Come ci si muove nel mercato dell’illustrazione editoriale al giorno d’oggi? Abbiamo incontrato Elena Napoli, giovane illustratrice attiva nel suo settore artistico, per parlare della sua formazione e della sua entrata nel mondo professionale.
Elena, classe 94, nasce e cresce a Fano nelle Marche. Disegna fin da quando se ne ricorda, dopo la conclusione degli studi artistici liceali, si trasferisce a Firenze per frequentare l’Accademia Nemo, dove approfondisce le tecniche di illustrazione digitale ed il character design.
Nell’ultimo anno di studi comincia a lavorare su progetti per l’editoria nostrana ed estera. Specializzata nell’illustrazione di libri per l’infanzia, lavora freelance per case editrici in tutto il mondo Occidentale.
Qui di seguito trovate un regalo che ci ha fatto Elena.
“La distanza della luna“, uno stupendo speed drawing.
Ciao Elena, raccontaci come e quando hai iniziato a disegnare.
Allora, aspetta – cerchiamo di capire – ho sempre disegnato. Però se intendi il momento in cui ho realizzato che potevo seguire la via del disegno, quello è stato verso la fine delle scuole medie. Dove c’è sempre quel periodo in cui studi cosa fare dopo.
Lì ho visto che era una delle cose che mi veniva fare meglio e ho scelto di continuare. Faccio gli studi artistici superiori, dove vengo indirizzata al cinema d’animazione dal quale è venuto conseguentemente lo studio del disegno applicato all’illustrazione e all’animazione. Nel mentre, mi sono focalizzata sul disegno, sviluppando la manualità del tratto.
E dopo il liceo?
Mi sono trasferita a Firenze, dove ho frequentato l’Accademia Nemo di arti digitali. Avevo avuto un primo approccio al disegno digitale al liceo; che avevo approfondito poi per conto mio, pensando potesse fare comodo una formazione a tutto tondo. Insieme a quello, l’Accademia mi ha dato anche un primo approccio del disegno applicato al mondo del lavoro.
Ho cominciato a cercare le prime commissioni verso l’inizio del terzo anno, proponendomi come artista per l’incarico, soprattutto su internet.
Nello stesso anno ( nel 2016) vado alla Fiera di Bologna, che un’ottima finestra per affacciarsi sul panorama editoriale italiano ed europeo.
Un ottima occasione per rapportarsi con le realtà editoriali, anche per avere un feedback professionale sul proprio lavoro.
Che hai fatto una volta finiti gli studi?
Durante il terzo anno di Accademia ho iniziato a lavorare con clienti privati nell’ambito del cinema di animazione. Clienti che ho trovato su internet tramite piattaforme di lavoro online come Upwork e Freelance.com.
Finito quell’ultimo anno “scolastico”, ho fatto semplicemente quello che consigliano *ride* a tutti i neo illustratori di fare. Ovvero di spammare il proprio lavoro a qualunque casa editrice che potesse riceverlo.
E spamma spamma, dopo infinite mail, mi hanno risposto i ragazzi delle Edizioni El; con un progetto già pronto a cui si poteva legare bene il mio stile.
Questo per dire che non c’è stato quel netto momento di stacco che ci può essere quando finisci gli studi e devi cominciare ad affacciarti al mondo del lavoro per la prima volta. O meglio, non più di tanto. Avevo già un’idea sulla dimensione lavorativa che mi interessava provare a raggiungere, quella dell’attività libero-professionale.
Dopo questa prima esperienza “ufficiale” ho continuato di volta in volta a intavolare nuove collaborazioni con altre case editrici, italiane e non.
Che costituiscono quella quantità di lavoro “fisso” al mese a cui si vanno a sommare altre commissioni che tratto parallelamente.
Alla fine, le modalità lavorative proprie del freelance sono costituite per la maggior parte da contratti a progetto; destinati a chiudersi nel momento in cui il prodotto previsto dalla collaborazione viene concluso.
Occorre avere intercettato altre domande a cui poter replicare con la propria offerta stilistica; preparando portfoli diversificati per i diversi incarichi, studiando quella nicchia di mercato da andare ad occupare.
Il primo lavoro, in questi termini, diventa trovarsi il lavoro. Considerato che, quando cominci, è assai meno scontato che vengano a cercare proprio te.
In tutto questo, che ruolo hanno i social network?
