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Oltre le mode: Irresistibile New York, che ti fa male alla salute



Tu pensi che New York sia più che altro grattaceli e mega party, negozi giganteschi e cene in ristoranti. Che tutte le notti facciamo le 4, sbronzandoci ai piani alti di qualche hotel nel Meat Packing District. Pensi che abitiamo in uno di quegli appartamenti di fianco a Central Park, col portiere 24 ore al giorno, o magari in un bel loft, a Soho, tutto bianco, con arredamento in stile minimal e ben illuminato. Che la domenica facciamo brunch nel West Village e poi shopping tutto il pomeriggio. Pensi che prendiamo taxi e limo come se niente fosse, che comunque le distanze non sono un problema. Che per mangiare non si spenda un cazzo. Che tanto un posto per dormire a poco e che sia decente lo trovi di sicuro. Certo. Pensi anche che tutti facciano dei lavori talmente fichi che la fatica e lo stress nemmeno si percepiscono. Il fashion business, la borsa di Wall Street, i ristoratori italiani, i fotografi, le modelle, gli skaters, i dj. Tutti ricchi.

E invece…

New York ti fa male alla salute, su questo non ho alcun dubbio. Di solito sono abbastanza vago nel parlare dei mesi che ho vissuto laggiù. Non è una questione di volersela menare, né il frutto di brutti ricordi ed esperienze. In realtà non mi sarebbe mai nemmeno passato per la testa di scrivere un articolo di questo genere. Ma mi é stato chiesto ed ho accettato. Più che altro è che mi riesce un po’ difficile esprimere a parole tutto quello che ho sentito, assorbito e poi messo in atto, mentre ero nella Grande Mela e dopo il mio ritorno.

Chi ci abita o ci ha abitato sa più o meno quello di cui sto parlando. Ma nonostante tutto NYC mi manca più di qualsiasi altra città nella quale sia stato. Per il lavoro che faccio, per quello che ho studiato, per quello che facevo laggiù, devo riconoscere che vince su molti punti.

La moda è il mio settore. E New York è il posto dove ho veramente capito che cosa significhi abbattere ogni tipo di barriera sociale legata a questo ambito. Come l’aspetto fisico e l’estetica siano allo stesso tempo preponderanti ma non strettamente necessari. Che i trend non dipendono da nulla. E che per entrare in un locale esclusivo conta di più quanto tu sia capace di “colpire” il tipo alla porta, rispetto a quanti soldi hai in tasca da poter spendere.

I trend e l’immagine sono la mia quotidianità. E a New York era come navigare in un mare di cemento, edifici e persone da cui trarre ispirazione. Per me non esiste un posto migliore per fare tutto ciò. Ho avuto il piacere di essere stagista per un fashion stylist abbastanza affermato e con un bagaglio lavorativo di quasi tre decenni. Ho lavorato su vari set, spaziando tra lookbook, pubblicità ed editoriali, sia in studio che in diverse location anche fuori da New York. Tutto questo insieme di esperienze mi ha portato a rivedere molto quello che credevo di sapere sulla moda, sul lavoro, le responsabilità e la vita in generale.

New York ti da tutto, ma ti prende anche tutto, in qualsiasi campo tu lavori ovviamente. È una città di cui ti innamori, che poi odi, dalla quale spesso vorresti scappare, ma dove torneresti all’istante. Devi essere forte e farti le spalle, se non vuoi essere risucchiato. E tutto questo può essere ricondotto anche più specificamente ai trend e alla moda.

A New York puoi essere chi vuoi, in qualunque momento, inventarti un personaggio nuovo ogni giorno (anche due volte al giorno), camminare per la strada, magari essere giudicato, ma non sentirti tale. La città stessa è un trend, ma non è possibile a parer mio classificare singole mode. È un discorso più ad ampio raggio. Le persone si mischiano e vedi nello stesso bar giacca e cravatta, canottiere, t-shirts, vestiti coctkail, baseball cap, dreadlocks etc. Quindi ho dei dubbi che si possano classificare dei trend fissi, che durano determinati periodi, o che possano indurre vere e proprie mode a livello internazionale.

Una cosa l’ho però notata in maniera particolare. Se prima gli europei tendevano a “voler fare gli americani”, da un po’ di tempo a questa parte mi sembra che siano proprio i newyorkesi a trarre ispirazione dalla moda europea, anche per il casual e l’urban di tutti i giorni.

 
Le foto che illustrano questo articolo sono di Alessandro Zuek Simonetti e fanno parte di una ricerca personale, iniziata nel 2005 e tuttora in corso, sui cinque quartieri di New York.