Per assimilare, assaporare e digerire “Ho fatto Tardi”, il nuovo lavoro di Jack The Smoker, ho dovuto ascoltarlo moltissime volte, prendere qualche digestivo e mandarlo giù.
Non mi convinceva, non mi piaceva, se non parzialmente… non volevo scriverci nulla.
Moderno, classico, rap, trap.
Chi ha realmente la qualifica per stabilire queste definizioni? Per catalogarle in un brano o un album? Sopratutto quando l’album è costantemente spinto nei confini di queste catalogazioni?
Invece eccomi qua, a commentare un album moderno, curato, scritto bene, vario, pieno di metriche e flow in continua mutazione; dove l’autore, in tutto per tutto, parla di lui e della sua vita, senza cliché.
Io sono abituato a ascoltare il Rap più classico: il boombap. Ritrovare in un brano gli inconfondibili versi da bimbominkia, mi fa rabbrividire… questi li avrei assolutamente evitati; come un paio di feat, che sconfinano da ciò che nella mia testa è il limite di quello che si può definire Rap.
Ma ripeto: chi può stabilire questo limite?
Jack The Smoker è un professionista, un Artista con la a maiuscola, un Rapper sotto contratto con un’etichetta discografica di prestigio; che immagino avrà molta, forse troppa, voce in capitolo.
Jack metricamente non sbaglia un colpo. È bravo Jack. Il suo flow viaggia nelle mie orecchie senza un minimo tentennamento; sia quando lo fa in maniera più classica (quella che preferisco) sia quando si evolve nelle sonorità, nelle variazioni che tanto vanno di moda ultimamente.
Ma anche in questi stili lui è perfettamente credibile, mai forzato.
L’album più lo si ascolta e più ti entra in testa, ti accorgi che ti ritrovi a canticchiarlo senza rendertene conto. “Fischi” è ipnotica, “Foto” è al centro del Rap, per come lo intedo io, “Una Come Te”, invece, è semplicemente bella.
Ascoltando questo album, mi sono accorto che forse sono io che devo “aprire i miei orizzonti”; che anche il Rap moderno è piacevole, che tutto si evolve e non ci si può fermare ad ascoltare solo il Rap “classico”.
Poi però ascolto “Nuvole” e nel mio cervello ritornano i confini.