Real music no needs superstructures #2
Alla fine di Maggio del 1968, i Beatles sono appena tornati dal ritiro a Rishikesh ai piedi dell’Himalaya. Sotto la guida del guru Maharishi hanno approfondito lo studio della meditazione trascendentale. E’ stato un periodo di concentrazione e rilassamento che ha tenuto lontano i giovani musicisti dallo stress delle pressioni dell’industria discografica.
In questo stato meditativo, in assenza di corrente elettrica e con il solo uso di strumenti acustici, i quattro sono stati straordinariamente creativi. Tornano in Inghilterra con una quantità di nuove composizioni. In vista del nuovo progetto discografico, decidono così di ritrovarsi, per fissare un abbozzo delle nuove idee su nastro.
Viene scelta Kinfauns, la residenza di George Harrison a Esher che, trovandosi in aperta campagna, ricrea quell’atmosfera di tranquillità trovata a Rishikesh. Inoltre Harrison è, tra i quattro Beatles, quello tecnicamente meglio attrezzato per le registrazioni; ha nello studio casalingo apparecchiature semiprofessionali e un registratore Ampex a quattro piste.
La strumentazione usata è molto semplice; oltre alle voci, solo chitarre acustiche e percussioni. Questo un po’ per semplificare al massimo il lavoro di registrazione, un po’ per ricreare la situazione “indiana” in cui i brani hanno visto la luce. A tutt’oggi sono ventisette le tracce rese pubbliche registrate in quell’occasione.
Molti di questi brani, nella loro versione incisa professionalmente agli Abbey Road Studios di Londra, confluiranno nel celeberrimo White Album. Subito dopo i demo di casa Harrison infatti, i Beatles cominciano il lavoro in studio che come sempre, soprattutto nell’ultima produzione del quartetto, sarà lungo e complesso. La fase di arrangiamento e registrazione dei brani occuperà un periodo di quattro mesi e mezzo, da fine Maggio a metà Ottobre del 1968. Il White Album vedrà la luce il 22 Novembre e volerà in men che non si dica al primo posto delle classifiche di tutto il mondo.
Ma ancora oggi si rimane stupiti di fronte alla completezza delle tracce di Esher. Sebbene in una forma grezza e abbozzata, contengono tutta la bellezza e in molti casi la visione finale d’insieme di composizioni che passeranno alla storia della musica. “While My Guitar Gently Weeps“, “Martha My Dear“, “Blackbird“, “Julia“, “Mother’s Nature Son”, “Revolution” e tante altre. “Demos” che ci emozionano ancora dopo più di cinquant’anni, nella scarna bellezza delle voci e dei pochi strumenti registrati in quell’ambiente intimo.
Le demo sono circolate per anni in bootlegs non autorizzati, ma in qualche caso sono state anche diffuse edizioni ufficiali. Attualmente si possono ascoltare nella versione deluxe del White Album, uscita nel 2018 in occasione del cinquantesimo anniversario della pubblicazione.