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Zorn per Morricone: Un Atto d’Amore



Avrei potuto accodarmi ai molti commenti stereotipati e di circostanza apparsi sulla stampa nazionale e internazionale in occasione della scomparsa del grande musicista romano. Ho preferito invece tradurre il post che John Zorn ha scritto su Facebook, sulla bacheca della sua etichetta discografica Tzadik. Quello che Zorn, uno dei musicisti più celebrati e geniali del nostro tempo, scrive per Morricone è molto più di un ricordo: è un devoto e appassionato atto d’amore.

Tributo a Ennio Morricone di John Zorn IL MAESTRO

Ennio Morricone è stato più di uno dei migliori compositori di colonne sonore – è stato uno dei più grandi compositori del mondo. Per me il suo lavoro sta tra quelli di Bach, Mozart, Debussy, Ellington e Stravinsky per aver realizzato la rarissima fusione tra cuore e mente. Morricone è stato un vero maestro che, attraverso lo strumento della musica, è arrivato a capire l’anima. I suoi lavori, portando bellezza e verità nel mondo, hanno arricchito le nostre vite con una visione che era insieme pura e eternamente giovanile. Il suo lavoro è senza tempo.

Morricone è stato una enorme influenza e una costante ispirazione artistica dal primo incontro che ebbi con la sua musica nel 1967. “The Ecstasy of Gold” da “Il buono, il brutto e il cattivo” mi colpì con la stessa forza che ebbero la “Sagra della primavera” di Stravinsky, la “Quarta Sinfonia” di Ives “Arcana” di Edgar Varese, con le sue complesse invenzioni ritmiche, il suo unico mondo sonoro, il suo ampio movimento riccamente romantico e l’elevato senso di lirismo. Il suo lavoro è diventato parte sia del mio conscio che del mio subconscio – in effetti parte della più intima struttura del mio essere.

Facendo proprio il lirismo del patrimonio Italiano, il suo dono per la melodia è stato straordinario. È stato uno di quei musicisti magici che potevano creare una melodia indimenticabile con un “pugno”(1) di note (possiamo osare il paragone tra le cinque note del suo famoso “richiamo del coyote” ne Il buono, il brutto e il cattivo” e le quattro note di apertura della “Quinta Sinfonia” di Beethoven?) Il meticoloso artigianato di Ennio, il suo orecchio unico per orchestrazione, armonia, melodia e ritmo hanno come risultato una musica perfettamente bilanciata sotto ogni aspetto e, come con tutti i più grandi compositori – ogni nota è lì per una ragione. Cambi una nota, un ritmo, un qualsiasi altro particolare e avrai tolto qualcosa.

(1) Qui Zorn usa il termine ‘fistful’ (pugno) tra virgolette. Il riferimento è al titolo americano di uno dei capolavori della coppia Sergio Leone/Ennio Morricone: “Giù la testa”, cioè “A Fistful of Dynamite

Avendo radici sia nel mondo della musica popolare che in quello dell’avanguardia, Morricone è stato un innovatore, e ha superato ogni nuova sfida con un approccio vivace. Come tutti i grandi artisti, ha conservato una curiosità e un senso di meraviglia infantile per tutta la vita. In armonia con la sua natura, era in costante crescita e apprendimento, e sempre aperto a provare nuovi suoni, nuovi strumenti, nuove combinazioni, raramente attingendo due volte dallo stesso pozzo. Era un uomo di indiscussa integrità, un personaggio che non tollerava le sciocchezze.

Gli aneddoti sulle sue risposte ai registi quando questi davano suggerimenti insensati sono leggendari, incluso uno dei miei favoriti – “Nella storia della musica non è mai successo niente di simile – né mai succederà.” Ha vissuto una vita relativamente semplice in un bellissimo appartamento a Roma: sveglia già alle 4:30, passeggiare, e comporre alla sua scrivania per ore e ore. Ha viaggiato poco, ma la sua vita e il suo lavoro hanno avuto immensa risonanza e significato.

