In un momento cupo come quello che stiamo vivendo la musica è sicuramente un elemento che può portare un po’ di luce.
In questo caso specifico, però, la luce in questione non è affatto rassicurante: si tratta infatti del bagliore delle fiamme dell’Infernvm. Il regno di Lucifero che ha aperto le proprie porte a due visitatori d’eccezione: Claver Gold e Murubutu.
Due punte di diamante del rap italiano che si sono cimentate nell’arduo compito di trasformare l’opera di Dante in un concept album destinato a diventare una pietra miliare del genere; sia a livello musicale sia per gli spunti culturali che può fornire agli ascoltatori.
La prima cosa che mi sono chiesto ascoltando l’album: perché la Divina? Immagino che Murubutu come insegnante ci si sia imbattuto spesso. Ma l’idea di farne un album è nata da una passione comune o è l’idea di uno?
M. È stata un’idea di Claver, io in realtà volevo andare in altre direzioni invece Claver era molto convinto di quest’idea. Io in realtà lavorativamente non mi ci sono imbattuto spesso perché insegno filosofia e storia;, non insegnando lettere ho una conoscenza anch’io abbastanza superficiale rispetto ad un insegnante di lettere della Divina Commedia.
Era tanto che volevamo fare un lavoro insieme, e quando lui me l’ha proposto ed era convinto di lavorare su una cosa così importante a livello letterario, essendo anche pienissima di metafore ed immagini suggestive ho detto: “ok, facciamolo” sicuramente non rimarremo a corto di immagini lavorando su un soggetto del genere. Quindi si, in definitiva è stata un’idea di Claver.
C. Sì, l’idea è partita da me, avevamo già in mente di fare un disco insieme ma non si era mai concretizzata; perché io mi rimettevo a lavoro con i miei progetti, lui con i suoi e non c’era mai tempo. Poi abbiamo visto che in realtà avevamo un buco fra i progetti e quindi abbiamo deciso di fare questo disco. Il tema gliel’ho proposto io, mi sembrava il giusto viaggio da intraprendere in due, diciamo.
Claver, da dove arriva l’idea?
C. Nell’immaginario collettivo alla fine quasi tutti conosciamo dei passaggi della Divina Commedia, chi ha studiato e chi no. Tutti conosciamo dei passaggi fondamentali, che sia magari l’inizio, tutti conoscono Caronte, Paolo e Francesca. Per me è stata un’idea che nasce dai ricordi, dalla passione che ho per la letteratura e soprattutto per la Divina Commedia; che sin da piccolo mi ha sempre impressionato, mi faceva viaggiare. Non la conosco bene come Benigni (ride) ma abbastanza, dai, anche se non al livello di un letterato. Comunque abbiamo dovuto rileggere tutto tutti e due, abbiamo ricomprato le versioni della Divina Commedia. Abbiamo cercato libri che davano una mano nelle interpretazioni e abbiamo dovuto ripassare anche noi, un bel po’!
Anche io per ascoltarlo sono andato a cercare online tante info! Quando l’Hip Hop stimola ad approfondire assolve ad uno dei suoi compiti principali, quello di educare ed ampliare la conoscenza dell’ascoltatore.
M. Non siamo voluti andare troppo in profondità, però secondo me è anche bello che se qualcuno coglie qualcosa poi se lo va a cercare. Che spinga alla ricerca, insomma.
Quando è partito il progetto?
M. Ma guarda, l’ultima volta mi sembra di averne parlato seriamente con lui ad un live che abbiamo fatto a Venezia; dove io portavo i brani di Tenebra è la notte quindi diciamo quasi un anno fa mese più mese meno.
Come sono nati i testi? Lavoravate a distanza?
C. Si, la maggior parte del tempo abbiamo lavorato a distanza. Ci siamo visti un paio di volte per ritocchi, registrazioni, però alla fine ognuno ha lavorato da casa sua, coi suoi tempi; magari ci davamo dei brani dove sentivamo che chi potesse dare di più lo iniziava. Ci dicevamo “guarda, qui su Malebranche te la senti più calda tu od io?” “ No me la sento più calda io allora inizio io” quindi un po’ così, chi se la sentiva di più partiva e l’altro a seguire.
M. Di questo progetto ne abbiamo parlato molto ma si è concretizzato in pochi mesi. Ci siamo impegnati per concluderlo entro una data perché volevamo portarlo in live; e quindi dare al tempo anche al boeing di lavorare ecc.
