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Rap

Piotta è l’Ottavo Re di Roma



In origine c’era la Taverna VIII Colle. Questo è il messaggio contenuto nel nuovo album del Piotta, l’Ottavo Re, una raccolta di materiale risalente agli anni 90, quando potevamo solo immaginare i giorni nostri come un lontano futuro. Back in the dayz, quindi, saliamo insieme sulla DeLorean e seguiamo il Piotta nei primi anni del suo viaggio musicale.

Ice One e Piotta

Negli anni 90 ero un pischello che pasticciava i muri e con la passione per il rap, quindi mi ricordo molto bene il suono che accompagnava le mie giornate in una realtà di provincia. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, e il nome Piotta rimanda ad un percorso musicale ed artistico molto articolato, anche svincolato dal concetto canonico di rap ma sempre fedele a sé stesso. Perché il Piotta del 2020 ha sentito il bisogno di ripercorrere le proprie radici?

Perché è da tempo che volevo pubblicare il materiale antecedente all’exploit popolare, è che non ricordavo che ce ne fosse così tanto. Sono 10 tracce (8 brani + 2 skit), ma volendo c’erano ancora altre tracce, oltre ai
freestyle ed alcuni live, e poi la roba successiva e lì – complice il crescere della tecnologia e della fama – il materiale è sensibilmente maggiore. Diciamo che se non ci fosse stato tutto il tempo libero a disposizione
causa Covid, forse non avrei avuto il tempo per fare diggin’ dentro ad hard disk, DAT e cassettine a nastro come ho fatto durante quei giorni e le dirette Instagram da Casa Zanello.

Nel disco sono presenti pezzi che ci riportano al periodo della Taverna VIII Colle, di cui sentii parlare, credo per la prima volta, in una puntata di Venerdìrappa, il programma di Radio DeeJay dal quale è nato poi One Two One Two, dove ricordo di averti sentito più volte come ospite. Cos’era la Taverna VIII Colle?

In effetti andai ospite del programma più volte, e da solo e in compagnia degli amici del Colle. Addirittura lo condussi una settimana insieme ad Albertino, esperienza davvero divertente e formativa. La Taverna VIII Colle era, resta e per sempre resterà la prima crew made in Roma di Hip Hop italiano con tutte quelle sfumature romane e romanesche che adoro e adoravamo. Dagli scratch dei vinili di folk romano che inventammo noi con Ice One, gli incredibili beat di Ice One e Julie P, alle rime hardcore mie e del Colle, passando per amici e DJ come Phella. I primi a portare la bandiera dell’Hip Hop de’ Roma in giro per tutta Italia, dai vinili alla radio, come ben ricordavi.

Un altro elemento che ritroviamo e che ricordo era richiamato sia in Odio Pieno del Colle che in uno skit con Rocco Siffredi nel tuo primo album è il collettivo Pornorockerz, che in quel periodo fece molto parlare di sé! Ce ne vuoi parlare?

Un collettivo di amanti dei film hard, da quello d’autore firmato Joe D’Amato AKA il grande Aristide Massaccesi, dalle star di allora fino alla Divina Moana. Dalla conoscenza con il fotografo e regista Schicchi a quella appunto con il Maestro di Cerimonia Rocco. Una crew che metteva assieme tantissimi, da tutta Italia, persino gli insospettabili della scena rap di allora.

Mixtapes, mixtapes ovunque…

Alcuni brani sono invece databili nel periodo Robba Coatta, una realtà che ha fatto la storia nel mercato underground dei mixtape. Ma quanto erano belle quelle cassettine e tutto quello che ci girava intorno?!?

In realtà sono tutti volutamente databili 95-97, in piena Taverna VIII Colle, e tutti rigorosamente ante Rome Zoo e Robba Coatta, se non di striscio (ma anche questo discograficamente antecedente) alla versione mixtape di Roma 2000 International, quello che poi nella versione definitiva ed official sarà ricantato sul beat di Squarta. Questo pezzo c’è perché a tutti i costi volevo ci fosse il compianto amico MC Giaime in questa sorta di mio ultimo ma primissimo disco (andrebbe infatti messo in testa a tutta la ma discografia, per spiegarne bene il percorso e l’evoluzione).

Oggi per mixtape si intendono compilation di pezzi esclusi da lavori ufficiali, magari neanche mixati fra loro, mentre nei 90 i mixtape erano un modo per presentarsi sulla scena, erano la radio dell’underground. C’è un mixtape al quale sei più affezionato, magari legato a qualche aneddoto particolare?

I mixtape nei 90 erano le playlist di oggi, erano vetrine promozionali dove però non potevi pagare per esserci. O spaccavi o morivi. Ora invece se hai più budget voli e muore chi magari ne ha di meno, anche se vola di più a livello flow. È la dura legge del web.

