto non diventa talmente forte che è sulla bocca di tutti, allora sarà lui a mangiare in testa a chi produce comunicazione. Questo è il vero problema, ci dovrebbe essere più equilibrio.
Quando mando un comunicato stampa, che lo scrivo io, essendo
completamente auto prodotto, riscontro che c’è poca serietà, perché ci
sono molti addetti ai lavori che non hanno coraggio di dirti: “Noi diamo più visibilità solo a chi è main stream, oppure a chi ha più seguito come pubblico follower”, e per te la porta è chiusa.

Ci sono tutte queste situazioni di compromessi, di persone che non hanno il coraggio di dire come stanno chiaramente le cose. Il pezzo parla un po’ di quello, ed è ciò che sto vivendo ultimamente.
Ci sono dei siti e delle strutture media che non hanno mai preso in
considerazione le mie cose nuove, i miei nuovi album, però ogni tanto fanno le Stories con Venticinque, ma ti sembra normale?
Per quanto riguarda invece il discorso dei rapper, oggi il rap va di moda. Quando ho iniziato io, quando hai iniziato tu ad ascoltare, a fare e vivere sta roba qua, era la cosa che ti rendeva diverso, che ti rendeva tra virgolette ribelle, ma non perché dovevamo fare la rivoluzione, ma perché rispetto allo standard eravamo una nicchia. Adesso non è così, adesso è omologazione.

Schemi che non riconosco“, perché i compagni di classe di mia figlia alle medie ascoltano Rap. Va bene, ma poi è un filone che non vanno ad
approfondire, il che non è un problema perché comunque fa fare più vendite e da più visibilità tutto il movimento, però poi di contro se la maggior parte della gente che si approccia al Rap pensa solo alla sua roba e non ha la visione d’insieme, succede che uno finché la sua roba dura e funziona va avanti, ma prima o poi sparisci, e non hai lasciato nulla.

Io non voglio fare il discorso da veterano che rompe, perché la maggior parte dei cosiddetti veterani che vengono idolatrati, e non faccio nomi, è gente che non ha fatto niente per me, a parte Bassi e Esa. I veterani che hanno fatto qualcosa per gli altri si contano sulle dita di una mano. Io parlo di Bassi e Esa perché vivo la realtà del nord a Milano, poi sicuramente se vai a Roma il Danno ha tirato su tutta una serie di cose per altri, però io non sono di lì, non vivo lì, quindi non conosco bene quella realtà.
Non è una lamentela, però i fatti sono che ad oggi mi occupo della comunicazione, mi occupo della produzione, mi cerco io le date e le trovo, non è un problema, ma è tutto molto diverso. Prima le persone seguivano un genere, il Rap, quindi all’interno del genere se facevi bene avevi una certa visibilità.
Adesso seguono l’artista. Questo è un po’ il problema che c’è adesso, detto ciò comunque di roba nuova buona ne esce un sacco, ci sono un sacco di ragazzini fortissimi. Quelli che sono indirizzati nel modo giusto, oppure si indirizzano loro nel modo giusto, sfondano.
Quelli che lo fanno perché gli piace, hanno anche l’approccio pratico di organizzarsi, di essere manager di se stessi, chi andrà avanti sono quelli che sanno fare questo. Essere bravo non basta più, pensa a quanti ragazzi diventano famosi in America dopo il primo disco prodotto da un rapper più forte, dopo si aprono la loro etichetta e partono da soli.

Com’è non avere Rolex ma il Casio?
(Ride) E’ una filosofia, do più valore ai contenuti, alla realtà che non all’apparenza, ma non è sempre stato così. La realtà è che il Casio è un bellissimo orologio e c’è gente che se l’è guadagnato facendo il suo duro lavoro. Il mio è un modo di dire, vengo da una certa situazione, mantengo questa impostazione e questa mentalità, anche se poi giro con l’Audi.

Nel pezzo Ieri e Oggi c’è una strofa in cui dici che la tua vita è cambiata
vedendo i tuoi figli diventar grandi, com’è cambiata la tua vita vendendo tua figlia cresciuta?

