Siamo in crisi: se non altro abbiamo trovato la colonna sonora perfetta
Trap. Ogni volta che leggo o sento questa parola ho paura, lo ammetto; forse perché troppo spesso la vedo e la sento usare impropriamente.
Da un pò di tempo a questa parte questo termine viene usato per definire un certo tipo di musica e di suono, non si capisce bene quale però.
Vedo usare la parola con la T per definire un larghissimo e vario tipo di musica; talmente vario che le tematiche spaziano dall’amore, all’amore per i soldi, dalle canzoni parodia a canzoni piene di significato.
Ma alla fine cos’è veramente sta Trap? La Trap è uno specifico genere musicale nato negli anni ’90 ad Atlanta, nel sud degli Stati Uniti; figlio del Dirty South e del Southern Hip Hop.
Le tematiche trattate erano soprattutto sballo, traffici e altri crimini vari o almeno era così in origine. Con il tempo e la globalizzazione del suono la Trap ha assunto milioni di sfumature e dato vita ad altrettanti sottogeneri.
Per chi ha sempre avuto un orecchio di riguardo verso la musica del Sud degli States questo è sempre stato chiaro. Ma come dicevo la globalizzazione, l’unificazione e la sovraesposizione del genere hanno influenzato l’Hip Hop e tutti gli altri generi musicali.
Questo è successo già molti anni fa; ma sembra che per la maggior parte delle persone, sia teste Hip Hop sia ex Truzzi o simili, questa roba sia nata nel 2015.
“Questa roba l’ho inventata io”, “Prima di noi non c’era nessuno”, “Ho portato questo e quello di qua e di la”.
Non so neanche quante volte ho sentito e sento quotidianamente frasi di questo tipo. Proprio per questo mio rapporto con la Trap e l’Hip Hop difficilmente mi trovo “bene” a parlare di musica; eccetto rari casi (vi vedo bestie).
Premesso questo, una delle ultime cose che mi aspettavo, lo ammetto, era leggere un libro che trattasse l’argomento; un libro veramente ben fatto e che ho letto davvero con piacere.
Un libro che ho incontrato casualmente, dopo una super chiacchierata affiatata con UFPT che fino a quel momento non conoscevo.
Abbiamo parlato di musica per circa una mezz’oretta e poi ho scoperto del suo libro; l’ho comprato immediatamente, aveva già passato il mio test ed ero decisamente interessato.
Questo libro è: Trap: Storie distopiche di un futuro assente.
Il Libro
Questo in realtà è un libro e molto di più. Sicuramente è un archivio pieno zeppo di Canzoni, Cultura e Citazioni, talmente tante che è quasi difficile starci dietro. C’è talmente tanta musica qua dentro che solo per ascoltare tutti gli album e gli artisti citati ci vorrebbero giorni o settimane.
Il libro è pieno di informazioni importantissime per capire il contesto in cui è nata sta roba, come, dove, quando e perché. L’autore ha scavato e cercato in lungo ed in largo per analizzare tutto il percorso della Trap: dalla nascita all’esposizione mondiale che vediamo oggi. A mio parere ha fatto un gran bel lavoro, infatti se vi piace il genere, ma anche se non vi piace, ve lo consiglio davvero.
UFPT ha analizzato la cosa dagli inizi, si proprio da Dj Kool Herc e da chi prima di lui e o con lui ha contribuito alla nascita di questa Cultura. Dall’inizio presenta ai lettori la scena Americana, che nel giro di pochi anni si era già evoluta nelle sue diverse e varie fazioni, East Coast, West Coast e Dirty South. UFTP ci guida attraverso il percorso che ci ha portato ad oggi, in Italia e nel Mondo.
Nella prima parte del libro l’autore si focalizza e da spazio soprattutto agli States e alle loro varie forme di Hip Hop. Dopo un’introduzione a questo mondo, l’autore comincia ad analizzare l’inizio di questa sottocultura citandone i pionieri: Dj Screw, i Three Six Mafia, T.I., Gucci Mane e molti altri.
Nella seconda parte del viaggio invece è l’Italia la protagonista. Anche qui l’autore parte dagli inizi, dalle Posse, arrivando a Young Signorino. Si proprio così: dalle Posse a Young Signorino, passando dai Sangue Misto, Fabri Fibra, Club Dogo, Sfera Ebbasta e la Dark Polo Gang.
UFPT originario di Pistoia, sfrutta l’occasione per dare voce anche a realtà toscane come: Malacalle, Franco Franco e molte altre, confrontandosi sulla realtà locale e sul come questa cosa sia vissuta e percepita.
Inoltre in chiusura, Vibrisse (Cristina Ruggeri & Andrea Migliorati), colleghi di UFPT ci offrono uno sguardo alle scene estere dall’Europa all’Asia, e anche se il gusto rimane una cosa personale, è decisamente interessante vedere e scoprire come il genere si sia adattato alle varie culture sparse per il mondo.
La postfazione invece è a cura di Stefano Di Trapani, che ha il duro compito di tirare le somme e non manca di farlo, invitandoci ad una matura riflessione su quanto analizzato nel libro e sul genere stesso della Trap.
Il libro è stato prodotto da Agenzia X, ed è disponibile a questo Link.
Il libro l’ho già consigliato, ma lo faccio di nuovo.