Il giorno 04 aprile 2020 ha visto la luce un progetto molto ambizioso: BAD MOOD (Link Spotify) che raccoglie in 16 tracce il racconto, le soddisfazioni e le fatiche di un artista emergente che ci mette l’anima e la faccia sul serio.
Wakuumawar è il nome d’arte scelto da Adrian Gulai classe ’91 per provare a definire entro uno spazio concreto qualcosa che in realtà non è per sua natura definibile. Lo spirito che si anima all’interno di questo nome d’Arte è la continua ricerca di una libertà espressiva capace di distruggere tutto ciò che tende a trovare stabilità e certezza. E così il suo significato autentico è “vuoto consapevole” qualcosa che somiglia al fumo che sale verso l’alto e per sua natura tende a dissolversi completamente.
Wakuumawar prende vita proprio al limite tra il mondo palpabile e sperimentabile con i cinque sensi e l’Aldilà. Ovvero il mondo invisibile e puro che consente di trasformare la realtà in un sogno e viceversa. Adrian è un uomo che si è adattato a piegare la schiena da quando ha diciotto anni facendo il muratore per portare a casa la pagnotta ad una famiglia numerosa. Per poter resistere al peso delle responsabilità reali, nel tempo ha dovuto fare i conti con un conflitto profondo.
“L’Arte fa le veci di chi è perso…e sono io. Ho scelto di essere diverso dai me stesso e quindi addio! I chiodi mi trapassano ma è la mia croce, prendere l’interno e dargli voce…atroce! Stendere l’inferno sopra note e farci pace. E’ vero questa meta è nobile, è il tragitto che non ci piace. Chi è tenace si muove, non chi è capace, lo so! Pertanto cerco di costruire una vita che mi salverà, e campo a stento per ambire ad una semi-libertà.”
“Soltanto perchè non mi va”– Album Bad Mood
La lotta è avvenuta tra due entità alla base del suo mondo interiore, l’essere uomo materiale-concreto e l’essere spirituale-artistico. Una lotta che ha visto spesso l’essere artistico rinunciare ai propri sogni e riporre nel cassetto pezzi di carta proliferi d’ispirazione. Per lasciare spazio al peso dei doveri che l’uomo concreto non ha potuto evitare.
Ma per qualche strana ragione, che rende questa storia simile ad una favola, Wakuumawar in quest’ultimo anno ha battuto forte il suo tamburo. Tanto da rendere impossibile la rinuncia al sogno proibito. E così ora, proprio in questo tempo sospeso nel nulla, le due entità apparentemente agli antipodi, si sposano uno nell’altro. Il risultato è la resa pacifica che rinunciare all’Arte non è più possibile. Il tempo scorre e consuma tutto ciò che è materia. Ma per quanto riguarda lo spirito consapevole del suo potere, il tempo può solo rendersi eterno.
“Sopra le note tutta la notte, tutte le notti, tutte le volte, con gli occhi rossi e le lune storte, tutte le notti, tutte le volte. Io delle volte penso alla morte, Dio mena forte mi autopunisco, se tutto è relativo probabilmente nemmeno esisto”
“Controcultura”– Album Bad Mood
Ecco che allora Wakuumawar si impossessa completamente di Adrian e lo fa esplodere in pezzi, disintegrando ogni recinto ed ogni freno. Nell’abbraccio selvaggio di questi due esseri prende forma qualcosa di così prezioso da sconvolgere i sensi. Bad Mood è quel modo di fare poesia così viscerale e autentico da scardinare le regole di uno stile predefinito. E’ la modalità libera e per certi versi scellerata che ci consente di andare oltre la soglia del reale per scoprire cosa si cela in un animo sensibile.
Adrian è un uomo che vive la vita a cuore aperto e a petto nudo, senza nascondere nulla di sé. Piuttosto si spoglia completamente non solo degli abiti, che non gli vanno a genio per natura, ma anche delle varie facce che ha provato ad indossare negli anni, alla ricerca della sua vera identità.
