Un libro che in Italia mancava. Un manuale, scritto dalla magistrale penna di Francesco Carlo, meglio conosciuto come Kento, col quale il rapper apre il mondo dell’Hip Hop ai più giovani.
Ma lasciamo che sia lui a presentarci la sua nuova opera: “Te lo dico in rap”.
Kento, un nome sempre presente quando si parla di rap militante ma soprattutto una testa Hip Hop, una mente pensante prima di tutto. Oggi ci troviamo in mano “Te lo dico in rap“; un libro rivolto ai più giovani, una guida per chi si vuole addentrare in questa cultura. Come nasce questo progetto?
Prima di tutto dalla constatazione che un libro del genere, in Italia, non c’era. Negli Stati Uniti ci sono vari esempi di letteratura Hip Hop dedicata ai più piccoli, ma nel panorama editoriale italiano non esisteva ancora nulla del genere. E, considerato il periodo storico, è una lacuna che mi è sembrato doveroso colmare. Tieni presente anche che i ragazzi di oggi crescono immersi nel rap. Fa parte della loro vita da sempre, ma è raro che conoscano la vera storia della nascita dell’Hip Hop, la sua matrice sociale e culturale. E anche questa è una lacuna che andava colmata.
Molti rapper, così come molti altri artisti, si sono cimentati nella scrittura di un libro, il più delle volte autobiografico. Con il tuo “Resistenza Rap” racconti parte della tua storia, mentre con questo nuovo lavoro presenti l’Hip Hop col gusto della scoperta. Due lavori diversi ma con un unico comune denominatore, l’Hip Hop, appunto. Come ti sei trovato a scrivere su due livelli cosi diversi?
Scrivere “Te Lo Dico In Rap” è stata sicuramente un’esperienza nuova e particolare; che ha comportato l’approccio ad un diverso tipo di scrittura e di tecnica narrativa. Non ci sarei riuscito senza l’aiuto indispensabile di una realtà esperta e specializzata in libri per ragazzi quale è appunto Editrice Il Castoro. Che mi ha seguito durante tutta la fase di elaborazione del testo, dandomi i consigli necessari e insegnandomi un po’ di trucchi del mestiere. Poter continuare sempre a imparare è una delle cose più belle della scrittura, e mi auguro che questo percorso vada ancora avanti a lungo.
Io, nel mio piccolo, scrivo articoli ed interviste per pura passione; ma quando scrivo mi capita spesso di immaginare la reazione di chi leggerà le mie parole. Come ti immagini il possibile lettore di questo tuo nuovo libro?
Me lo immagino con il sorriso e la passione dei ragazzi e ragazze che incontro in tanti laboratori di scrittura in giro per l’Italia; e con la curiosità dei docenti e dei genitori che li accompagnano. Mi piacerebbe arrivare anche a chi ha dei pregiudizi nei confronti dell’Hip Hop, e magari riuscire a scardinarne qualcuno. In un certo senso è un libro “sperimentato”, appunto perché raccoglie l’esperienza di 10 anni di laboratori, e ne racchiude il metodo e lo scopo. La cosa che mi incuriosisce di più sarà vedere come reagiranno gli adulti più ignari e inconsapevoli…
“Te lo dico in rap” si compone di sei capitoli principali, nei quali presenti al lettore gli aspetti fondamentali della cultura, dalle quattro arti ai block party, facendoceli osservare con gli occhi di un passante che si imbatte per caso in qualcosa che non conosce.
È un po’ quello che è successo a quelli della nostra generazione, quando la scintilla scoccava grazie alla curiosità di capire quello che vedevamo per strada. Secondo te oggi, dove il rap è dappertutto, questo tipo di impatto capita ancora?
Se non scocca la scintilla non ci si può innamorare davvero! E se non c’è la strada non è Hip Hop. Il mio libro è un’introduzione per i più piccoli, non sostituisce assolutamente le esperienze nella vita reale, anche perché – come dici giustamente tu – l’impatto di vivere queste esperienze in prima persona è enormemente più forte ed entusiasmante. Spero di ispirare e di far nascere delle curiosità. Tupac diceva: “forse non cambierò il mondo, ma di sicuro darò la scintilla alle menti che cambieranno il mondo”. Ecco, questa è un’ambizione che voglio condividere.
Alla fine di ogni capitolo c’è “Officina Rap”, una sezione dove riallacciandoti al tema trattato dai qualche suggerimento per invitare il lettore a giocare con le parole. Ci dai qualche dritta che non hai scritto nel libro?
Ai grandi consiglierei, in un certo senso, di tornare bambini quando si scrive. Di giocare con le parole come se le sentissero per la prima volta. Di riscoprire la passione e lo stupore delle prime volte. Solo questo, ed è già tantissimo.