Ciò che è importante comprendere è quanto Morricone fosse un mago del suono. Aveva una incredibile capacità di combinare gli strumenti in modi originali – ocarina, batacchio (2), fischi, rumori di chitarra elettrica, grugniti, elettronica e ululati notturni – tutto era ben accetto nel suo mondo sonoro se aveva effetti drammatici. Negli anni ’60 la chitarra elettrica diventò il centro della sua tavolozza sonora e Morricone fu in grado di fonderla in una varietà di contesti insoliti con un tocco drammatico. In “Svegliati e uccidi” il chitarrista imita il rat-a-tat-rat di una mitragliatrice usando il riverbero a molla dell’amplificatore (3), e l’indicazione che la chitarra dovesse “suonare come una lancia” porterà a uno dei più intensi timbri chitarristici mai registrati: quello leggendario di “C’era una volta il West“.

(2) Il batacchio era uno strumento formato da due sottili listelli di legno che sbattevano uno contro l’altro. Era usato nella commedia dell’arte italiana per simulare il rumore dello schiaffo.
(3) Il riverbero a molla è un effetto acustico generato da un dispositivo elettro-meccanico. Era in dotazione sugli amplificatori prima dell’avvento delle tecnologie digitali.

La sua padronanza di una vasta gamma di generi e strumenti lo ha reso un musicista in anticipo sui tempi – il suo è stato un percorso musicale ricco e gratificante. Poteva esplorare ed estendere le tecniche di esecuzione su un bocchino per tromba in un contesto di improvvisazione libera al mattino, scrivere un seducente arrangiamento pop per voce e big band nel pomeriggio e una colonna sonora orchestrale per un film di notte. Questo tipo di apertura è la via del futuro – e per me è stato un modello di figura formativa.

Le avventure sonore di Morricone hanno toccato così tante vite in così tanti modi che è difficile immaginare un mondo senza di esse. La sua fama è dovuta soprattutto al lavoro nelle colonne sonore; ma non dobbiamo mai dimenticare il suo ampio catalogo di “musica assoluta”, le sue composizioni classiche. Qui la musica viene direttamente dal cuore. Naturalmente ciò che ha realizzato nel difficile e spesso restrittivo mondo della musica per film è a dir poco miracoloso. Lì, la sua immensa immaginazione, l’orecchio acuto per il dramma, il profondo lirismo, l’astuto e malizioso senso dell’umorismo e un cuore enorme trovano la voce attraverso un magnifico e magistrale talento musicale. La libertà artistica era il suo credo e il suo gusto impeccabile unito ad un innato senso di energia, spazio e tempo erano palpabili. Ogni film a cui ha lavorato è stato reso migliore dalla sua musica.

Uno dei miei ricordi più cari è la visita che feci al Maestro durante una sessione di registrazione a New York, intorno al 1986. Era, come sempre, un gentiluomo: elegante, cortese e più che gentile con questo giovane fan che stava umilmente di fronte al suo eroe. Parlammo con l’aiuto di un traduttore per gran parte della nostra conversazione, ma mi prese brevemente da parte condividendo alcuni consigli sulla composizione e sul lavorare nel campo delle colonne sonore. Ricorderò sempre le parole che mi disse quel giorno – “Dimentica il film – pensa alla colonna sonora come a un disco!”

Molti compositori si chiedono – magari preoccupandosi – se il loro lavoro sopravviverà dopo che se ne saranno andati, se il loro contributo sarà ricordato e il loro lavoro apprezzato. L’opera di Morricone non ha certi timori. Il suo lavoro è stato accolto da un’enorme comunità globale e ha una profonda rilevanza a livello sia culturale che artistico. Ha raggiunto quel raro dualismo di essere profondamente influente sia all’interno del mondo dei musicisti che all’esterno, per la cultura e la società nel suo insieme. La sua musica è amata. Il suo lavoro è prezioso. Il suo lavoro si distingue per i suoi meriti sia nel contesto dei film, sia come musica pura. Questa era la sua magia. Era più che una figura musicale, era un’icona culturale. Era il Maestro – e io l’ho amato molto.

Morricone ci mancherà intensamente, ma siamo benedetti dal suo vasto catalogo di musica: un dono che continuerà a ispirare artisti, registi, poeti, scrittori e musicisti per le generazioni a venire.

Alcuni ascolti consigliati:

C’era una volta in America
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
C’era una volta il West
Il buono, il brutto e il cattivo
Chi mai
Mosè
Svegliati e uccidi
Il maestro e Margherita
Città violenta

John Zorn, 7 Luglio 2020
"The Big Gundown" John Zorn per Ennio Morricone
“The Big Gundown” – John Zorn

La copertina di “The Big Gundown”, l’album del 1986 che John Zorn dedicò interamente alle musiche per film di Ennio Morricone.
Qui un estratto.