Ovviamente prima che sopravvenisse tutto quello che è successo, abbiamo lavorato costantemente a distanza. Abbiamo anche registrato a distanza, poi ho cominciato ad andare a San Benedetto alla Glory Hole per fare due tre cose. Sarei dovuto scendere altre volte ma poi purtroppo hanno chiuso le frontiere, però l’album era già chiuso, quindi siamo riusciti lo stesso.
L’album segue la discesa di Dante nell’inferno, come dicevamo un tema che tutti conosciamo almeno superficialmente, ma che per alcuni potrebbe risultare pesante. Penso al pubblico di qualche anno fa, quando il rap era ancora un’avanguardia e l’ascoltatore medio vi si rifugiava anche per sfuggire a elementi imposti come la scuola e tutto ciò che comportava. Ho avuto la sensazione che i vostri lavori precedenti siano serviti per far maturare il pubblico e per dargli i mezzi per apprezzare un album del genere, che ne pensate?
M. Non è stato niente di premeditato. Noi già da anni volevamo lavorare insieme per l’affinità che c’è sia a livello umano che artistico. Però non puntavamo ad un obiettivo di tipo culturale, è uscito questo tema e quindi diciamo che ha anche una ricaduta culturale. Quando uno dice culturale pensa che sia solo un aggettivo.
In realtà, almeno per quanto mi riguarda, spesso mi segnalano che i miei testi vengono utilizzati a scuola; e quindi ha veramente una ricaduta non solo culturale ma anche didattica e penso che anche Infernvm ce l’avrà. Non andrà a sostituire le nozioni manualistiche però potrà essere utilizzato come captatio benevolenza oppure come strategia per portare poi verso il testo originale; per essere integrato anche a lezioni sul tema. Pensa che oggi mi sono arrivate delle richieste su Instagram di ragazzi a cui l’insegnante ha sottoposto un questionario su un mio testo e mi chiedevano le risposte; dico cioè…(ride) ve lo fate da soli!!
Quindi immagino che accadrà anche con questo lavoro; è una cosa che mi viene riportata anche da molti colleghi a scuola e mi fa molto piacere ovviamente! Comunque non c’era un obiettivo premeditato, è venuto naturale così. Sicuramente il rap è cambiato in questi anni, figure come Caparezza, Rancore hanno dato un contributo notevole a questo acculturamento nel rap. A farlo veicolo di cultura, questo dobbiamo riconoscerlo. Io come sai sono anni che lavoro su questo versante e quindi il fatto che ci siano diversi artisti che lavorano in tal senso è poi più facile che dei cambiamenti ci siano. Adesso è possibile proporre ad un pubblico un po’ più vasto un lavoro del genere che ha una connotazione fortemente culturale.
C. Sicuramente il pubblico di qualche anno fa non sarebbe stato pronto a recepire un lavoro del genere. Guarda, probabilmente hai ragione sul fatto che c’è uno sviluppo per arrivare poi a questo tipo di disco. Probabilmente, anzi, sicuramente non è un disco per tutti; però può dare degli approfondimenti, può dare qualcosa in più a livello di scrittura nel rap italiano. Io spero che gli appassionati di Claver Gold e Murubutu siano felici di questo lavoro.
Nel viaggio vi sentite più Dante o Virgilio, più spettatori o guida?
C. Portiamo voi nel viaggio ma con il timore di essere giudicati anche noi come tutti del resto. Con una sorta di ammissione di colpevolezza, sapendo che nessuno è perfetto e nessuno verrà escluso da un giudizio superiore; anche al di fuori della fede. Io non sono religioso, abbiamo intrapreso questo viaggio a livello letterario.
M. Sicuramente più spettatori. Noi come hai sentito nell’album spesso entriamo nelle parti dei dannati. Come se fossimo in parte ospiti quindi come Dante in un qualche modo, ma spesso ci immedesimo nei dannati. L’idea di base di Claver, che poi è il vero propugnatore del tema, è che spesso per molte persone la vita è un inferno. Quindi entrare nell’inferno di Dante che ha preso tante caratteristiche dell’umanità e le ha messe in versi è un modo per l’appunto di spiegare la realtà. Questo è un periodo decisamente propizio per proporre una metafora di questo genere.
L’Inferno è ricco di figure interessanti. Come avete scelto quelle a cui dedicare un brano?
