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Finlandia: Foresta con panorama su internet



    Suomi e’ una parola finlandese che in genere
    ha uno di questi due significati:

    –La Finlandia o Suomi
    –La lingua finlandese o suomi o suomen kieli

    Suomi può anche fare riferimento a:

    Suomi M-31 SMG, una mitraglietta finlandese
    Verner E. Suomi, il padre della metereologia satellitare
    –1656 Suomi, un asteroide

    (dall’edizione in lingua inglese di Wikipedia)

Ci sono gia’ stato due volte, a Suomi, perche’ fin dalla prima è stato come un vivere in un sogno (e no, non ho fatto uso di droghe…). Un senso di libertà è quello che mi è rimasto di più di tutto. Quando sei nella foresta verde, di un verde mai visto, quando sei in buona compagnia, e ci sono solo le stelle in un cielo blu scuro sopra di te, quando ad agosto la temperatura resta costante a venti gradi… Brillano ancora nei miei occhi tutti quei laghi malinconici e sterminati.

Certo, i finlandesi sono solo cinque milioni di persone, che è undici volte meno di quanti siamo noi italiani. La superficie della loro nazione e’ addirittura un po’ piu’ grande della nostra. E’ facile sentirsi liberi quando per definizione sei molto meno affollato. Ma l’amore per la libertà, o meglio per una possibilità di scelta, si riflette anche in tanti, piccoli dettagli quotidiani. Quando mangi, ad esempio, la comida è nei vassoi, nelle teglie, nelle pentole, e sei tu, con il tuo piatto vuoto, che ti alzi e scegli cosa e quanto mettere nel piatto. Niente di particolare, dirai tu. Vero, direi io, se non fosse che dove vivo ora, a Roma Caput Burundi, non è così, e non sembra proprio possibile, mai e poi mai (e lo dico a livello di modo di vivere sociale, non intendo solo nel mangiare).

Ora, per capire un po’ che tipaccio sono, immagina uno che fondamentalmente ha due passioni: la tecnologia e le arti marziali. Adesso, qui in Italia, riesco appena, appena ad assaporare un po’ di libertà solo perché sto scrivendo queste righe sul mio netbook con Ubuntu, uno dei sistemi operativi liberi più sicuri e veloci al mondo. Sì, free, come in libertà di parola (eh, no, non come in birra gratis, direbbe un finlandese, rumoreggiando e sbraitando perkele, perkele).

Suomi è una nazione che ha proclamato pubblicamente che la linea internet ad alta velocità è un diritto dell’uomo. E alle parole sono seguiti i fatti. Vedere per credere. Anche nei paesini più remoti che ho visitato, come Kylmälänkylä, quasi al confine con la Lapponia, nel nord della Finlandia, nelle case rigorosamente di legno c’era l’adsl ad alta velocità. I notebook sono diffusi come i cellulari da noi. Quello che mi ha stupito di più non è tanto il grado di evoluzione del mezzo tecnologico, che a conti fatti è lo stesso più o meno in tutto il mondo, ma piuttosto la compenetrazione e la quotidianità con cui i finlandesi usano i pc e internet. Nient’altro che uno strumento utile, ma che proprio perchè un mezzo, relegato al suo status e niente di più, portato al massimo, ma non divinizzato nè aborrito. Come usare qui da noi l’ombrello quando piove. O la metro quando devi andare in centro a Roma a vedere il Colosseo.

Nella foresta non mi è passato neanche per l’anticamera del cervello di vedere se c’era campo o segnale wifi: avevo altre cose a cui pensare, altre cose da vedere e sperimentare. Vivendo come i finlandesi, entri nella loro mentalità, e usi il pc solo quando ti serve e nei hai realmente bisogno. Forse non ho incontrato persone veramente smanettone e nerd, ma la tecnologia è diffusa in maniera capillare ma soffusa, razionale ma senza proclami o allarmismi. In poche parole, c’è, vedi cosa ci puoi fare.

Certe volte penso che il creatore di Linux è proprio un finlandese. Forse è stato ispirato dalla bellezza e dalla pace del paesaggio finnico? Forse no, chissà… Comunque in 15 giorni, l’ultima volta che ci sono stato, avrò toccato e usato un pc, due o tre volte, e neanche per fare cose mie: ho risolto un problema di connettività in una casa, rimesso un driver audio sparito da un pc, sincronizzato un Nokia con un notebook. Insomma rispetto a quando sono a Roma, al lavoro tra i cavi di rete e le infezioni dei rootkit, mi sono un po’ disintossicato e, credetemi, ne è valsa la pena.