Beh, sicuramente c’è la responsabilità di dare un esempio che sia credibile.
Credibile, non vuol dire bigotto o istituzionalizzato, credibile vuol dire reale e concreto. Mia figlia a 12 anni ha scoperto che sono un rapper, ma con molta naturalezza, quando si è approcciata alla musica ha capito e ascoltato.

Chiaramente l’approccio oggi alla musica dei ragazzini è diverso dai nostri tempi, ascoltano le canzoni senza sapere di chi siano. C’è un social, TikTok, dove la musica la trovano già caricata, e quando mia figlia canta qualcosa le chiedo se conosce chi ha fatto questa canzone, altrimenti vai a informarti e così se ti piace ascolti il disco.

Quindi c’è la responsabilità di dare un esempio che però sia credibile terra terra. Chiaramente superata una certa età, le priorità diventano loro.
Io penso che anche facendo bene il Rap, posso lasciarle delle cose che si possa ascoltare e che poi possono essere tra virgolette degli insegnamenti.
Questa cosa l’ho riscontrata ad esempio con mia sorella, che ha 10 anni meno di me e che in una fase diciamo un po’ particolare, verso i diciotto vent’anni ascoltava i miei album, e io non lo sapevo, l’ho saputo dopo.

Quindi le cose che scrivo ora, quando scrivo, penso a 360° anche a questo aspetto di lasciare qualcosa, un messaggio un comportamento credibile, non per forza giusto o sbagliato, giusto o sbagliato dipende dai punti di vista.

Nausea feat Sgravo che qui viaggia a 1000.
Sgravo l’ho conosciuto quando sono entrato in contatto con FastCut per Dead Poets, tanto entusiasmo e tanta passione.
Poi è un vero maestro di cerimonia, dal vivo spacca e lo volevo tantissimo su quel pezzo lì, che è un rifacimento, fatto meglio, di Bastardi In Salsa Rossa che c’era in 1978, dove secondo me sono stato troppo alto con l’argomento e non sono riuscito a comunicare; mi piace quel pezzo, ma non arriva come come me lo immaginavo.

Invece Nausea è molto più più diretto. Sono molto soddisfatto della mia strofa e quando Sgravo mi ha mandato la sua ho pensato perfetto. A parte che gli ho detto di fare un 16 e lui ha fatto un 22 o non so cosa ha fatto (ride), però io e il Papi quando l’abbiamo ascoltato ci siamo guardati e: “Va bene così”. E’ il manifesto politico d’oggi di Ape e di Sgravo.

In Luci Della Sera dici “Non muoio mai al limite scompaio come Rick Grimes, io volevo chiederti, ti senti più Rick oppure Ciro l’immortale?
Tutta la vita Rick, perché tra un po’ scompaio di nuovo, ma veramente però. Potrei dirti che sto valutando se Alba Meccanica debba essere l’ultimo disco, molto sinceramente, il che non vuol dire morire, non fare più nulla, vuol dire fare delle collabo fare dei featuring, però in maniera strutturata.

Sinceramente non lo so se farò un altro album. Non voglio fare il fenomeno che dice questo è l’ultimo disco, come ha fatto recentemente qualcuno solo per fare news. Di Rick mi piace il personaggio, mi piace la serie, lui è l’emblema della crescita, del continuo dover dimostrare, ricominciare. Io nel Rap ho fatto così. Ho dovuto dimostrare ogni volta, non ho mai avuto la strada spianata e ancora oggi, mi approccio con lo spirito del ragazzino che deve fare la gavetta, con una malizia diversa, e come ti dicevo prima contatto i media i locali, gli organizzatori, ed essendo consapevole di quello che ho fatto nel Rap, ma sapendo che per fare le cose nuove devo comunque ripartire sempre da zero.