A rendere unico questo lavoro c’è la presenza di 5 brani scritti per l’occasione disponibili online anche nella versione strumentale, consentendo così a chi vuole di cimentarsi col rap.
I pezzi, ricalcando il contenuto del libro, sono un vero inno alla cultura Hip Hop (sì, lo confesso, mi gasano un tot!) e non a caso la playlist si conclude con un sesto brano, Mia, che hai pubblicato un po’ di tempo fa ma che sembra nato apposta per questo libro, chiudendo il cerchio. Come sono nati questi pezzi?
I testi nascono in maniera molto lineare, legati agli argomenti e ai relativi capitoli. La cosa a cui tenevo è che fossero credibili: delle canzoni rap “vere” e non rime banali ed edulcorate scritte per compiacere l’ascoltatore se non addirittura per prenderlo in giro. Dal punto di vista musicale, ho conosciuto – tramite Soundreef – Milo del collettivo Original Artisti: ci siamo trovati subito in sintonia e le produzioni hanno sposato al meglio quello che volevo rappresentare e raccontare con le parole.
Qui la playlist allegata al libro.
Il libro è illustrato da Albhey Longo, che con i suoi disegni accompagna le situazioni e gli elementi che descrivi nelle varie sezioni. Vi conoscevate già o vi siete incontrati in questa occasione?
Anche Albhey è un nuovo ingresso nel mio universo artistico! Me lo ha proposto l’editore, e mi ha conquistato immediatamente per il suo stile fresco e attuale, che riesce sia a parlare con i più piccoli che a rimanere fedele all’impostazione stilistica più corretta per raccontare un certo contesto sociale e culturale. Ci sono alcune illustrazioni che meriterebbero sicuramente di diventare dei poster. Chissà…
Ho una bimba di quasi 11 anni che in questi giorni ha iniziato a leggere il libro. Ovviamente parte avvantaggiata, con me in casa conosce già molti aspetti dell’Hip Hop, il tuo nome non le è nuovo (adora Ribelle) e anche se crescendo prenderà altre strade musicali sicuramente farà i conti con un’infanzia segnata dall’influenza del papà.
Molte volte mi sono chiesto come può influire l’Hip Hop sull’educazione dei bambini e dei ragazzi, e tante altre volte l’ho chiesto nelle mie interviste. Tu che ne pensi?
Mah, vorrei ribaltare la domanda e porla a noi adulti. Come ci ha influenzato la musica a cui siamo stati esposti da piccoli? E come ci hanno influenzato anche gli altri prodotti culturali che ci hanno proposto i nostri genitori? I libri, i film… Io, personalmente, sono molto contento che quand’ero piccolo mia mamma ascoltasse De André e non Baglioni!
Ora, pensa quanto può essere ancora più forte l’impatto di un genere musicale che è basato sulla parola, che è in grado di concentrare dei concetti fortissimi e di farli esplodere in un verso. Secondo me – se sviluppiamo nei ragazzi un ascolto attento e critico e insegniamo loro a pensare con la propria testa fin dalla più tenera età – l’Hip Hop può essere uno straordinario strumento di lettura e decodifica della società attuale.
Abbiamo detto che “Te lo dico in rap” nasce come libro per ragazzi, ma credo che con i tempi che corrono potrebbe essere un buon ripasso anche per molti artisti che, vista la sovraesposizione mediatica del rap attuale, in molti casi sembra abbiano lo sguardo sull’orizzonte senza tenere d’occhio la strada percorsa per arrivare fin qui. È una mia impressione da spettatore o è così anche per chi come te vive la scena?
Non bisogna costruire altarini ai grandi artisti del passato o essere nostalgici in maniera sterile. Il passato e il futuro sono due punti cardinali, ugualmente importanti, sulla bussola del presente, e chi non ha memoria avrà più difficoltà nell’orientarsi, allo stesso modo di chi vive solo di ieri senza alzare gli occhi all’orizzonte che ha di fronte. La cultura Hip Hop, con tutte le sue implicazioni sociali e umane, è la pietra su cui poggia tutto quello che costruiamo ancora oggi, creativamente ma anche dal punto di vista economico e professionale. Conoscerla significa essere più forti.
Musica, libri, attivismo e impegno sociale. Cosa ci dobbiamo aspettare ancora da Kento?
Prima di tutto, un bel tour di presentazione del libro, non appena sarà finito questo gran casino del Coronavirus! Non vedo l’ora di raccontare, dialogare e conoscere i miei lettori. E poi c’è un disco in cottura… ma ne riparliamo tra qualche mese!