Nella tracklist troviamo anche il Combattimento mortale, brano dei Flaminio presente nel mixtape La Banda Der Trucido e seguito da una parte 2 nel loro primo album. Anche le vicende del Piazzale Flaminio hanno segnato bene o male il percorso dell’Hip Hop romano, ricordo che mentre su Aelle e a One Two One Two si parlava di un luogo di incontro di teste Hip Hop con belle situazioni, gli altri media dedicavano servizi a episodi di spaccio e di violenza. Tu che hai vissuto quel periodo, che ricordi ne hai?

Gli altri non erano interessati all’Hip Hop per due motivi, uno perché non lo conoscevano se non per i soliti Public Enemy, due perché l’Hip Hop allora non smuoveva soldi e pubblicità. Qualche piccolo casino adolescenziale invece desta sempre attenzione, che sia nel 2020 un furto di click di news pompate ad arte o allora di qualche pagina in cronaca nera per parlare di scaramucce da occupazioni scolastiche. Di Combattimento c’era anche il 3, oltre che il 2, e il beat firmato Ice One Taverna VIII Colle, con presenza sia
mia che di Masito (Beffa allora), è una posse track epocale.

Piotta

Come hai già anticipato prima, non potevi ripercorrere gli anni 90 senza ricordare MC Giaime, presente nel brano Roma 2000 International, una personalità che ha influenzato positivamente molti degli artisti che come te hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Vuoi ricordarlo anche in questa occasione?

Giaime è stato un amico sincero, un fine conoscitore della cultura Hip Hop internazionale, un viaggiatore instancabile – persino nei giorni più bui – e un maestro del flow. Si presentò a Indelebile 95 a Rimini, dove
era in vacanza, dicendo che aveva scritto per la prima volta una strofa in italiano. Lo invitammo sul palco e sfoggiò uno stile assurdo, mai sentito prima, personalissimo. Da lì il mixtape, il mio album, quello dei Flaminio, poi il buio ha preso il sopravvento ma non ne inghiottirà mai il ricordo umano ed artistico. 

Alla regia di questo album troviamo Ice One, di fatto presente anche agli inizi della tua carriera come testimonia il brano Il Duello. Ricordi il vostro primo incontro?

Un giorno Simone e Massimiliano, con cui mi frequentavo per vicinanza di passione per l’Hip Hop e di quartiere, mi dissero che avevano conosciuto Ice One all’Universal Zulu Day tenutosi poco prima, e che Sebastiano si era mostrato interessato a mettere su un team di produttori e di giovani MC. Gli feci arrivare la prima demo e gli piacque l’idea di mettere assieme caratteri e stili così differenti, che si valorizzassero a vicenda. Dal puro Hip Hop del Colle al mio amore per il ragga e la mescolanza creativa in genere. Nacque
così la nostra crew, con un sottile e lungimirante equilibrio di anime e storie, tra cui quella di Ice One che era un nome già famoso e di esperienza nell’Hip Hop, dalla breakdance ai Dj set, dalle rime ai beat da solo o
con Julie P.

Questo disco potrebbe essere definito un prequel, una sorta di episodio 0 da inserire prima del tuo primo album. Una curiosità personale: io comprai appena uscì Comunque vada sarà un successo, la prima versione, quella con te seduto in copertina. Poi, grazie al successo del Supercafone, uscì la nuova versione dell’album. La mentalità chiusa dei bboys anni 90, quando qualcosa che reputavamo esclusivamente nostro cominciava a piacere al grande pubblico, tendeva paradossalmente ad alzare barriere di ostilità verso chi raggiungeva un minimo di successo. Hai notato questo tipo di ostilità dal Supercafone 99 in poi?

Esatto, cinematograficamente parlando sarebbe proprio un prequel. L’ostilità l’ho notata molto meno di altri colleghi, perché Supercafone era già una hit underground prima di diventare quel che poi è stato.
Comunque col senno di poi zero rancore per alcuno, anche per quegli amici che in quel momento si rivelarono un po’ meno amici di quanto mi sarei aspettato, ma essendo io una persona positiva e felice della mia vita ho solo amore, ed è quello che continuo a dare come persone e con la mia musica. La musica per me è una cosa sacra che unisce e non divide, è l’unico comandamento che conosco.

Tornando ai giorni nostri, dopo questo tuffo nel passato, che dobbiamo aspettarci da Piotta?

Un tuffo nel futuro, come ogni viaggio che si rispetti di un artista che ha già 25 anni alle spalle e altrettanti davanti. Sono in un’età magica dove lo storico è tanto ma anche quello che verrà sembra essere altrettanto
luminoso. Il re è morto, viva il re, dicevano i francesi, e io me lo dico scherzosamente da solo.

L’Ottavo Re è fuori, quindi. Grazie a La Grande Onda e Aldebaran è possibile oggi ascoltare tutto questo in vinile 180grrimasterizzato appositamente da Deva nel nuovo Amnesiac Studio e con tutta la grafica è curata da Massimiliano Piluzzi AKA Deep Masito.