Siamo in una birreria, hai questa grande passione per le birre, infatti con Wiser e FastCut hai fatto il pezzo Glassfinger che è un’ottima birra.
Mi piace tanto quel pezzo, ci sono due citazioni, la prima è la birra, perché l’idea è di essere al bancone e lamentarsi, di rompere sul Rap e di mettere un po’ i puntini sulle i.
Stare al banco e bere la Glassfinger, che è nel podio delle mie birre preferite, è un caposaldo del mio alcolismo seriale.
La seconda citazione è Mosche da Bar che oltre a essere un film, era un pezzo che avevano fatto Gli Inquilini nel loro primo album, io l’ho citato nel ritornello come tributo a queste cose qui.
Wiser è un altro che ho conosciuto tramite Valerio (FastCut). Lui ha questa doppia anima conscious, se si puoi ancora dire così, ma è anche bello tosto. Sa fare sia le cose più classiche che quelle con i bpm più alti in extra beat. Mi piace proprio ed è uno di quelli forti che, se la gioca bene, potrà fare grandi cose.
Di quel pezzo mi piace molto l’ultima strofa, che è il mio pensiero sul Rap attuale, una fotografia abbastanza giusta, perché nella scena main stream c’è della roba buona, tipo Marra tipo Gué, se fatto bene, se ha qualità va bene, ma anche cose nuove più marcate, o come si dice adesso Trap, che sono valide.

Però poi c’è un sacco di spazzatura musicale, cloni dei cloni, un sacco di gente figlia di papà che fanno i delinquenti, mezzi tossici. E ci sono anche dei ragazzini che non conosce nessuno, ma hanno un sacco di seguito e fanno un sacco di numeri, e oggi fare i numeri è come vendere le copie. Non è che i numeri siano l’unica cosa importante, però è un dato di fatto, l’attenzione si è spostata a quello.

Di contro anche nell’underground ci sono un sacco di schifezze, c’è un sacco di gente opportunista, invidiosa, che sei tornato a fare una roba e la stai facendo bene. Tutta l’idea di fratellanza non è che nell’underground sia più presente che in altri ambienti.
Dico un’altra cosa, se hai vent’anni non le fare le cose Golden Age, a vent’anni fai qualcosa che si ispira a quello ma lo evolve, perché alla fine il significato di questa musica è l’evoluzione, senza il Rap muore.

Glassfinger Cover
Ape – Glassfinger feat. Wiser (Prod. Dj Fastcut)

Ape ci ha concesso l’anteprima di questa canzone, ho chiesto a Wiser se aveva voglia anche lui di raccontarmi qualcosa su questo pezzo e sul feat e mi ha risposto così:

L’ultima domanda, il singolo Blu è fuori da qualche giorno come sta andando?
Ho avuto dei buoni riscontri anche da parte di altri Rapper che hanno
condiviso, buoni livelli di ascolti, sempre per i miei parametri, che è tutta musica fatta in casa, artigianale come le birre artigianali che ci stiamo bevendo.

Alba Meccanica non è nato con questo scopo, però alla fine quando l’ho finito, ho capito di essere riuscito a fare una sintesi dei miei precedenti lavori, però in versione più contemporanea, moderna, sia come suoni che come Rap.
Anche quando ho utilizzato delle produzioni più classiche tipo in Twingo, ho cercato un flow più un po’ più contemporaneo.
Blu è il biglietto da visita giusto, ho cercato di mettere il contenuto, che chi mi segue si aspetta da me, ma con i suoni in chiave moderna. Ho utilizzato l’auto-tune nel ritornello e mi piace.
La gente lo ha apprezzato, ho ricevuto tanti feedback sulle parole e sul contenuto.

Ora siamo partiti con il preorder della copia fisica, da pochi giorni, perché è una componente importante per uno che si autoproduce, dato che ti dà il rientro immediato per poi reinvestire, quindi supportate andate su www.kunetti.it/shop per prenotare la vostra copia, poi a gennaio faremo anche una linea d’abbigliamento Alba Meccanica.

In questo mi segue un grande artista che nel lavoro si chiama Massimo Ciceri e su Instagram è ordinedeldisordine. Lui secondo me è un artista della Grafica. Gli ho dato il disco e lui lo ha tradotto in immagine. Quando lavori con persone così è bello, perché comunque non sei da solo, hai una spalla ad aiutarti.

Tutte le cose che stanno uscendo, le immagini, la creatività, è tutto inventato da lui. E’ riuscito a trasformare le canzoni in immagini, che metteremo a fine Gennaio nell’abbigliamento, chiaramente senza nessuna pretesa, però è tutto nato dalle idee che lui ha avuto.