“Ma infondo sono io che mi do caccia, non mi do pace mi tendo agguati. Tutti questi demoni hanno la mia faccia. E sono troppi, li ho contati. E li ho cantati! È un esorcismo per resuscitare tipo Cristo, per esorcizzare tutto questo abbiamo posti in alto sì ma nell’abisso.”
“Se ti chiedo chi sei”– Album Bad Mood
Bad Mood è la danza con le maschere tribali intorno al fuoco, un rituale antichissimo che consente a chi le indossa di esorcizzare i demoni interiori. Ed ecco allora che noi diventiamo gli spettatori di questo rito, e ad ogni brano possiamo percepire una delle tante personalità che Wakuumawar indossa ed esorcizza. Questo è un viaggio nelle viscere dell’ Essere che fa da specchio e da alambicco a tutto ciò che incontra all’esterno. Adrian è profondamente consapevole della palude in cui sembrano sprofondati i sentimenti umani. Ma il suo intuito lo guida ad andare oltre il visibile e ad operare all’interno del Sè per rendere accettabile l’esterno.
Wakuumawar utilizza spesso quel famoso Mother Fuck che riduce ad un estremo “che tutto si fotta” la lotta continua per rimanere a galla nel vivere concreto. Il viaggio non è di certo leggero e romantico, ma è piuttosto spesso e irriverente. L’ingrediente che lo rende particolarmente piacevole ed esplosivo è lo spirito giocoso di un Sè bambino che è il maestro d’Arte di Adrian. Colui che dona forma e colore alle varie maschere. Mano a mano che si prosegue si comprende la finalità di questa danza rituale. L’unica parola che può descrivere meglio cosa arriva è un’onda di libertà pura. Un miscuglio di potenza della radice e di fotta che spinge tutti i residui bellici, talmente lontano da perderli di vista.
“Sento un limpido richiamo, verso un infido cammino! Un battito mi guida verso l’attimo in cui scrivo. Più scendo più muoio, più muoio più mi sento vivo”
“Buio”– Album Bad Mood
Il risultato è una pace dei sensi che è talmente concreta da ammutolirci. Ci sarà poco da giudicare rispetto al lavoro fatto da Adrian e dai suoi compagni di viaggio Wild Ride (Producer di Mix e Mastering) Julian Karma Flow e Matteo Ottavianelli ( Regia e Film Maker). Il progetto grafico è opera invece del Graphic disigner Elis Hobdari. Il tutto è talmente potente e perfetto da lasciare a bocca aperta.
Quest’album è il risultato di un lavoro meticoloso di costruzione, mattone dopo mattone, di qualcosa che prende vita e batte forte. La perfezione del tappeto sonoro mette in risalto il talento spontaneo e di altissimo livello di Wild Ride che riesce ad entrare in sintonia perfetta con l’emotività scapestrata e profonda di Wakuumawar. Ne viene fuori un viaggio nelle contaminazioni di diversi generi, tra cui spiccano il Reggae, l’ Hardcore, il Blues e l’Edm alternati a spazi in cui emergono i suoni classici e acustici di ampio respiro. La vocalità di Wakuumawar è capace di adattarsi al suono che arriva e di espandersi in un’ interpretazione che ha sfumature particolarmente teatrali, ma profondamente spontenee.
Questo è uno di quegli album così carichi, sia per quanto riguarda la scrittura che per le musiche, da rimanere impresso nella memoria già dal primo ascolto. La poetica di Adrian è sincera e senza limiti al punto da ricordare il folle, il matto del villaggio. Colui che con la sua libertà scardina i punti su cui siamo soliti ancorarci e ci propone una visione che va oltre il velo della finta realtà e del benessere artificiale. Wakuumawar dà fuoco per primo alle sue maschere e la sofferenza sublima presto in assoluto divertimento.
“Dimmi vuoi sapere il mio segreto? Non ho solo un piano B, c’ho tutto l’alfabeto. Ho fatto un patto con la vita: “darci dentro” che più male mi fa io meno lo sento. Bad Mood dal giorno 1″
“@Wakuum”– Album Bad Mood
Bad Mood è la capacità di prenderci in giro quando diventiamo troppo seri e perdiamo di vista che la Verità è una Musa audace capace di cambiare forma a seconda di come la osserviamo.