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Cinema

Storia di un Matrimonio



Noah Baumbach dirige una storia di sentimenti con grazia ed equilibrio, con una sceneggiatura senza sbavature

Titolo originale Marriage Story. Regia di Noah Baumbach. Con Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta, Julie Hagerty, Merritt Wever – Uscito cinema 18 Novembre 2019 – distribuzione Cineteca di Bologna.

Nicole e Charlie

“Durante la separazione, e poi col divorzio, le cose possono farsi ostili. Mi piace iniziare con una nota di positività per ricordare alle coppie che seguo perchè si sono sposate. Così, mentre vi separate, potete ricordarvi che vi siete voluti molto bene e forse ve ne volete ancora.” 

Sono le parole dello psicologo durante la seduta con Nicole (Scarlett Johansson) e Charlie (Adam Driver), i due coniugi che stanno intraprendendo un percorso di separazione.
La nota di positività citata dallo psicologo è costituita dall’invito fatto ad ognuno dei due pazienti a scrivere un riassunto degli aspetti positivi del carattere e del comportamento del partner.

‘Storia di un matrimonio’, di Noah Baumbach, inizia così, in questo modo mirabile, con i riassunti descritti visivamente da scene di vita familiare e letti dalle voci fuori campo dei protagonisti.

I testi, nelle intenzioni dello psicologo, sarebbero volti appunto a mantenere toni bassi e reciproco rispetto, nella consapevolezza che nel proseguimento del percorso, con l’ingresso in campo delle questioni legali, rimanere pacati non sarà facile.
Al di là della iniziale ricostruzione filmica dei riassunti, l’obbiettivo reale dello psicologo è quello di far leggere reciprocamente all’altro coniuge il proprio testo durante la seduta, proposito che però si rivela subito difficile da mettere in atto:

Nicole si rifiuta di leggere quanto scritto in presenza di Charlie.
Charlie cerca di mediare: “Leggo la mia, a me piace quello che ho scritto. Lei dice che non so scrivere, ma la mia non è male”.
Ma la cosa secondo lo psicologo ha senso ed utilità solo se ognuno legge il proprio testo.
Nicole stizzita rifiuta ancora.
Allora Charlie ricorda a Nicole di aver promesso che tutti e due avrebbero letto.
Lo psicologo blandamente conferma, dando ragione a Charlie.
Nicole sbotta ed esce di scena sbattendo la porta: “Bene, penso che me ne andrò, se voi due avete intenzione di star qui and suck each other’s dick!”

Non mancano i toni da commedia in questo undicesimo lungometraggio di Noah Baumbach. Prodotto da Netflix, come consuetudine per i films della rete streaming, è brevemente uscito in Novembre nelle sale cinematografiche, per poi subito dopo approdare in TV.
Una grande produzione che vede, oltre alla partecipazione dei due celebrati attori protagonisti, ruoli comprimari interpretati da attori del calibro di Laura DernAlan AldaRay Liotta Julie Hagerty.

La storia tratta la vicenda dei coniugi Barber: lei, Nicole, attrice che ha conosciuto la popolarità grazie a ruoli in film commerciali; lui, Charlie, regista teatrale, autore di opere di spessore intellettuale; uniti nella vita e nel lavoro, facendo parte della stessa compagnia teatrale.

L’intenzione di arrivare ad una separazione nel modo più indolore possibile, nel rispetto reciproco di ciò che è stato e con la priorità di salvaguardare la serenità del figlio, si fa via via più difficile da mettere in atto: i risentimenti e le frustrazioni si amplificano, l’affetto del figlio è un ago della bilancia troppo difficile da mantenere in equilibrio e la condotta degli avvocati – sebbene con qualche distinguo – è priva di scrupoli, pronta ad approfittare della minima debolezza del coniuge avverso.

E nel frattempo la rabbia sale, l’ostilità monta. Fino a dimenticare del tutto quei riassunti, in cui si riconosceva all’altro di essere stato un compagno e un genitore, un collega e un consigliere, un confidente e una valvola di sfogo.

Agli attori protagonisti sono affidati due personaggi dalle molte sfaccettature che, Johansson e Driver, riescono a rendere sullo schermo cimentandosi in diversi pezzi di bravura: un monologo in primo piano di Nicole in cui espone, di fronte alla sua avvocatessa, le sue supposte dipendenze; l’interpretazione da parte di Charlie della canzone “Being Alive”, cantata e recitata al tempo stesso.

Ma la vetta più alta viene raggiunta nella scena del chiarimento, che progressivamente si trasforma in un devastante litigio: un vero esempio di tecnica di recitazione e al tempo stesso di passionalità e partecipazione emotiva. Impossibile in questa scena non provare empatia per i due protagonisti.

I riassunti richiesti dallo psicologo nella scena iniziale e mai reciprocamente letti, ritorneranno nel finale, dopo che i protagonisti saranno passati attraverso ogni tipo di difficoltà, di contrasto e di perdita: dell’altro, dell’unità familiare e, in parte, anche della propria identità.
E le parole avranno un significato diverso, meno lieto e più doloroso. Così il cerchio si chiude, in una sceneggiatura senza sbavature, che affronta un tema complesso e delicato con grazia e equilibrio.

E’ interessante notare come il film contenga diversi espliciti riferimenti a Stephen Sondheim, uno dei più importanti compositori e autori di teatro musicale del XX secolo:
– nella colonna sonora sono inserite due canzoni tratte da uno dei capolavori di Sodheim, il musical ‘Company‘, ovvero l’allegra “You Could Drive a Person Crazy” interpretata in trio da Nicole, la sorella Cassie e la mamma Sandra e la succitata e malinconica “Being Alive”, interpretata verso la fine da Charlie;

-il regista Charlie ha la temuta abitudine di ‘dare appunti’ agli attori, ovvero segnare su un foglietto durante le prove o rappresentazioni gli errori e le imperfezioni nella recitazione per poi passare l’appunto al diretto interessato: abitudine anche di Sondheim, testimoniata da filmati che circolano in rete;

-il pezzo teatrale scritto e diretto da Charlie ad un certo punto si sposta a Broadway, luogo in cui vari musical di Sondheim sono stati consacrati.

Il film ha ottenuto 6 candidature ai Premi Oscar: miglior film; miglior attrice protagonista a Scarlett Johansson; miglior attore protagonista ad Adam Driver; miglior attrice non protagonista a Laura Dern (nel ruolo dell’avvocatessa di Nicole); migliore sceneggiatura originale a Noah Baumbach e migliore colonna sonora al grande Randy Newman.

CONSIGLIATO a chi ama personaggi tratteggiati con una forte connotazione psicologica e a chi predilige le sceneggiature basate pricipalmente sui dialoghi;
SCONSIGLIATO a chi non ama le storie basate sull’interazione dei personaggi in ambito familiare e sentimentale.