Ho conosciuto RD ascoltando gli Stranos Elementos, di lui da subito si nota la fotta e la passione per l’Hip Hop. Classe 1976, all’anagrafe Riccardo Fadda, ha il primo approccio con questa cultura nel ’92; attraverso le VHS che passavano di mano in mano tra gli amici come “Wild Style” e “Beat Street”. Prima come Writer e poi come MC fonda insieme ad altri due amici, Bicio e Alfa 76, gli R equal D (Racism Equal Division); la prima crew con sede a Porto Torres (SS – Sardegna), la città dove è cresciuto.
Chiusa la parentesi con gli R equal D, che durerà soltanto qualche anno, continua in totale solitudine a scrivere, tra le pareti della sua stanza, e a partecipare a jam locali; sgomitando tra i partecipanti per difendere a denti stretti il suo ruolo da MC all’interno del panorama isolano.
In quegli stessi anni entra in contatto con una realtà sassarese: i Matrice Sarda, con i quali stringe un rapporto d’amicizia e di collaborazione.
Nel ’95 entra a far parte di una band Rap/Metal, gli Ultimo Atto, con i quali inizia un’avventura interrotta qualche anno più tardi .
È il 1999 che conosce gli Strani Elementi con i quali inizia a collaborare. Dalla scissione di questo gruppo nasce il progetto Stranos Elementos, gruppo con all’attivo tre album (“Posthudorra in Casthurina” 2006; “Resuggontu” 2009; “Oro incenso e Quirra” 2017) e un consistente numero di concerti in Italia e all’estero.
Nel 2007, RD, fonda il collettivo artistico Az.namusn.Art. Due anni più tardi, occupa e riconverte un ex consorzio agrario in Laboratorio della Crisi; uno spazio sociale con l’intento di promuovere la cultura underground a 360°; dalla musica alla poesia, dalla fotografia al cinema d’autore, all’arte visiva.
“La resa dei Conti” è il primo singolo del nuovo album di RD, che uscirà nei prossimi mesi. Questo singolo, come il resto dell’album, è talmente personale da non dare spazio a nessun featuring, fatta eccezione per gli scratch di Wall Dot.
Era più di un’anno che aspettavo la chiamata di RD, e finalmente a inizio Ottobre: “We Mauri il singolo é pronto”.
Ovviamente c’è stata una lunga conversazione da cui nasce questa intervista:
Cosa racconti in questo album?
Al mio rientro in Sardegna, dopo cinque anni passati all’estero, in Inghilterra, mi resi conto di aver sacrificato gran parte delle mie cose e aver dato la priorità ad una marea di fogli scritti; dopo averli digitalizzati e aver varato l’ipotesi di utilizzarli, mi sono detto: “Perché non farci un disco!”
Con gli Stranos Elementos avevamo due album all’attivo e stavamo registrando il terzo: “Oro, incenso e Quirra”. Nel frattempo riordinavo e rielaboravo tutti questi pensieri frutto di un’esperienza, che da una parte mi hanno dato tanto e dall’altra mi hanno tolto, amore e futuro per l’appunto. “Love and Theft”, da qui il titolo dell’album.
Diciamo che ero in debito con me stesso, anni di brani da solista e album mai pubblicati, un vuoto che volevo colmare da tempo. Parto dal presupposto che la scrittura, intesa come atto e processo creativo, è stata una costante del mio percorso, da sempre. La penna, come la parola, è un’arma. Il connubio tra i due non fa altro che fortificarne l’uso e gli intenti, passando da una P38 all’artiglieria pesante.
Ogni parola ha un significato ed un peso specifico, a seconda del suo utilizzo può arricchire o danneggiare il bersaglio prestabilito. Per questo credo che lo sparare a salve nel poligono della propria cameretta, non sia un deficit, ma un passaggio obbligatorio che richiede tempo e dedizione; prima di salire su un palco e sparare cazzate sulla folla stile El Paso.
La scrittura è analisi ed autoanalisi, il Rap è il mezzo, la valvola di sfogo attraverso il quale parole e visioni vengono veicolati. E’ da qui che nasce, cresce e si sviluppa tutto il progetto. A dire la verità non era mia intenzione “confezionare” un album, è nato in maniera del tutto casuale e naturale.
