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STORIES

New York: Occupy Wall Street Mega mobbing a Times Square



Sono un fotografo. Scrivere non e’ il mio mestiere e non e’ il mio forte.
Questa e’ la storia del 12 ottobre, World (R)evoluton Day.
Come l’ho vista io nelle strade di New York City.
Raccontata con poche parole e tante immagini…

Il primo grande appuntamento della giornata era al Washington Square Park, la piazza verde al centro del campus della New York University. Questo e’ una location storica del “free speech” americano. Negli anni ’60 fu teatro di manifestazioni e performance di tutti i tipi.

Io ci arrivo verso mezzogiorno.

La piazza si riempie rapidamente. I ragazzi che ormai da un mese occupano Zuccotti Park, il nocciolo duro del fenomeno “Occupy Wall Street”, quelli accampati in un fazzoletto di spazio pubblico a pochi isolati da Wall Street, non arrivano in corteo, ma in piccoli gruppi, alla spicciolata.

Gli occupanti fanno assemblea con gli studenti universitari. Non c’e’ sistema di amplificazione e una folla di migliaia di persone. Si comunica a gesti e ripassando di bocca in bocca frasi.

Nessuno ha chiesto permessi per questa manifestazione. Un corteo darebbe il pretesto alla polizia per intervenire. Ma la legge non puo’ impedire alla gente di muoversi sui marciapiedi. E il risultato e’ un mobbing che si sparge a macchia d’olio per tutta la citta’.

I dimostranti li vedi e non li vedi, ma sono da tutte le parti. Si aggregano all’improvviso davanti a filiali bancarie. Poi entrano tutti assieme. Si presentano all’ufficio clienti e pretendendo il saldo in contanti e la chiusura immediata dei loro conti correnti.

Ore 17:00. Times Square. Il secondo grande appuntamento della giornata e’ il piu’ ambizioso. Dritto nel cuore virtuale dell’impero. Pulsante 24 ore su 24 di mega schermi pubblicitari.

Che Guevara sventola sotto al tabellone elettronico del Nasdaq, dove durante l’orario di apertura della Borsa, scorrono i prezzi in tempo reale dei titoli quotati.

La folla aumenta ancora. La piazza si satura, fra lo stupore dei turisti. Qualcuno mi chiama e mi dice che siamo 27.000. Non so’ se sia vero. Ma da quello che ho visto ci potrei credere.

Foto di Gianni Pipoli