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Guida galattica alla visione di Waking life | Per i fan di E-Green



Secondo E-Green i conti si fanno alla fine.

Effettivamente anche secondo il folle del film: o si capisce o si vive; da me si dice che il tanto pensare deriva dal poco capire. Ma cosa c’è da capire?

Waking Life: The Monkey

Io non sono uno che ha studiato. Non ho fatto il liceo e tanto meno sono laureato, “ma qui non sbaglia mai nessuno!” dice sempre E-Green.

Ho visto questo film, Waking Life, per l’appunto… 4 volte. La prima dormivo, la seconda anche, la terza ho preso appunti, la quarta ho scritto questo. In realtà un po’ scrivevo e guardavo il film, un po’ ascoltavo per la prima volta il primo disco in major del nostro eroe.

Fine Primo Tempo Cover

Come dicevo non sono uno che ha studiato, quindi molte citazioni sicuramente non le ho colte, ma so ascoltare, e soprattutto so fare due cose insieme. Non lo trovo difficile, anzi, mi motiva. Mi concilia la concentrazione.

Continuando quindi con l’ascolto di Fine Primo Tempo posso citare “Raddoppio“, dicendo che per me è sempre un fatto di sopravvivenza.

E-GreenRaddoppio (prod. Garelli) Fine Primo Tempo

Perché ho deciso di fare questo paragone Gigi / Waking Life?

Puro caso? Una fluttuazione quantistica come un’altra forse… forse no. Ho deciso, è questo l’importante. Sapere cosa si vuol dire. Concisi e diretti come il rap del man. Elegante come un aforisma di George Santayana.

Waking life: The Clouds

Prendo carta e penna e ho le idee chiare; Waking Life si divide in tre parti e tre interpretazioni, come sono 3 i tempi del rugby, lo sport che più mi ricorda il rap di E-Green. Come dice il titolo (tradotto letteralmente in Vita che si sveglia) si parla di vita per l’appunto, e quindi le tre parti non potevano che essere infanzia, fase adulta e vecchiaia, che vengono accompagnate da uno stile di disegno sempre più marcato e pesante; mentre le interpretazioni sono:

1) Quella più superficiale, un triplo sogno, un’inception.

2) Quella personale, ovvero ogni discorso risolve un esistenzialismo personale.

3) Quella collettiva, cioè sociale, globale ormai, molto più filosofica.

Il discorso è molto semplice. È forse la vita un sogno?

Sì, è un sogno che rappresenta il destino di tutte le maschere in tutte le sue messe in scena, si evince, in soldoni.

Il personaggio principale è come una mente più grande, un individuo che vive la storia del cosmo intero nei suoi silenzi. Come se il pianeta Terra, o meglio, l’infinito ed i suoi ricordi fossero rappresentati da noi 7 miliardi? E da animali? E piante e rocce ed acqua che mutano e ricordano ed esistono, ed agiscono gli uni sugli altri? Come il vuoto che però è pieno!? Come nella meccanica quantistica? Non mi addentrerò… però sì.

“Un uomo non è tale dalla sua estrazione, nessuno sceglie dove nascere, perché e per come. Un uomo è reso tale dalle proprie scelte, soprattutto da come reagisce quando perde.”

Le cose Album -Fine Primo Tempo-

Waking life: Dream is destiny

Questo discorso semplicissimo ed esistenzialista si basa perciò su domande complicate e risposte semplici: Sì o No. “Montana o Sosa“.

Con l’obbiettivo dell’esaltazione di tutte le vite intese come “i precedenti” che hanno fatto la differenza, viene rappresentato un diagramma ad albero dove, o dici sì alla vita o non la accetti, e quindi muori, o ti fermi, senza soffermarti sull’estasiante bellezza delle cose… anche se poi muori comunque.

Si passa dal gioco… al gioco organizzato e la sua evoluzione che è arte, come la musica, che è eterno corteggiamento, come nella danza dove puoi ballare con la tua confusione.

Perché sì rega… è un gioco. Anche il Rap Game appunto è un gioco.

È un gioco anche se si sviluppa “A tutto campo“, 360 gradi, come nel disco, come nella vita, come nel film, dove vengono prese in considerazione poi le 2 opzioni. Sì o No? Vivi o muori? Ti svegli o continui a sognare?

Il senso di tutto ciò è espresso nel film come la ricerca di una leggerezza volante. La leggerezza di chi dà “sempre il massimo senza rammarico” e viene trasmesso, questo principio, da questi continui voli che ritornano.