E’ frutto di una cattiva digestione, ho vomitato sul piatto la merda accumulata in tutti questi anni. Per certi versi, al fruitore può apparire come un vaneggio no–sense, criptico per certi aspetti in alcune parti per l’abbondante uso di metafore; ma ti assicuro che col senno di poi, dopo aver letto e riletto i testi più volte, mi sono come auto psicanalizzato. Ed ogni frase, ogni parola gronda di sudore, sangue e anima, rabbia e verità.
La gestazione è durata oltre quattro anni. L’ho preso e mollato una miriade di volte, diciamo che abbiamo avuto una relazione complicata (ride); ho comunque lasciato che facesse il suo corso, senza forzarne né i tempi né l’uscita (ancora in data da destinarsi).
Come ti ho anticipato per telefono quando ci siamo sentiti, questo è un album molto personale.
“Non scrivo versi per cercar consensi,
RD – Il rumore del silenzio
quando calco un palco mi metto a nudo mentre tu ti vesti.”
“Mi dissi una volta restare soli è come vivere un rapporto alla pari”
RD – Il giorno dell’apocalisse
E’ un album che parla di passione, di scelte, dubbi e solitudine. Ma anche di rivalsa, di un amore controverso per la vita e per il genere umano, nel quale ho perso ogni barlume di speranza. Dal titolo alle tematiche trattate c’è sempre una dualità che lo contraddistingue: gli opposti ed i contrari, l’amore e l’odio, che in questo caso diventa furto; le gioie ed i dolori, le vittorie e le sconfitte, la realtà e la finzione, bianco e nero, bene e male, yin e yang ecc. (potremo continuare all’infinito).
Questa componente è presente anche nel video del singolo “La resa dei conti”; sia per la scelta delle location, sia per il concetto espresso in esso di vita, morte e di riscatto. Reso possibile grazie alla partecipazione di Riccardo Mulargia, un ragazzo che fa parkour, che nel video incarna la metafora dello spirito, che davanti ad ogni ostilità e ad ogni ostacolo corre e salta superandolo.
“Raggiungendo traguardi tra sguardi con la forza di resistere”
RD – La resa dei conti
Il brano e video “La resa dei conti” è una sorta di rivalsa, verso chi?
“La resa dei conti” è un voltarsi, guardarsi alle spalle, al passato. Ripercorrendo la fase adolescenziale di un ragazzo di quattordici anni che vive a Porto Torres, una città di 22.000 abitanti; che, piuttosto, di lavarsi i panni sporchi in casa propria, preferiscono gettare fango sul bucato appena lavato e stirato degli altri.
“La ruota gira, tu stira e ammira, la ruota gira un po’ per tutti abbiamo fatto senza farci senza trucchi nella bocca di tutti”
RD – La resa dei conti
E’ una rivalsa nei confronti di chi mi dava per spacciato, di chi sulla ruota della fortuna avrebbe scommesso sulla mia sconfitta, da ragazzo prima e da uomo poi.
Allo stesso tempo è un inno alla resistenza, è l’urlo di chi ce l’ha fatta e di chi purtroppo per varie ragioni non c’è più. In memoria di tutti quelli che hanno gravitato nei primi anni ’90 in Piazza Garibaldi
“Testa alta e sguardo fiero sotto il pero a raddrizzarlo, con gli altri “Garibaldini” senza mai neanche sfiorarlo”
RD – La resa dei conti
Una piazza frequentata dalla cosidetta “cultura alternativa”, dai punk ai metallari, agli emarginati, dagli alcolisti ai tossici. che incarnava la volontà di essere se stessi senza dover dar conto a nessuno.
Piazza che, da una parte era soggetta alle retate e perquisizioni da parte della narcotici e della Guardia di Finanza, e dall’altra aveva gli occhi puntati delle associazioni per il recupero dei tossicodipendenti con a capo famiglie borghesi che fondavano il loro sapere sul cattolicesimo; avvallando le tesi delle forze dell’ “ordine”, entrando nelle vite di ragazzi che si stavano affacciando alle prime esperienze con l’uso delle droghe leggere violandone l’intimità.
“Il Gabbiano svolazzava spiandoci dall’alto”
RD – La resa dei conti
Una piazza dalle molteplici sfaccettature, dove abbiamo condiviso i primi amori, risse, gioie e dolori. Una piazza che mi ha formato e che insieme all’Hip Hop ha contribuito a maturare una coscienza critica.