Nella piazza del world wide web i social network possono diventare la prima vetrina di riferimento, che utilizzi per far vedere i punti forti della tua pratica artistica. Sicuramente, possono diventare facilmente il portfolio dei lavori più aggiornato.
Prima il mercato era più ristretto, aveva le limitazioni che può avere una persona fisica. Con connessioni che possono arrivare dall’altra parte del mondo, è possibile raggiungere un bacino di utenza molto più vasto. Rendendo di fatto possibile lavorare con case editrici di altre nazioni, per esempio, nel mio caso, inglesi o americane.
Ci sono pro e contro. I lati negativi sono che, ovviamente, c’è molta più concorrenza; dall’altro lato, uno stile di disegno lontano dai canoni illustrativi del proprio Paese potrebbe invece essere apprezzato da un’altra parte.
Nel mio caso, io che illustro principalmente libri per l’infanzia, lavoro soprattutto nel mercato americano, perché probabilmente vedono il mio stile consonante ai loro gusti.
Ci sono anche da considerare le dimensioni del mercato in cui si va a lavorare. Per esempio, ho avuto difficoltà ad entrare nel mercato editoriale anglofono. Questo forse perché, anche per via dei budget più ingenti, le case editrici non lavorano direttamente con gli illustratori. Molto spesso delegano ad un’agenzia che fa da intermediario tra le due parti, garantendo per entrambe.
Una volta trovata un’agenzia di riferimento, nel 2017 inoltrato, questa ha cominciato a passarmi commissioni per case editrici estere regolarmente.
Altro esempio, per un editore statunitense, Abdo, mi fu affidata l’illustrazione di una collana di quattro libri per bambini. Fu il mio primo lavoro grosso in termini di numero di pagine.
Quali sono le maggiori differenze che noti tra i Paesi?
A livello narrativo, l’editoria anglofona è più attenta nel recepire e proporre tematiche dibattute nella società civile, come l’identità di genere e l’inclusione tra diverse culture. Cose che piano piano arrivano anche in Italia, c’è da dire.
Parlando di mercato, per ragioni ovvie, quello italiano è più piccolo, lavora generalmente con budget più bassi. Le agenzie non hanno un ruolo preponderante, come magari in altri Paesi, e funziona ancora la proposta diretta dell’artista verso la casa editrice.
Sulla diversa estetica illustrativa basta andare a vedere i prodotti di intrattenimento di massa. Negli USA ai tempi c’era Cartoon Network che puntava sull’animazione 2-D, mentre in Giappone si guarda agli anime
Considerando quanto detto, le cifre retributive alla fine, grosso modo, cadono nella stessa fascia di quelle di Paesi; dove lavori solo con un’agenzia che prende la commissione sopra ogni tuo lavoro.
Il lavoro come è, alla fine?
Beh, che dire *ci pensa*. Come ogni lavoro in proprio non ci si può fermare un attimo, quando non sei a cercare incarichi, sei ad aggiornare i portfoli. Se non sei a fare quello, sei a studiare le ultime tendenze nel tuo campo,
per capire come aggiornare il tuo stile e dove migliorarlo. Per non parlare dell’aggiornamento dei mezzi illustrativi digitali. Gli obiettivi te li dai te.
Per esempio tra i miei obiettivi personali, c’è la creazione di una storia da zero. Di solito, sono sempre associata ad uno scrittore che dà le direttive per le scene da illustrare.
Diversa è l’esperienza che si può avere con una tipologia di clienti privati. Quelli che hanno in mente un progetto da trasformare in un prodotto per commercializzarlo in seguito. Questo tipo di clienti può necessitare anche della tua esperienza sul campo, rendendoti parte attiva del progetto.
Poi c’è da dire, che se l’obiettivo è quello di vivere della propria arte, l’ultimo stadio può essere anche la totale autonomia dal bisogno di lavorare. Nel senso che puoi sceglierti il lavoro o la commissione da svolgere senza pressioni, ma questa è una cosa che arriva col tempo.
Per ora, si fa il proprio lavoro al meglio della proprie capacità.
C’è altro che vorresti dire, che pensi possiamo aver tralasciato?
Non saprei, mi pare si sia detto tutto. Un saluto a tutti i lettori di Gold!
Vorrei ringraziare Elena per la disponibilità e Gold per lo spazio offerto.
Intervista di Alessandro Lucherini