M. Ecco questa è stata la cosa più difficile. Perché il problema che ho posto a Claver era questo: i personaggi che propone Dante hanno delle valenze metaforiche; ma sono anche fortemente connotati in senso localistico. Sono inseriti tantissimo nella specificità della politica toscana di quel periodo, e comunque se non toscana italica. Sono fortemente connotati dal contesto storico, quindi abbiamo lavorato soprattutto su quelle figure che potevano avere anche delle letture contemporanee. Come Pier Della Vigna o Taide per l’appunto che vengono trattati in modo più generale quindi attualizzati. Oppure quelle figure mitologiche che in quanto mitologiche hanno una lettura trasversale che riguarda tutti i tempi dell’umanità.
C. In realtà non siamo neanche partiti dai personaggi più famosi. Nel senso, magari sapevamo già che sarebbero stati inseriti alcuni, quindi non abbiamo neanche parlato di fare un pezzo su Caronte. Sapevamo che comunque ci sarebbe stato, Lucifero ci sarebbe stato, per gli altri invece abbiamo cercato di trovare metafore con la contemporaneità. Come con Pier della Vigna, che appunto è morto suicida; abbiamo cercato di trasporre la sua vita come se fosse quella di un ragazzino vittima di bullismo. Anche su Taide la meretrice , che non è un personaggio di grande rilievo; se non sbaglio compare in quattro righe dove Dante dice che si gratta con le unghie piene di sterco e si graffia. A noi piaceva questa figura, poterla riportare alla contemporaneità con la storia di una prostituta dei giorni nostri, ecco.
Fra le scelte troviamo molti dannati, in Minosse addirittura lo siete voi stessi, vittime della legge del contrappasso. Ci sono anche alcuni demoni, come Malebranche e Lucifero, dipinti forse come le creature più tormentate dell’intero regno degli inferi.
C. Si perché Lucifero è stato innanzitutto un peccatore. Anche i personaggi che sono demoni o comunque sono messi lì negli inferi a giudicare gli altri sono soggetti che stanno scontando una pena. Sono messi lì già da altri autori, come Minosse che era già stato messo all’inferno da Virgilio, da Omero mi sembra. C’è un motivo forte per cui si trova lì, anche i demoni, come Caronte, sono dannati; è la sua pena quella di essere sempre lì a traghettare le anime.
M. Esatto, perché in realtà sono due brani che parlano sempre di dannati. Nel caso di Malebranche i dannati sono i barattieri, che vengono seviziati dai diavoli. Malebranche in realtà è al servizio del diavolo ma sevizia dei dannati che sono i barattieri, quindi si parla sempre dei dannati. Come dicevi tu, nell’ultimo pezzo il dannato è Lucifero; che è costretto per l’appunto a vivere in quelle condizioni, quindi alla fine tutti i brani parlano dei dannati.
L’album contiene diversi featuring, scorrendoli mi ha colto di sorpresa la presenza di Vincenzo di Bonaventura, che ho scoperto essere un attore teatrale. Come siete entrati in contatto e com’è stato lavorare con lui?
C. Lavorare con lui è stato molto emozionante soprattutto perché lui era già informatissimo e appassionato della Divina Commedia. Appena è entrato nello studio di registrazione è partito e ha fatto tutto da solo! Di solito quando chiami qualcuno a darti una mano devi stare lì, devi stargli dietro, devi dargli il tempo. Alcune volte metti il metronomo sotto per dargli una parvenza di tempo per il ritmo delle parole, invece lui è stato perfetto. L’avevamo già visto su diversi filmati, lavorava qui nella zona dove c’è la Glory Hole, dove viviamo io e gli altri ragazzi; e abbiamo pensato di tirarlo in mezzo al progetto ed è stato veramente un grande.
M. Noi lo conoscevamo, è un amico della nostra etichetta. Decisamente un personaggio talentuoso, avevamo bisogno di qualcuno che recitasse l’intro e lui lo ha fatto in modo eccellente. Per cui direi che è una collaborazione decisamente azzeccata.
Oltre a lui nell’album troviamo Davide Shorty e Giuliano Palma, due voci che non hanno bisogno di presentazioni!
M. Per quanto riguarda Shorty sono contentissimo del suo contributo perché ha veramente ribaltato il pezzo; è riuscito a dargli una freschezza e un’interpretazione che per me era inimmaginabile. Lavorare con Giuliano Palma ovviamente è stato un grande onore perché ovviamente io l’ho sempre ascoltato negli anni; fa parte anche diciamo della mia crescita musicale .