La produzione di Ergobeat nel singolo mi è piaciuta tanto, com’è nata la vostra collaborazione?
Ho vissuto una fase in cui non ero certo di voler pubblicare l’album, ma una volta presa la decisione definitiva, mi sono trovato ad un bivio; ovviamente avevo i testi che si discostavano da ciò che ho pubblicato fino ad oggi con il progetto Stranos Elementos, sia per stile, che per metrica e flow, sia per l’utilizzo dell’italiano.
Potevo avvalermi della collaborazione di Dj Ekl, membro che completa la crew per quanto riguarda le produzioni. Ma cercavo qualcosa che fosse differente sia come suono che come approccio per quello che volevo esprimere. Credo che un artista, in quanto tale, debba sempre mettersi in discussione, evolversi e non fossilizzarsi sulle cose già fatte.
Volevo che i bpm dei beat fossero rallentati e avessero atmosfere che si sposassero alla perfezione con l’intento di ogni singolo brano. Da li a poco contattai Ergobeat, con il quale ci conosciamo da sempre e con cui ho collaborato svariate volte, sia per le produzioni che per la condivisione di palchi.
Ci incontrammo in un bar locale e davanti a due pinte di birra, iniziai ad esporli il progetto chiedendoli di diventare colonna portante per tutto ciò che concerneva la produzione, lui accettò entusiasta.
Nei mesi successivi iniziò ad inviarmi delle produzioni che vestivano alla perfezione ogni singolo pezzo. Iniziai a registrare in home studio e successivamente contattai Wall Dot per gli scratch, un giovane talento, a mio parere, tra i più promettenti dj del panorama italiano e non solo; e Malam del team La Rafale production di Nuoro, per il quale nutro un’enorme stima e rispetto sia come artista che come uomo. Gli affidai ad occhi chiusi l’album per il mix e master, mentre per la cover ho affidato l’art work a Pietro Mureddu aka Don Pedro, un altro gigante per la sua professionalità e spirito d’animo. La regia ed il montaggio sono di Marco Piras un giovane fotografo molto promettente, mentre la post produzione è di Gabriele Eretta aka Ergobeat (Link).
RD parlami del progetto Amhardcore Philosophy.
Essendo un album interamente auto prodotto, non ho avuto vincoli per quanto riguarda le tempistiche, tanto meno le tematiche trattate in riferimento alla quotidianità che strizza l’occhio al futuro, vivendo un presente che non puo’ non prescindere dal passato.
Inoltre producendo dal basso, per l’autofinanziamento ho creato una sorta di brand: Amhardcore Philosophy; che racchiude in se un’attitudine nello scrivere come nel fare musica, una filosofia di vita che affonda le sue radici nell’underground, nel conscious rap.
La parola “amhardcore” che ingloba al suo interno il mio nome da battaglia, da mc RD, assume diversi significati :“I am hardcore”, “ama hardcore”: ama e vivi a pieno questa vita perché non ci sarà una seconda chance.
Nella sua pronuncia, per assonanza, ricorda la parola “amarcord”, il cui significato rievoca in chiave nostalgica il ricordo; come per sottolineare l’importanza di vivere in un paesotto di provincia dal carattere “Felliniano” come Porto Torres. Dove i suoi abitanti sono i protagonisti di una quotidianità dalle molteplici sfumature: la ragazza dell’est, di giorno badante e di notte squillo; l’avvocato leghista che si batte per i diritti dei sardo/padani, il sindaco americano, l’imprenditore Berlusconiano; il calciatore, la modella, i giullari a corte, i nani e le ballerine.
Tutto ciò può sembrare surreale e paradossale, ma in quanto sostenitori del circo non ci facciamo mancare nulla, viviamo in un buco di culo cosmopolita.
Ora ci sarà l’uscita dell’album: Love and theft, poi hai un progetto un EP con DJ EKL, ci sarà qualcosa come Stranos Elementos?
Si, praticamente quando posso passo il tempo libero a scrivere e registrare, provare, costruire, fare e disfare, questa è un’attitudine che mi porto dietro da sempre. Non faccio rap con l’intento di spaccare, anche perché per i tempi che corrono più che spaccare, bisognerebbe costruire qualcosa di solido che rimanga nel tempo. Ecco! se dovrei ricalcare questo concetto in relazione a quest’album ti direi che è atemporale.