Mi ricorda quasi il codice di “Pe-re-là” di Aldo Palazzeschi, da cui il brano di Moder: l’uomo fatto di fumo e così leggero da riuscire a godere di ogni cosa della vita, del viaggio, del nutrirsi, dell’immaginare, del provare e comunicare emozioni, leggero come in un sogno lucido.

Sveglia! Continua a ripeterci la pellicola, ma senza perdere il senso della magia che ci circonda, mi raccomando.

Fly

Ovvio che vorremmo tutti svegliarci e vivere appieno. Ma realmente siamo tutti disposti a fare quel salto energetico che ci permetterà di esprimere veramente chi siamo, e non solo le vibrazioni e manifestazioni più basse di noi stessi? Qualcuno al tuo posto non ce la fa. Come dice il Toma nazionale. C’è chi dice no! Ahahah sembro un jukebox. No sul serio, la devo smettere di parlare da solo!

Continua… era interessante…”

Ehm ehm… come dicevo: Vita – Salto quantico – Sì o No. Ma non devi cascare dal pero, sai che devi morire, vuoi farlo rifiutando la vita in silenzio? Vuoi farlo impazzendo?

Puoi farlo come vuoi… anche facendo bassa politica ma sono due facce della stessa medaglia. La reincarnazione è presa in considerazione, ma è statisticamente improbabile… ma all’opzione di una coscienza collettiva che aleggia sotto di noi e ci connette tutti, tu c’hai pensato? Waking Life sì.

Non siamo liberi ne secondo Dio ne secondo la scienza, quindi “Pensa“. Hai la responsabilità della causa ed effetto che influenza te e chi ti circonda. Accetta la vita per dire sì. Per creare un precedente. Per far cambiare. 

Dire no, ecco, non cambia le cose. Dire sì per vivere l’esistenza, ma è “cinema in strada e eroina, fra, roba De Niro“, come Axos in “Metti a fuoco“.

Waking Life: The Fire

La seconda parte del film inizia che c’ha l’odio dentro!

La differenza fra lo scimpanzé e l’uomo medio è minore che fra l’uomo medio ed i grandi filosofi Nietzche e Platone, dice. Anche qui la dualità quantistica: si può soffrire per carenza o per eccesso di vita. Ci fa vedere come una difettosità perfetta, la vita consapevole (il sogno lucido) che viene contrapposta al lubrificante del mondo (l’allucinazione delle sostanze), si esprime tetraedricamente per chi ha la fortuna di invecchiare: giovane e leggero, giovane e pesante, vecchio e pesante, vecchio e leggero. In progressione.

Ecco, l’eccesso di sostanze non permette di invecchiare. L’eccesso di immaginazione sì però!

Nel film, il film proiettato al cinema descrive il cinema (questa volta inteso come arte) come Dio incarnato che crea. Sempre. Qui e ora. Un momento sacro dietro l’altro. L’arte è così, la filosofia lo è, l’amore lo è, così come anche il sogno, se lucido e la vita se risvegliata. Un istante sacro però è seguito da strati di istanti in cui ci si consapevolizza, sempre a strati. Essere grati per ricordarselo. 

La sacralità, qui intesa come importanza (sono agnostico), sta proprio qui… questa dualità… questo sì e no… questi incontri 1-1. Zion vs “Cronache da Babilonia“.

A questo proposito il confronto che ho preferito è stato quello fra il folle che recita poesie prima, ed il santone illuminato poi. Nessuno dei due però sembra godere della vita quanto il giovane che, corteggiato, si sveglia… e per l’appunto torna alla vita.

Talk

La terza parte, l’anzianità, si può racchiudere in un’espressione rimastami impressa, tutta azione niente teoria. La leggerezza dello spirito nella compassione. Due minuti di recupero.

Waking Life, il film del 2001 montato con la tecnica rotoscope e diretto da Richard Linklater ha vinto numerosi premi (candidato anche al Leone d’oro), ed è sicuramente per me fondamentale a livello di formazione personale per chiunque, se lo si sa leggere. Come nell’intro di Layers di Royce da 5’9″ con Pusha T e Rick Ross.

“Se non hai più piacere nel pensiero creativo è perché non pensi più creativamente. Il piacere nell’essere un essere umano è nell’essere capaci di usare la propria mente come Dio ha disegnato la mente umana.”

Ormai il sogno non viene più insegnato. E tu? Sei un sognatore?

Articolo di Al Mandias