Il contrasto che entrambi hanno creato tra la freschezza dei loro interventi ed il cupo del tema è quello che cercavate inizialmente?
M. Con Paolo e Francesca volevamo una melodia perché avevamo un ritmo in levare e cercavamo un ritornello orecchiabile. Palma è l’ideale per parlare d’amore e per farlo sul levare. Per Shorty come ti dicevo non mi aspettavo un risultato del genere; è lui che ha scelto di provare su quel pezzo in particolare e il risultato mi ha veramente stupito.
C. Abbiamo voluto lavorare con loro proprio per rinfrescare un po’ il disco. Già da quando l’abbiamo pensato non volevamo farlo risultare troppo pesante. Comunque già l’argomento è pesante e difficile. Magari solo io e Murubutu, nonostante abbiamo fatto di tutto per non renderlo pesantissimo, non riuscivamo a dare quella freschezza necessaria per i ritornelli. Quindi abbiamo chiesto gli interventi di professionisti del settore, e siamo stati molto contenti del risultato e di com’è venuto l’intero album. Qual è la tua preferita?
Io mi sono subito innamorato di Antinferno con Shorty, comunque devo dirvi che Paolo e Francesca secondo me è il singolo perfetto!
C. E’ la canzone più aperta. Anche se noi non siamo dei grandi “sparatori” di singoli radiofonici (ride); avendo questa cartuccia abbiamo deciso di usarla per far notare un po’ il nostro mondo anche al di fuori della nicchia dei soliti.
Dopo l’inferno seguiranno il purgatorio ed il paradiso?
M. Ecco (ride) guarda, non so assolutamente nulla. C’è questa tendenza a volere delle trilogie nel futuro, a me è capitato spesso coi miei album. Mah, peché no, oppure perché non il Decameron, sarebbe ancora più entusiasmante, visti i tempi poi sarebbe l’ideale, chi lo sa, vedremo!
C. Guarda, parlando con Murubutu ce lo siamo detto, “cavolo, adesso che siamo in quarantena iniziamo a scrivere l’altro!” Sicuramente lui ti avrà parlato del Decameron (ride), lui sta in fissa col Decameron! Lì io dovrò ripassare di più e mi troverò impreparato anche perché Alessio, veramente, ha nozioni infinite riguardo la letteratura. È come un libro con milioni di pagine ed anche per questo è un piacere lavorare con lui. Pensare di essere simili e invece scoprire di essere veramente diversi; nel modo di scrivere e di affrontare un brano che non sia uno storytelling. Perché uno storytelling più o meno si fa in un determinato modo e quello è; invece sul resto dei brani si sente la diversità di struttura.
Per concludere, uscendo dall’inferno di Dante, mi dite la vostra sull’inferno che purtroppo stiamo vivendo in questi giorni?
M. Oggi l’inferno è qui. Noi purtroppo dobbiamo considerare che questa cosa non durerà poco anche se ci dicono così. Quindi dobbiamo in un qualche modo attrezzarci per sviluppare delle risorse per modificare il nostro modo di vivere; e soprattutto per farlo nel miglior modo possibile. In molti vivono questa pausa come un’apnea ma io temo che non lo sia, dobbiamo cominciare a respirare in modo diverso secondo me.
C. Guarda io penso che ognuno debba fare il proprio lavoro e il mio non è né il giornalista né il presidente della repubblica. L’unica cosa che mi sento di dire alla gente è che spero che questo momento di difficoltà ci renda migliori in futuro. Ci renda migliori nel comportarci con gli altri. Che ci faccia capire che a volte quando arriva un problema grande ci si accorge che tutte le altre problematiche affrontate in passato siano minori.
Problematiche per cui ci siamo lamentati o fatto rivolte, casini mediatici tipo quello dei due centesimi per le buste della spesa; abbiamo fatto un bordello per qui due centesimi delle buste, ma che cazzo ce ne fregava, due centesimi… Quando arriva una cosa così seria tutte le stupidaggini non contano più; ed è come secondo me bisognerebbe porsi nella vita di tutti i giorni. Senza lamentarsi di tutti i piccoli problemi, pensare che probabilmente c’è chi sta peggio di noi. C’è chi sta meglio ma potremmo essere migliori dandoci una mano.