L’aria che tira oggi non è tanto diversa da quella di trent’anni fa quando ho iniziato ad immergermi in questa cultura. Questo è un’ album che può uscire domani come ieri o tra dieci anni.
Detto questo l’ep in cantiere con Dj EKL che doveva contenere cinque pezzi (di cui due pubblicati durante il lockdown “Oh, vita o morte!” e “Booom!” che vede la partecipazione di Dj Frankie Krueger) sta sempre più prendendo forma, al momento i pezzi sono diventati otto e visto la produttività da entrambe le parti alla fine magari sfocerà in un album, chi lo sa?!.
Diciamo che c’è tanta carne al fuoco! Come ogni altro progetto essendo anche questo totalmente indipendente non ha scadenze, come per “Love and Theft” lasciamo che faccia il suo corso.
Per quanto riguarda il progetto Stranos Elementos, siamo in una fase di stallo, le esigenze e le priorità sono cambiate, da parte mia non escludo la volontà di lavorare ad un quarto album, ma le decisioni vanno prese tutti insieme, mai dire mai.
Sappiamo che la situazione per gli artisti in generale è complicata, sopratutto per chi fa un genere Underground come te. Cosa ti aspetti da questo album e dal tuo futuro come mc?
Stai toccando un tasto dolente, non voglio fare del vittimismo o utilizzare il solito luogo comune, ma d’altronde questo è un dato di fatto.
Per noi sardi è doppiamente complicata, siamo isolani e isolati, oltre a questo non c’è un’ affiatamento tra le parti. Nonostante tutto c’è un grande fermento e alla fine dei giochi è questo ciò che conta. Viviamo in un’era dove impera l’individualismo, l’apparire che prevarica sull’essere, non si capisce più un cazzo, tutti sono tutto.
C’è chi frigge due uova e viene chiamato chef, come chi scrive due cazzate viene proclamato rapper. Si parla tanto di riconoscimenti, lodi e meriti, ma in un paese come l’Italia, dove regna la mediocrazia, bisogna stare dentro certi standard per essere funzionale al sistema ed essere riconosciuto prima come opinionista, critico ed influencer a tempo pieno e solo dopo come artista a tempo perso.
Sinceramente non mi aspetto niente, vedo tanti ragazzi che sono partiti con una marcia in più ed ora sono in folle, impantanati nella merda del voler arrivare, nell’essere qualcuno, si ostinano a snaturare se stessi pur di essere riconosciuti. Tutti in corsa alla ricerca dell’oro, anche se fame e fama suonano allo stesso modo, sono due poli ben distinti. Bisogna prendere una posizione, bisogna avere il giusto equilibrio e la coerenza per stare nel “gioco” che intendo io, i due piedi in una scarpa non mi sono mai piaciuti.
Per quanto mi riguarda non ho mai pensato di fare del rap una professione, l’ho vissuta sempre più come una missione e come un atto di responsabilità nei confronti delle generazioni che verranno. Poi come ogni artista, non ti nascondo che se riuscissi a vivere della mia arte sarei ben più che soddisfatto.
Nel frattempo, mentre gran parte della scena isolana chiude porte, io apro garage e sono aperto ad ogni tipo di collaborazione; sempre che questa rispecchi il mio modo di fare, agire e pensare. Altrimenti mi sarei prostituito già da un pezzo, ma come artista, sia nell’arte visiva che nella musica, ho sempre scelto la via più tortuosa; il più delle volte sbattendoci il muso e scheggiandomi i denti.
D’altronde non si può essere tutti dei fottuti king, poi visto la situazione attuale passo e cedo volentieri la corona *ride*, altrimenti chi è che ramazza il palco a fine party?
Credo che ci vorrebbe più umiltà nella vita come nell’Hip Hop. L’Hip Hop per me oggi come ieri è un’ancora di salvezza, parafrasando Deda: “Devoti di sta roba che ci salva”.
Alla domanda cosa ti aspetti dal tuo futuro come mc rispondo con:
“Permuto energie con strategie di resistenza, in questa residenza per artisti in pensione, con la pressione in tensione di non aver fatto abbastanza, ma ciò nonostante si avanza ad oltranza”
RD – Non Hai l’Età
Saluto tutta la redazione di Goldworld e vi ringrazio per lo spazio concesso.